Da bravo brianzolo a volte mi dimentico che l’Italia è uno stivalone bello grosso. La musica non inizia e manco finisce a Milano.
Sarà che dopo l’effetto Ministri tutte le band del Nord si son convinte che il rock ministrico sia l’unico degno di esser suonato e tutti i gruppi emergenti suonano un po’ troppo uguali. E infatti il sound dei Sangue di Rapa arriva da Firenze.
Il trio è composto da Mattia Biagiotti (voce, chitarra), Giordano Faltoni (basso, cori) e Riccardo Pinchu Melani (batteria, cori). Finalmente un bel disco variopinto, pieno di influenze diverse, dove ogni traccia è da scoprire. Fa partire il disco e lo senti subito che il progetto è di qualità. Ottima registrazione, i ragazzi san suonare i loro strumenti, gli arrangiamenti sono accattivanti e in più cantano in italiano.
La fretta è un brano incalzante dominato dal riff di chitarra country-blues, nelle righe dei Bud Spencer Blues Explosion, che fa da sottofondo alla storia di un abbiocco post cena seguito dall’ansia della fuga da un ipotetico ambiente familiare. Poche parole ma efficaci. Lo scenario è chiaro (e condivisibile da chiunque) già al primo ascolto.
L’Uomo Arancia! con sonorità che rimandano all’indie in stile The Hives. Chiave centrale del testo è il mantra “seguo la curva di lettura” in risposta ai consigli per gli acquisti gridati dal metaforico Uomo Arancia. Un ironico scenario della tristezza del mondo del marketing.
A Caccia conferma la mutevolezza stilistica del cd. Musicalmente si tranquillizzano sebbene la voce racconti una storia di totale tensione cantando delle dinamiche tra vincitori e vinti.
Il giorno dell’audizione: alternative in stile primi Ministri. Tratta il tema tanto caro (purtroppo) a tanti gruppi emergenti di questi tempi che si ritrovano ad ammirare un sotto-palco vuoto. Naturalmente anche qui la situazione è paradossale: ascoltare per credere.
Il Naufragio è un altro bel lento. Questa volta sotto ai riflettori l’ultima sera di una coppia prima di separarsi.
Ultima ma non ultima La Morte del Re. Si chiude il circolo della track list, ritorna lo stile blueseggiante del primo brano alternandosi a schitarrate hard rock (rimandano a qualcosa dei Wolfmother). Il tema si spiega dal titolo.
Un disco che ha tutte le carte in regola per avere un futuro. Suona da dio, scorrevole, trascinante, con tematiche mai banali raccontate da testi aspri, ironici e sferzanti. Vista la scena alternativa italiana odierna assolutamente originali e meritevoli di essere ascoltati.
Speriamo che il giorno dell’audizione non arrivi mai per i Sangue di Rapa
Last modified: 21 Novembre 2012