Gary Lightbody & C., ovvero gli Snow Patrol, band dal sangue diviso tra Scozia ed Irlanda del Nord finalmente hanno lasciato nell’indifferenza la vecchia label Jeepster – che non aveva mai creduto loro fino in fondo – per abbracciare la Fiction e finalmente, con il lancio sul mercato di questo bel “Fallen Empires” come inaugurazione di questo contratto, la diceria che si allungava sin dagli anni novanta d’essere luce di rimbalzo dei Belle And Sebastian va a farsi friggere una volta per tutte.
Band odiatissima da tanti colleghi, specie i Maniac Street Preachers per vicissitudini personali e legali, gli Snow Patrol rinascono come la Fenice, ritornano a piacere con il loro indie-pop fatto di corse e passeggiate, riff e attitudini riflessive, e ritornano anche guardando indietro, ripescando ricordi, memorie, pentimenti , desideri e sogni che non danno sintomi di melanconia appiccicosa, piuttosto quella tenerezza e pathos ben definite tra chitarre variegate e spruzzi d’elettronica.
Quattordici tracce che fanno una collana di canzoni imperniate principalmente sul buon gusto e su una forza di recupero impressionante, che vanno a delimitare apertamente lo spirito originario della soggettiva alternative per fare spazio a nuovi innesti stilistici, a nuovi impulsi creativi, senza dimenticare le origini corali; prodotto ancora da Jacknife Lee, il percorso degli Snow Patrol si va sempre più illuminando per fare in modo di coinvolgere più matrici soniche, ed in questo nuovo disco d’occasioni ne offre a valanghe come gli ospiti che ci girano dentro. La ballata elettropop che zampilla epicità morbida “Called out in the dark” nella quale interviene Tory Van Leeuwen (QOTSA), il leggero brivido disco che corre in “The weight of love” con finale gospel integrato dalla presenza del coro Losangelino Inner City Mass Choir, un salto nel passato melodioso 90’s “This isn’t everything you are”, un po’ di freddo etereo Sigurosiano “Berlin”, gli U2 che fanno cucù in “In the end” e per finire in gloria “The symphony” un gioiello da palinsesto dello spirito, da etere da respirare come ossigeno di lunga vita; sono tutte canzoni che aspettano di essere ascoltate a loop, tutte prove musicali di grande personalità e spregiudicate fino all’osso che solo una band come questa sa regalarci.
Un ottimo disco stratificato che si scioglie, ad ogni giro e alla faccia delle calorie, come burro.
Last modified: 28 Dicembre 2011