Siren Festival 2016, Vasto (CH) | 22-23.07.2016

Written by Live Report

Quello di periferia è un concetto tra i più relativi ma in Italia la periferia musicale è inscrivibile nello stesso perimetro che individua quella geografica, quello stivale appeso all’Europa e alla speranza di vedere gli artisti internazionali varcare latitudini al di sotto di quelle padane.

(foto di Francesca Santacroce)


Ora che si assiste al proliferare di eventi fake (tra i più recenti, Tricky headliner di un improbabile festival a San Vito Chietino, circa 5000 anime a nord di Vasto), noi abruzzesi siamo lieti di abboccare senza vergogna, a differenza di come andò un paio di anni fa, quando ci dissero che due formazioni come Mogwai e The National avrebbero fatto tappa a casa nostra per la prima edizione del Siren Festival, e noi ci abbiamo creduto davvero solo quando li abbiamo visti salire sul palco.

Giunto alla terza edizione, si può dire senza ombra di dubbio che il Siren è legato a doppio filo alla cittadina che lo ospita e che una parte sostanziosa della riuscita del weekend musicale sia merito della location e dell’atmosfera che vi si respira. Senza il balconcino in Piazza del Popolo a cui Matt Berninger si arrampicò per dedicare una serenata all’attempata inquilina che assisteva incuriosita non ricorderemo il live dei National allo stesso modo, così come avremmo goduto a metà se quest’anno Thurston Moore lo avessimo ascoltato su un palco qualsiasi invece che attorniati dalle mura illuminate di Palazzo D’Avalos. La due giorni musicale non sarebbe la stessa senza la possibilità di smaltire l’hangover della domenica sulla spiaggia di Punta Aderci, e se ci chiedessero di scegliere tra un headliner in più e il brodetto alla vastese, sì, di certo risponderemmo la prima, ma solo dopo un paio di secondi di esitazione.

La conferma del fatto che il Siren è una creatura in crescita è in molti suoi aspetti, a partire dalla calca sotto al palco Tuborg di Porta S.Pietro, lungo il belvedere che si snoda alla sinistra di Piazza del Popolo, accessibile anche ai non possessori di biglietto. La scelta di includere eventi gratuiti è sintomatico del desiderio di coinvolgere tutta la cittadina, e un brulicare di persone di ogni età si è goduta alcuni tra i live più interessanti dell’edizione, perchè rispetto alle location riservate ai paganti il palco è stato secondario solo per dimensione e non certo per qualità delle proposta. Alla performance di Cosmo lo stage raccolto ha persino giovato, col pubblico che sulla title-track si è precipitato a circondare l’artista per chiudere il live con una festa che in barba al titolo del suo nuovo disco aveva tutta l’aria di non essere affatto l’ultima. Accoglienza calorosa anche il giorno successivo per Francesco Motta, con ottima band a seguito (dopo il lodevole lavoro in studio, anche dal vivo le percussioni di Cesare Petulicchio fanno la differenza). Accattivanti gli arrangiamenti in versione live, devastanti però i volumi in un contesto così intimo, da lasciar pensare che questo Siren abbia già bisogno di espandersi, magari recuperando la location in fondo allo stesso belvedere, quell’Arena delle Grazie che la prima edizione non riuscì a riempire. Tra i degni di nota anche gli His Clancyness, quelli per cui probabilmente il prezzo del rescheduling, resosi necessario sabato causa condizioni meteo pomeridiane avverse, è stato più alto, perchè dopo pochi minuti dall’inizio del loro live in molti hanno abbandonato Porta San Pietro per correre al Cortile D’Avalos da Thurston Moore e soci.

Sul main stage, ai grandi nomi di questa edizione si sono alternati i connazionali tra i più seguiti del momento. Calcutta, decisamente meno impacciato nell’interagire col pubblico rispetto alla prima volta in cui avevamo avuto modo di osservarlo, ha messo a segno il primo pienone del venerdì, con la consueta atmosfera da live di Vasco Rossi in cui tutti cantano e scuotono accendini (e in cui tu che fai parte degli scettici o dei detrattori ti sorprendi a conoscerne i testi a memoria). A I Cani l’onere e l’onore di chiudere l’edizione 2016: ai synth scanzonati e ruffiani della band di Niccolò Contessa hanno resistito in pochi, e il sabato si è concluso con la piazza gremita a dimenarsi tra i tormentoni e i brani di Aurora, giovani ma già rodati, che in quanto a coinvolgimento non si sono dimostrati da meno. Non plus ultra: uno stage diving di Contessa finito a Vans all’aria e testa in giù tra la folla.

