Troppi nomi per poche idee nell’opera omnia del producer beatmaker italo londinese.
[ 07.01.2022 | Carosello Records | rap pop, trap ]
Figlio d’arte di Duke Montana del TruceKlan, il classe 1994 londinese – ma ovviamente italiano – Luca Antonio Barker si è reso famoso come produttore di nomi del calibro di Sfera Ebbasta, Gué Pequeno e Ghali ma soprattutto per il suo ruolo di collaboratore ma assoluto protagonista nel progetto Dark Polo Gang, tra i più discussi, contraddittori ma precursori di una certa trap tricolore.
Con le infinite collaborazioni da lui curate, pareva inevitabile giungere ad un disco che portasse il suo nome e, a dire il vero, non si tratta della sua opera prima full length, seppure questo X2 abbia tutte le carte in regola per essere considerato il vero esordio solista di Sick Luke. Solista per modo di dire perché il ruolo di produttore non si addice ad un disco di canzoni pop rap che non sia esclusivamente strumentale ed eccoci allora alla marea di nomi che intasano la playlist, a volte con risultati sorprendentemente piacevoli, altre irritanti che ti sale l’Erode antibimbimichia trap in corpo. Il nome basta per fare numeri e soldi, non per fare un gran disco.
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Si parte con NOTTE SCURA in cui la fastidiosa voce di Gazzelle arriva attesa come il virus in variante Omicron in questa grigia metà di gennaio duemilaventidue ma insopportabile come il virus che riesce a devastarti anima e corpo anche solo a sentirlo nominare ancora da un Giletti qualsiasi. Voce odiosa, tonalità che “dio, dimmi che ti sei rotto il naso da piccolo per cantare così e capirei” e idee banali da ragazzin* frustrat* che “perché non te lo dovrei rompere io il naso se non la smetti subito?”. Si dice per scherzo che noi siamo contro la violenza, cosa che dubitiamo di Gazzelle il quale abusa di noi senza pietà per tre minuti scarsi di autoreferenzialità e immagini stra-abusate in combutta con un Tedua più inutile di un cinese in un porno BBC.
La successiva CREATUR è piacevole sia nell’aspetto musicale semplice ma nostalgico e lievemente vintage in maniera ricercata e non ridondante sia nelle liriche e nelle parti vocali del duo Geolier ed Ernia che qui, oltre ad alternarsi credibilmente nonostante le differenze palesi date dalla geografia linguistica, si stagliano in maniera eccelsa proprio sulle perfette basi di Sick Luke.
IL GIORNO PIÙ TRISTE DEL MONDO è anche il punto più triste del disco e, tutto sommato, nonostante la banalità d’intenti e la necessità di avere un brano per riempire le storie finto tristi di adolescenti senza veri problemi, acquista un suo perché nel momento in cui Mecna si aggiunge ad ARIETE. Pezzo facilone, paraculo ma lei è interessantissima sotto ogni aspetto e il pezzo ha tutte le carte in regola per funzionare molto bene sotto diversi aspetti dando quasi l’idea che forse ci si sia creduti meno del dovuto.
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Alla traccia quattro uno dei momenti più attesi, con tha Supreme in combutta con Sfera; ma, come spesso accade, i grandi nomi toppano nel momento del bisogno e Sfera il bisogno lo fa grosso e marrone, rovinando il pezzo con una banalità che inizia a rompere il cazzo mentre, senza strafare, se la cavano decisamente meglio i colleghi.
Franco126, Ketama e Coez sono la squadra con la S, al livello di Pippen, Rodman, Jordan (ahahahaha dai, si scherza) ma laddove la base col suo basso sintetico ipnotico rapisce immediatamente, Franco126 regala quell’aura romantica che sta diventando un classico del pop italiano e Coez fa il grosso del lavoro mostrandosi ancora una volta più talentuoso di quello che potremmo immaginare (che palle, uno come lui dovrei odiarlo ma non lo merita), Ketama fa pochissimo, lo fa male e rischia di sfanculare un brano che, seppure semplice, ha una gradevolezza ingenua che brilla in tracklist e che pecca esclusivamente per eccessiva reiterazione estetica.
