300 secondi o poco più di tanta roba!
Settembre è finalmente arrivato e, anche se per l’autunno, la pioggia leggera, le foglie che cadono, le strade deserte, le sere solitarie bisognerà aspettare ancora, noi ci portiamo avanti e prepariamo la nostra colonna sonora con qualche bel disco intriso di malinconia (ma non solo) che ci cancellerà dalla mente mojito, gambe depilate, malfatti pompini in spiaggia e reggaeton.
DELLACASA MALDIVE – AMORE ITALIANO
[ 01.03.2019 | La Valigetta Records | synth pop, hypnagogic ]
Esordio certamente da tenere d’occhio questo del progetto capitanato da Riccardo Dellacasa. Liricamente il disco nasce da alcuni racconti che tale Davide fece proprio a Riccardo in un pontile di Genova alcune estati fa. Sotto l’aspetto musicale si passa dal synth pop più leggero, con contaminazioni psych e dance, alle derive più schizofreniche proprie dell’hypnagogic pop di Ariel Pink, eppure molte più saranno le contaminazioni che potrete scovarvi. Melodie vocali, timbro e stile, invece, si rifanno alla classica canzone italiana retrò. Un album con tante imperfezioni e acerbità ma pieno di cose che ci lasciano felici e speranzosi (Un anno fa in loop da giorni).
INUTILI – NEW SEX SOCIETY
[ 20.09.2019 | Aagoo Records | art noise, psych, experimental ]
Potevano fermarsi all’opening track Rooms i teramani, e sarei stato comunque soddisfatto di quella che, ormai è assodato, è tra le più importanti band italiane del panorama ‘sperimentale’ (ops…). Solo all’apparenza più compassati e meno rabbiosi, gli Inutili riescono ancora a stupire senza fare nulla di davvero rivoluzionario. L’ingresso del sax di Luca Di Giammarco svolge un ruolo fondamentale nei sette brani e il suono diventa in tal modo un continuo evolvere tra le sperimentazioni art punk alla David Thomas, la psichedelia estrema no rules, il noise cacofonico e volutamente antiestetico (e qui la voce di Danilo fa del suo per quel poco presente) e una sorta di dark jazz misterioso ed etereo nei momenti più tranquilli.
Alla fine resta un disco enorme, nella forma (settantacinque minuti circa per sette brani che significa, ve lo faccio io il calcolo, una media di più di dieci minuti a pezzo) tanto quanto nella sostanza. Irrequieto sotto l’aspetto ritmico, brutale nei suoni delle due chitarre, drastico quando decide di cambiare radicalmente e inaspettatamente volto al pezzo, graffiante grazie a quel sax di cui abbiamo parlato, stonato per provocazione a noi che a tratti quasi stavamo provando a darci un’idea pop dei pezzi per innata idiozia, ossessionato nella ricerca del suono e ossessionante a un ascolto intenso e ripetuto; ma è anche un lavoro onirico molto più dei precedenti, quasi sovvertitore di quello che fu Elves Red Sprites Blu Jets, ma qui ci vuole una buona dose d’impegno mentale o malsana fantasia per rendersene conto.
Non vorrei esagerare e lo faccio lo stesso ma in Italia abbiamo una grandiosa band capace di riassumere in pochi dischi tutta la più folle e insalubre storia della musica che va dai Pere Ubu e Nick Cave fino a Tropical Fuck Storm e Iceage. E dio solo sa quanta roba ci sta nel mezzo. Se non avete tempo di scoprirla tutta ascoltate New Sex Society.
JOSY & PONY – EPONYME
[ 04.10.2019 | Rockerill Records | alternative pop ]
Vi avevo già parlato di Josy & The Pony in occasione di Hippodrome Club realizzato con The Poneyman e dunque posso sorvolare sulla questione della maniacalità equina dell’artista belga di Charleroi. Il nuovo disco propone la stessa formula, un cocktail divertente e gradevole di pop rock sbilenco, surf, dance e leggere tendenze post-punk e una voce femminile francese dal vago sapore retrò e malinconico. Josy dichiara suonare la musica che vuole senza pensare a soldi e successo. Eppure Eponyme avrebbe tutte le carte in regola per fare qualche numero in più, pur non seguendo nessuna scorciatoia per attecchire sul grande pubblico di nuovo millennio. Tuttavia, si tratta di un disco per “Femministi! Vegani! Amanti della birra!” che affronta anche temi come lo stato delle donne, il fondamentalismo religioso, il radicalismo politico. Roba di cui al grande pubblico frega un cazzo. Quindi, resti per pochi; io resto tra i pochi che avranno avuto la fortuna di ascoltare il nuovo disco di Josy & Pony.
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Last modified: 3 Settembre 2019