Quest’anno gli Stearica festeggiano 20 anni di vita come band. I festeggiamenti hanno avuto inizio a Torino (la città che li ha visti nascere e crescere) nell’ambito dello Zanfest, festival dedicato ad un amico che non c’è più, una persona che non ho avuto il piacere di conoscere, ma che credo debba esser stata un gran bella persona per aver lasciato un così caro ricordo.
(foto di Luigi De Palma)
Sul palco, nei 3 giorni di festival previsti, si sono alternati anche altri nomi importanti del panorama musicale torinese: Linea 77, Ruben Zambon, Cletus, Bellicosi, Dirty Set e Black Wings of Destiny.
La serata di venerdì si apre con il set elettronico di Ruben Zambon accompagnato dalla tromba di Matteo Frau, e a seguire i Linea 77 che hanno infiammato la platea. Gli Stearica suonano per terzi e chiudono la serata.
20 anni. Dov’ ero io 20 anni fa, mentre gli Stearica cominciavano a mettere insieme i primi pezzi di una lunga carriera che li ha visti calcare i palchi o collaborare con musicisti del calibro di Girls Against Boys, Acid Mothers Temple, Colin Stetson, NoMeansNo, Damo Suzuki e tanti altri? Se ci penso, anch’io in quegli anni, in una nemmeno troppo sconosciuta cittadina pugliese, cominciavo a riempire quaderni su quaderni di parole, inconsapevole del fatto che stavo cominciando a fare una delle poche cose capaci di mettermi in pace col mondo (scrivere), e che la vita mi avrebbe dato la possibilità di potermi esrpimere oggi in questo luogo virtuale che porta il nome di Rockambula webzine. Ma la nostra vita in fondo è fatta anche delle nostre scelte, ed avere gli Stearica qui oggi a festeggiare con noi lo dobbiamo al fatto che giorno dopo giorno hanno scelto di proseguire questa avventura, di spingersi sempre un po’ oltre. Oltre lo scazzo, la stanchezza, le difficoltà materiali, lo sconforto, la distanza, la noia, e i mille e milioni di cazzi per la testa che affliggono ogni essere umano su questa terra. Oltre, appunto, come il titolo del loro primo disco. Mi piace pensare che si chiami così per questo.
Ma veniamo al concerto. Non so dire esattamente quanto sia durato il loro set, perché ho semplicemente abbandonato la dimensione spazio-temporale per intraprendere un viaggio che mi ha condotto in luoghi di sicuro non appartenenti a questo mondo, nei quali però si stava un sacco bene. Di certo ho una conoscenza in materia di concerti ancora da ampliare, ma ad oggi pochi altri musicisti mi hanno provocato le stesse emozioni, e parlo di nomi enormi come Mono, Swans, Godspeed You! Black Emperor.
Il suono potente, perfetto, pulito, dall’inizio alla fine, era una miscela fluida di basso, chitarra, percussioni, nonostante i colpi potenti alla batteria, le sferzate e i fendenti delle elettroniche. Una calda coperta noise da 100 dB dalla quale per la prima volta ho avuto il piacere di farmi avvolgere in un luogo al chiuso. Le luci per la maggior parte del tempo hanno creato un gioco di strisce che li hanno lasciati contemporaneamente al buio e illuminati da una luce fulgida.
Fertile, il loro ultimo disco uscito due anni fa, suonato quasi per intero, scorre via velocemente, in una tensione senza fine. C’è tempo per le dediche. C’è tempo per suonare pezzi appartenenti al passato, mai registrati. C’è tempo per tutto. Poi, quando tutto finisce, è anche il tempo di tornare indietro, e riprendere possesso del proprio corpo, ed accorgersi di aver male ai muscoli della faccia. La causa? Un sorriso a 360 gradi per l’intera durata del concerto.
Da parte nostra, il pubblico, forse ci sarebbe potuto essere un po’ di calore in più, avremmo potuto non aspettare che ci chiedessero urla e applausi, farli sentire davvero a casa. Ma non esiste una regola per reagire a determinate emozioni; anche se un tantino silenzioso, sono sicura che il pubblico in sala era davvero molto coinvolto emotivamente.
Capita spesso di chiedere agli Stearica “perché suonate più all’estero che in Italia”. Ci sono cascata anche io in occasione di A Night Like This Festival due anni fa. In realtà questa è una domanda che dovremmo rivolgere a noi stessi, insieme a tante altre. Perché permettiamo che realtà musicali validissime abbiano più seguito all’estero che in Italia? Perché non siamo curiosi e sfacciati di fronte alle novità? Perché non alziamo il culo dalla sedia quando ci sono eventi (perfino gratuiti) che oltre ad un supporto materiale necessitano anche di un supporto morale, per poi infine lamentarci del fatto che tanto qui non c’è mai niente? Mi rendo conto che il discorso è molto più ampio e complicato delle piccole provocazioni che ho riportato, ma da qualche parte bisogna pur partire per poter cambiare le cose, e partire da noi stessi porterà di sicuro a qualche risultato visto che saremo direttamente coinvolti e responsabili.
Intanto gli Stearica ci offrono la loro musica da 20 anni, e noi non possiamo che ringraziarli per tanta Bellezza, e sperare che continuino a farlo ancora, per un tempo indefinito, perché mettere limiti fisici o temporali alla Bellezza è un delitto, e lungi da noi di Rockambula chi di tal delitto si vuol macchiare!
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Last modified: 22 Febbraio 2019