Base supercazzuta per DREAM TEAM ma oltre questo il pezzo non è molto di più che un ricordo di un passato recente comunque passato, seppur recente e dal quale è forse il caso di iniziare a staccarsi senza rinnegare la trap stupida ma incisiva che fu della Dark Polo. HENTAI presenta gli stessi difetti della precedente e le ripetizioni finiscono per sfiorare l’intollerabile ma noi tolleriamo e andiamo avanti consapevoli che “cristo non si può continuare a fare pezzi uguali a pezzi vecchi anni continuando a dire le stesse cose senza aspettarti un ‘che palle’ anche da un fan accanito che fortunatamente non sono IO”.
Avanti e arriviamo al duetto Chiello – Madame, forse il più pop del disco e anche uno degli apici della mia sopportazione; imbarazzante banalità nelle liriche alternata al talento di quei due che qualcuno chiama talento, qualcuno grande fuffa. Io propendo per la seconda e l’incapacità di amalgama tra i due in questo pezzo, stavolta sembra dare ragione al sottoscritto. Il brano non funziona, è sgradevole, mette in mostra il peggio di entrambi e manca di ogni cosa che potrebbe farlo apprezzabile più degli altri in scaletta se non in senso assoluto. Piatto come pochi, sarebbe stato perfetto per Sanremo e invece eccolo qua a metà ascolto, qualcuno ci spieghi perché se non per buttare nella pentola più nomi caldi che si può.
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Citazionismo e/o casualità fanno CLOCHARD più interessante di quello che dovrebbe essere mentre SOGNI MATTI è un classico brano stile Psicologi (e grazialcaz) e quindi stile qualsiasi poppettata travestita da rapperata travestita da alternativata che pare funzionare oggi ma che qualcuno ci spieghi se funziona veramente e perché. Superata a fatica FACCIO COSE arriviamo al duetto Gaia – Carl Brave in cui la non memorabilità della timbrica di lei si unisce a questa sorprendente vena ultra pop del romano; alla fine ne viene fuori uno dei pezzi pop migliori del disco senza necessità di spendere parole più grandi di quanto detto.
Tripudio della puttanata in TEMPORALE con Izi, Ketama126 e Luchè mentre in FUNERAL PARTY si arriva al tanto agognato matrimonio tra indie e trap, vista la presenza di Cosmo e Pop X e tutto sommato il risultato è onesto, con ognuno a fare il suo, senza strafare e con in mano un pezzo che live qualche culo lo smuoverà sicuramente. Sul finale, PEZZI DA 20 ci ricorda perché non vediamo l’ora che Emis Killa si ritiri a vita privata (con affetto Emi, magari speriamo solo di non risentirci più), prima di CAMEL E MALINCONIA in cui Psicologi e CoCo sembrano più voler omaggiare qualche collega che non creare un pezzo tutto loro tirando fuori comunque un brano gradevole se preso per quello che è e quindi: no, la vostra vita non è tutta in queste parole, tag #resilienza, filtro polaroid, foto dei piedi su coperta, libro sul comodino, fuoco sullo sfondo, bicchiere di vino rosso da due euro al litro, pubblica!, vado a cacare.
Quasi banalmente emozionante, ma giusto cosi, il duetto con papà Duke Montana che chiude un disco che lascia qualche certezza tra cui le qualità di producer di Sick Luke ma tanti interrogativi circa il senso di opere “mastodontiche” come questa che mettono insieme roba senza nessun nesso o comunque con fili conduttori tanto labili da non giustificarne l’esistenza.
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Il livello del disco è di una bassezza imbarazzante e il giudizio nella sua interezza finisce per devastare anche quei pochissimi brani che avrebbero il potenziale per essere giudicati con meno pessimismo. X2 sarà probabilmente uno dei dischi più brutti che avrò ascoltato quando sarà il momento di tirare le somme su quanto passatomi tra le orecchie nel 2022; gli artisti sembrano anche al di sotto delle loro potenzialità che in alcuni casi sono davvero modeste e se la cosa potrebbe fare male ai pezzi ma esaltare le basi dell’autore, qui la cosa non accade lasciandoci solo brutte canzoni.
Dispiace per chi ci ha provato, per chi ha preso la cosa sul serio, per lo stesso Sick Luke, ma se prendi un buon allenatore italiano e gli metti tra le mani i migliori calciatori del campionato armeno, potresti non ottenere il Dream Team che credi.
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Last modified: 2 Febbraio 2022