La storia dei Sunday Morning è una bella storia, di quelle storie di malinconia Rock o di Rock malinconico come non se ne sentono più spesso. Un gruppo di Cesena che suona in giro nei primi anni 2000, registra un disco nel 2006 e poi “qualcosa si spezza” e la band si sfalda, disseminando pezzi in varie altre formazioni o in altre vite, altrove. Poi il ritorno, il ritrovarsi, “(ri)mettendo al centro quell’alchimia che non ha niente di scientifico”. Un piccolo studio, dieci canzoni: ne esce questa seconda prova, Instant Lovers. Racconto la storia perché la storia è importante, e in qualche modo ha influenzato il mio ascolto del disco, che alle mie orecchie suona nostalgico, intenso, malinconico, certo, ma divertito, denso. Una carrellata di pezzi scritti egregiamente, dove si frulla molto Rock dai sessanta e dai settanta, americani e inglesi, e un songwriting dolce, azzeccato, coinvolgente, complici anche i suoni, caldi ma mai sbavati. Una piccola macchina del tempo e dell’emozione, un già sentito che certo non è il futuro, ma è come tornare a casa, rivedersi dopo tanto tempo, trovarsi un po’ più vecchi ma sempre gli stessi. Che poi è per questo che il Rock non morirà mai: sarà forse diventato rugoso, puzzerà pure di legno vecchio, tabacco e corridoi di linoleum con più d’una macchia, ma sa sorriderti ancora, sa come farti sentire a casa.
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Last modified: 18 Giugno 2015