Talento venduto o grande truffa del rap?
[ 20.11.2020 | Universal | trap ]
Ci sono cose che il ragazzo di Cinisello Balsamo sa fare davvero bene. Di sicuro sa, o almeno ha saputo, scegliersi i giusti collaboratori (vedi Charlie Charles); poi sa attirare l’attenzione con titoli altisonanti ma non solo, dimostrando di aver compreso alla perfezione i tempi moderni, in cui credere o far credere di credere in sé stessi anche quando manca palesemente il talento può dare ottimi risultati.
“Anche”, ho detto, perché a Sfera Ebbasta il talento non manca, e lo prova non tanto il grande successo agguantato in meno di cinque anni, ma il fatto che la sua musica sia riuscita ad uscire dai confini nazionali – giuro di aver sentito un suo pezzo in una macchina che sfrecciava col volume a palla per le strade di Bordeaux – e farsi notare anche da insospettabili. Insomma, Sfera ha messo la freccia superando sia nomi storici, sia artisti che sembravano nettamente avanti a lui, come Ghali ad esempio, che all’inizio raggiunse niente meno che il palco del Club To Club da semisconosciuto.
Sfera ha avvicinato un pubblico di ragazzini che impazzisce per ogni cosa produca, faccia o dica e non si è fatto disprezzare anche da una parte di pubblico più adulta, porzione in cui posso, senza vergogna, inserirmi anche io.
Poi sembra essere successo qualcosa; con il grande successo mette il freno e la rabbia degli inizi sparisce, i testi si ammorbidiscono e Gionata Boschetti comincia a strizzare l’occhio alle ragazzine ma senza voler fare incazzare i genitori, le stesse giovanissime che lui faceva impazzire senza cagarle. Tutto il mondo trap sembra crollare con la metamorfosi di Sfera, o meglio, è messa a nudo l’enorme menzogna del rap/trap commerciale italiano, pieno di testi bugiardi, buoni solo a sembrare duri agli occhi di una generazione che non sa a che miti attaccarsi; e a mano a mano che crolla, cresce l’apprezzamento di un pubblico pigro, inconsapevole, superficiale. Altro che “comunisti col rolex”, siamo davanti a trapper col CBD.
Non voglio ora dilungarmi con un saggio sulla trap italiana e quindi, mio malgrado, cercherò di andare oltre tutta la questione riguardante un genere e un mondo che sembra sul punto di sgretolarsi, uno stile da cui mi aspettavo tanto in Italia e che invece ha totalmente disatteso le mie speranze. Concentriamoci sul disco e cerchiamo anche di superare i discorsi sulle vendite che, santo dio, lo abbiamo capito che Sfera vende e fa soldi ma se dobbiamo ancora spiegare che non è questo a dare valore alla musica sua o di chiunque altro, beh, possiamo anche chiudere e passare a Califano tutta la vita.
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Famoso, nome del nuovo album di Sfera, parte con un brano indecente, Bottiglie Privé, con beat praticamente assente (ok c’è, ma che cazzo di beat è, dai), testo patetico (che poi, Sfera, faccelo capire se sei un romanticone pacioccoso da amore eterno o uno da cento bitch nel privé) e un piano che cazzo sembra la versione trap sfigata di Ultimo che implora lacrime di commozione che potrebbero essere solo di dolore alle orecchie.
Continua l’orrore con Baby, traccia numero 3: pezzo chiaramente scritto col manuale che si intitola “Come scrivere un pezzo latino di merda che spopolerà la prossima estate”. Penserete che non si possa fare peggio di così, ma Sfera non smette mai di stupirci e allora Macarena – che capisco di non essere davanti al più grande paroliere della musica italiana, ma cazzo dici Gionata, dai su, Non siamo così idioti. Continuiamo e arriviamo a Hollywood e scusate, non so davvero cosa dirvi: sembra un pessimo pezzo pop rock anni 90, masticato, ingoiato e vomitato.
Unico brano salvabile di questa prima parte è Abracadabra in feat con Future (non che aiuti troppo) e forse lo è anche per la sua semplicità e la sua tendenza a riprendere il miglior Sfera degli inizi. Unico momento salvabile, abbiamo detto, insieme alla hit conclusiva $€ Freestyle, che torna a mostrarci brevemente lo Sfera che abbiamo saputo apprezzare, quello cazzuto senza esagerare, onesto e talentuoso.
A questo punto vi direte che forse ciò che manca ancora al disco è la vergognosa paraculata: quel pezzo che “cazzo, lo devono usare tutti i pischelli incazzati su tutti i social per le loro storie”; ma non dovrete aspettare molto, ecco Tik Tok (è ufficiale, Sfera deve pensare che il suo pubblico sia composto da deficienti), in feat con chi se non Marracash e Guè Pequeno? Mi sa però che loro non ne avevano troppa voglia.
Vorrei chiuderla qui perché il resto del disco non aggiunge molto a quanto già detto, però devo per forza dirvi qualcos’altro. Cos’altro manca per chiudere il cerchio della merdata immonda? Ma il revival anni Ottanta, ovvio, no? Ed allora Giovani Re a ricordarci quanto l’Italia stia all’avanguardia in questi ultimi tempi nell’ingrato compito di rendere ancora più schifosi gli anni Ottanta commerciali e plasticosi (lasciateli stare, vi prego).
Dopo aver palesato di non dover avere grande stima dei suoi fan, Sfera scende in terra e dimostra con Gelosi di non essere lui stesso proprio una mente immensa. Non so bene perché, ma credo che debba esserci uno studio scientifico che metta in relazione la quantità di volte che un idiota dia del gelosi o invidiosi a gente a caso (vedi post Facebook) con il livello della sua idiozia. Ok, pure questa Gelosi, cazzo, quanto spaccherà sulle storie Instagram? Ma la musica – sigh – è altro, e non è certo quella che ascoltiamo subito dopo in 6 Am, brano forzatamente allegro e simpatico come una pianola ad un matrimonio.
Chiudiamo qui, perché tralasciando il finale di cui abbiamo già parlato, ci dispiace ammettere di aver perso tempo e di aver voluto dare troppa fiducia a qualcuno che forse non la meritava (parliamo di musica, eh, niente drammi e non datemi del geloso, invidioso). Sfera ha messo nero su bianco un album perfetto: perfetto per tutto tranne che per farsi ascoltare da chi la musica la ascolta. Perfetto per lanciare la frecciatina su Facebook, perfetto per dedicare una storia alla tipa, perfetto per la prossima pubblicità della Tim. Non proprio perfetto per togliermi il dubbio se sia stato The Great Rap & Trap Swindle o un talentuoso rapper che ha scelto soldi e fama sfanculando la cosa più bella che aveva.
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Last modified: 27 Novembre 2020