siren46bn

La folla al cospetto di Tom Smith invece non è stata di certo una sorpresa. Lui e i suoi Editors si confermano una garanzia in versione live, con la sua presenza scenica incontenibile e sensuale perfettamente bilanciata dall’imponenza ieratica degli alfieri che gli coprono le spalle, che lo hanno lasciato solo giusto il tempo di sedersi al piano per regalarci una cover da brividi, una morbida rivisitazione di “Dancing in the Dark” di Bruce Springsteen. Pochi brani dall’ultimo In Dream, per una performance di quelle che offrono al pubblico esattamente ciò che si aspetta, coi cavalli di battaglia lanciati come granate a incendiare i fan.

Quelli che dimostrano ancora qualche difficoltà nel comprendere la sostanziale differenza tra un comune live e le esperienze che offre una rassegna ben strutturata come il Siren (vale a dire quelli che si sono presentati solo in tarda serata per assistere ai main events) hanno perso un paio tra le performance più eleganti del 2016: alle 19 del venerdì solo pochi affezionati e qualche profano incuriosito erano già pronti in piazza a godersi gli A.R. Kane con la luce del giorno e il mare alle spalle (sebbene schermato dai “reattori” della scenografia degli Editors), lo stesso che il giorno seguente ha incorniciato alla perfezione le tonalità tenui delle composizioni punteggiate di elettronica di RY X. Anche gli appuntamenti pomeridiani nell’incantevole location che è il Giardino D’Avalos, tra libri, fumetti e i live più delicati (Tess Parks, Joan Thiele) sono stati essenziali nell’impreziosire la proposta.

Dopo quello col Trip Hop del duo inglese, il secondo appuntamento con la storia è arrivato sabato sera al cospetto di Thurston Moore. Tra un brano e l’altro Moore si è preso un attimo per fare i propri auguri a una coppia di novelli sposi che deve aver incrociato andando a fare il soundcheck, ma probabilmente era al cospetto di una platea troppo affezionata a Kim Gordon per lasciarsi conquistare dal suo sarcasmo. Fortuna sua che a uno che ha dato vita a una cosa come i Sonic Youth concediamo un po’ tutto, anche di affrontare la mezza età diventando la cover band di se stesso (specie se è una cover band che può vantare Debbie Googe dei My Bloody Valentine al basso). E poi, a starne a sentire la resa in versione live, c’è da ammettere che il Thurston Moore Group si guarda bene dall’essere soltanto un prodotto per nostalgici.

L’elettronica ha avuto molto spazio, anche in orari inconsueti per il genere, ma in fin dei conti non è stato affatto sgradevole sculettare all’ora dell’aperitivo. Il venerdì è decollato con Yakamoto Kotzuga al Tuborg, e a seguire il Cortile D’Avalos ha prestato le sue superfici ai giochi grafici alla spalle di Nosaj Thing. Un (bel) po’ di rammarico per la defezione di Gold Panda all’ultimo minuto, ma con la doppia location per i dj set notturni – il Cortile e la Siren Jäger Beach a Vasto Marina – c’è stato l’imbarazzo della scelta anche dopo i live.
Perchè i rocker odierni raramente disdegnano i ritmi sostenuti, e se hanno imparato ad apprezzare le contaminazioni sintetiche lo devono anche ai protagonisti di questa edizione del Siren. I Notwist hanno letteralmente racchiuso Piazza del Popolo in una bolla elettrificata, dentro cui la voce carezzevole di Markus Acher fluttuava a mezz’aria, districando i loop nervosi e tenendo a bada i layer più esuberanti. La veste live di Neon Golden ne ha esasperato i contrasti e contemporaneamente ne ha rivelato nuove facce, per una performance raffinata e ricca di piacevoli sorprese negli arrangiamenti.
Lunga vita alle intuizioni che stravolgono generi e concetti, come il Rock dei Notwist e come la sfida del Siren alla periferia, meritatamente vinta. Win with eloquence, and smile.

Last modified: 22 Febbraio 2019

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *