Perché anche se ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri, ci sono sempre canzoni a ricordarci che – purtroppo per voi o per fortuna – non è così.
[ 07.02.2020 | Pure Noise Records | emo pop punk ]
Terzo album in studio per il quintetto di Los Angeles ancora una volta da applausi senza scorticarsi le mani, come per i precedenti Giant Single Blues e Schmaltz. Punk carico di pathos che alterna fasi più tranquille, quasi sfiduciate, alienate e disfattiste già nello stile ad altre più rabbiose ed energiche; emo, appunto, con parecchi riferimenti, specie nello stile canoro, a tanti colleghi forse più noti ma anche capaci di essere più trascinanti e coinvolgenti di quegli stessi colleghi forse, e solo forse, più noti.
Che si parli di sofferenza, morte, stupefacenti, odio per se stessi, suicidio, sconforto, depressione e altri temi legati alla società attuale e alla figura del singolo al suo interno o che si parli dell’esatto contario, Dylan Slocum riesce a farci sentire come se ogni nostro sentimento fosse anche suo, sopra o sotto il palco, consapevoli che ogni nostro grido di gioia o rabbia non resterà un suono fioco nell’immensità del silenzio.
Inutile cercare veri e propri punti di paragone; gli appassionati ne troveranno tanti e non serve scomodare Japandroids o Cloud Nothings e mischiarli agli American Football; non serve sforzarsi di ricordarvi a chi diavolo vi fa pensare voce e stile di Dylan Slocum, anche se ce l’abbiamo qui, proprio sulla punta della lingua perché, Cristo, è proprio identico; non serve a niente tutto questo. Serve solo affogare dentro la musica degli Spanish Love Songs, soffrire delle nostre disgrazie ma sentirci meno soli. Perché anche se ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri, ci sono sempre canzoni in grado di ricordarci che – purtroppo o per fortuna – non è così.
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Last modified: 18 Marzo 2020