Che storia da film che hanno vissuto i Selton. Quattro amici brasiliani che si trovano per caso a Barcellona e finiscono per fare un gruppo da strada, al Parc Guell, a suonare i Beatles. Un produttore di MTV Italia li scopre e li invita a Milano, a registrare il loro primo disco, Banana A Milanesa. E, da lì, centinaia di concerti, un mucchio di collaborazioni, l’abbraccio deciso all’italiano nel secondo disco SELTON, e, finalmente, questo terzo, multiforme disco.
Premettiamo che per ascoltare i Selton ci vuole l’anima leggera (citando un loro vecchio brano). Bisogna sapersi far trascinare dalla levità del quartetto, che è sempre in bilico tra una dolcezza malinconica e una malinconia dolce. Non fraintendete: i Selton si divertono, e parecchio, e sanno anche far divertire. Sono ritmati, solari, estivi (ma, come dicono loro, di “un’estate perenne, sottile”). Però il cinismo li uccide. Quindi rilassatevi e lasciatevi viaggiare.
Dicevamo: un disco multiforme. Ed è il pregio più grande di questo episodio della loro discografia, insieme alla loro solita grande sensibilità pop, quella vera, quella bella.
Si va (per l’appunto) dal pop carioca di “Qui Nem Giló” al cantautorato più canonico di “Passato Al Futuro” (con un testo di Dente), facendo slalom tra brani festosi e uptempo (“Piccola Sbronza”), pezzi che sembrano arrivare dall’America dei diners stile Frankie Valli & The Four Seasons (“Un Ricordo Per Me”, o la più elettronica “Across The Sea”), esperimenti funk (“Ghost Song”) e progressive-pop (“Vado Via”), episodi più riflessivi e sospesi, quasi sognanti (“Eu Nasci No Meio De Um Monte De Gente”).
Quest’ultimo brano, poi, mette la firma in calce a tutto il lavoro: “Ho preso la chitarra e d’improvviso sono andato / A cercare il mio posto nel posto sbagliato / Sono nato in mezzo a un sacco di gente / […] / Di tutto quel che ho visto c’è una cosa che ho notato / Siamo come farina in un sacco bucato”. È il meticciato, il vivere sparsi, ma allo stesso tempo il sentirsi a casa, potenzialmente, ovunque. È questa, secondo me, la grande forza dei Selton, che giocano con la nostalgia e la bellezza del viaggio, con la malinconia e l’allegria, con il sorriso burlone e le sopracciglia tese, con semi di musica rubati al vento dai quattro angoli del mondo conosciuto. Saudade è un bel disco, un disco da fischiettare. Un disco leggero, forse non imprescindibile, ma di certo gustoso. Dategli una chance.
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Last modified: 8 Aprile 2013
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