Il nuovo album del musicista inglese è un lavoro violento e travolgente, il lato punk di uno dei rapper più interessanti e promettenti in circolazione.
[ 03.03.2023 | UK hip hop, post-punk | Method ]
Slowthai debuttava nel 2019 con There’s Nothing Great About England, un frenetico e rabbioso album che affrontava l’orgoglio nazionalista e il pantano politico tossico della Gran Bretagna. Mescolando temi sociali con autenticità punk e ritmi elettronici, il rapper ha subito trovato la sua strada e il proprio pubblico.
Ora, dopo la Brexit, una pandemia, un secondo album e due primi ministri britannici crollati come un castello di carte, slowthai è alle prese con il modo in cui il mondo ha corroso l’energia magniloquente e giovanile del disco d’esordio.
Avvalendosi della produzione, tra gli altri, di Dan Carey e Sega Bodega, UGLY affronta la grande crescita personale e musicale dell’artista, abbandonando quasi del tutto la trap dei primi tempi per avvicinarsi di più al punk.
Dodici tracce introspettive, pessimiste, intense e talvolta stridenti. Siamo di fronte a un Tyron Frampton al suo meglio, che parla liberamente della sua salute mentale.
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Il disco ti prende subito a calci in faccia con la nervosa e asfissiante Yum, che sembra uscire direttamente dal disturbante mondo dei Death Grips. “I’ve been lacking motivation / I need an intervention” ansima slowthai, ricordando conversazioni profondamente private con il suo terapista.
UGLY è incredibilmente oscuro, esterna i demoni personali di slowthai unendo lo spazio in cui la trap e il post-punk si scontrano e si avvinghiano.
Feel Good nasconde l’oscurità dietro l’apparente allegria delle parole “I feel so good” ripetute ossessivamente e il ritmo da rave che sembra un ibrido tra gli Underworld e i Bloc Party.
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HAPPY e la titletrack sono le due facce della stessa medaglia, il fulcro dell’intero album.
Nella prima, il musicista inglese confessa candidamente a sé stesso che, se da un lato va bene piangere, il fatto di non riuscire a sorridere mai lo angoscia; questo suo tormento è il tema della seconda, brano in cui il rapper duetta con Grian Chatten, cantante dei Fontaines D.C..
A questo punto del disco, la sofferenza è tale che l’artista non riesce più a venire a patti con la realtà, si sente perso e avverte sotto di sé il terreno distruggersi. Falling narra proprio questo senso di caduta, di spaesamento totale.
La conclusiva 25% Club vede finalmente una luce in mezzo a tutta l’oscurità dell’album. Tutto quello che è successo è stato brutale e doloroso, ma ora slowthai è pronto a risolverlo, a ricomporre i pezzi: “We both have to break like porcelain plates, but I got some glue so we can rebuild”.
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Con questo nuovo lavoro, slowthai continua a mostrare la sua versatilità di musicista, anche in presenza di tanto dolore. L’album vuole essere la dimostrazione che nella vita non importa tanto l’obiettivo finale che ci siamo prefissati, ma fondamentale è la strada e il modo in cui progrediamo, in cui riusciamo ad uscire dai momenti bui.
Il buono, il brutto e il cattivo che vediamo ogni giorno quando ci specchiamo è ciò che ci fa andare avanti. La vita non esiste senza gli aspetti negativi, e sono gli aspetti positivi che ci creiamo che aiutano a rafforzare la nostra visione della vita che continuiamo a costruire giorno dopo giorno.
Attraverso performance vocali grezze e i suoi testi sofferti e sofferenti, UGLY è una prospettiva dolorosa sull’angoscia mentale.
Un disco violento e travolgente, il lato punk di uno dei rapper più promettenti e interessanti in circolazione.
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Last modified: 21 Aprile 2023