La band di Tiziano Veronese torna a far parlare di sé con un lavoro dal forte retrogusto industrial, senza dimenticare le radici psichedeliche e post-punk.
[ 04.10.2023 | kraut rock, industrial, experimental rock | Don Rhajin ]
Questo 2023 ci ha regalato diversi ritorni di scena, fra i quali anche quello della famosa band di Doganella di Ninfa, nel comune di Cisterna Latina: stiamo parlando dei nostrani Sonic Jesus capitanati da Tiziano Veronese, che col suo progetto ha da pochissimo sfornato l’ultimo LP dal titolo Badway. Prodotto dalla giovane etichetta Don Rhajin da lui stesso fondata, sarà possibile acquistare il disco nel formato da 180g sul sito di Diggers Factory.
Pronti a lanciarsi nel tour di un mese e mezzo che hanno in programma a giorni, dopo una lunga storia fatta di chilometri macinati in giro per il mondo a diffondere lo stile heavy psych per cui sono da sempre apprezzati (specialmente all’estero), avevamo lasciato Veronese e compagnia con Memories, un’opera che aveva attinto dal passato riproponendo alcuni preziosi inediti d’archivio.
Il pacco Badway invece ci viene consegnato al termine di un viaggio umano e spirituale che comincia col trasferimento di Tiziano a Sheffield avvenuto nel 2018 e si estende fino al più vicino 2022, momento in cui ritroviamo l’artista nel punto in cui tutto era partito.
Al pari di tanti colleghi e amici, nemmeno i Sonic Jesus sono usciti indenni dal faticoso ritmo che gli avvenimenti degli ultimi anni hanno impartito. Gli effetti devastanti della pandemia infatti, che com’è noto non ha fatto sconti al mondo dell’arte e dell’intrattenimento, si sono nel tempo sommati a molte traversie personali, il cui impatto è colato come lava nel prodotto che abbiamo tra le mani.
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A cominciare dall’artwork della copertina, che non passa inosservato, sarà facile intuire quale sia lo stato dell’anima in cui albergano le emozioni sondate da chi compone. L’allure sinistra dell’enorme sorriso che ci accoglie nel circo della scena con tanto di corde e performer lascia presagire che non c’è molto da stare sereni. Gli show nella rappresentazione sembrano giocosi ed invitanti, ma ogni dettaglio inserito si fa veicolo di doppiezza e bugie al contempo. Tutto quello cui i Sonic Jesus sceglieranno di reagire, rispondendo al fuoco con l’ispirazione: dai diamanti non nasce niente, si sa, eccetera eccetera.
Si aprono le danze con la prima promessa (forse) non mantenuta. Esattamente come all’ingresso ad una festa a tarda notte, il ritmo di I’m Your Direction è lì per sedurre e distrarti mentre le porte delle uscite vengono sbarrate. Non rimarrà che guardarsi intorno, alzando la guardia.
Anche con gli ipnotici giri di basso della successiva K:M:A, alternati ai sinuosi riff che entrano lentamente nel pezzo, la sensazione di essere in trappola è palpabile. D’altro canto, è difficile resistere al riverbero del passato aureo della band, in gloria a molti per aver diviso palchi con leggende del peso di The Jesus and Mary Chain, Wire, A Place to Bury Strangers, per citarne alcuni. Tanta bella gente, che di rumore ne sa.
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Si prosegue col tiro incalzante di Gotham: se quello rappresentato sulla copertina dell’album somiglia all’iconico taglio del delinquente dei fumetti Joker, impossibile non collegarlo alla metropoli immaginaria per eccellenza.
Al seguito troveremo Annoying Foal, che nel suo mix di colpi, distorsioni e A.I. potrebbe fare da colonna sonora ad un bel videogioco per nerd insonni. Con l’omonimo video online dal 23 di agosto, girato ed editato dall’artista YOUSRA tramite l’uso per l’appunto dell’intelligenza artificiale, troviamo chiara dimostrazione della voglia di confronto della band con linguaggi espressivi nuovi e meno battuti. Una cifra stilistica pur sempre coraggiosa, che piaccia oppure no.
Dopo le risate beffarde e inesorabili di Benzenoid Lovers, troveremo in lista anche Anxieties, il pezzo forse più rumoristico e che potrebbe richiamare gli Swans dei primi album, seppur alla lontana (denti che sono presenti anche nella copertina di Filth del 1983, tra l’altro).
Infine si scivola nella seconda metà del disco coi riff ebbri e nauseati di Magic OZ, un omaggio psych all’immaginario della celebre ed allegorica opera.
L’album troverà poi il suo epilogo naturale con i pezzi I Shame, Malato e la dura Slave. Un vero e proprio climax che inesorabilmente ascende (oppure discende?) in fatto di buio ed intensità, come ad immaginare in carne e ossa l’incubo claustrofobico di chi subisce il tessere dei fili di qualcun altro. L’inequivocabile ripetersi delle parole “I’m a slave I’m a slave I’m a slave” che ascoltiamo sul finire del brano conclusivo concede possibilità interpretative poco equivoche.
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Badway di fatto si rivela un disco che non può esser fatto d’altro impianto se non quello industrial, trafilato nelle linee di post-punk e funk wave. Lo stile psichedelico d’assalto che ha contraddistinto questa band italiana negli anni, dopo collaborazioni di vanto al fianco di leggende come The Black Angels e Sonic Boom, si intercetta al pari di una eco fra quattro pareti, che rimbomba da un angolo all’altro regalando molte suggestioni, ma che non si lascia afferrare.
L’angoscia delle circostanze deve aver ceduto il posto alla consapevolezza della discesa: non può che suonare tutto così.
Sonic Jesus che, tra l’altro, non vanno persi dal vivo: il nuovo tour toccherà tappe sparse in UK ed in Europa. Per l’Italia segnaliamo le date di Cesena, Montecarotto, Domodossola, e infine di Milano al Festival Psychodelice in apertura a The Warlocks presso l’Arci Bellezza.
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Last modified: 6 Novembre 2023