Esordio ambizioso e imponente: non un disco di canzoni ma di musica, sanguigna, primordiale e meticcia.
Per presentare i Sycamore Age basterebbe la prima traccia del loro primo, omonimo, disco: e, da sola, Binding Moon vi dovrebbe convincere che vale la pena ascoltarlo per intero.
I sette figuri che compongono questa eclettica ed indefinibile band sanno ciò che fanno, e lo fanno benissimo: producono una musica aperta ad ogni influenza possibile, sincretica, energica ed ambientale, spesso cinematografica. C’è ritmo, c’è armonia, c’è melodia: ci sono tutti gli strumenti possibili (theremin, pianoforte, chitarre, bouzuki, percussioni, contrabbassi, violini, trombe, sassofoni…), una scrittura che ignora completamente la forma canzone, una voce ipnotica, altissima e suadente.
Come avrete capito, si tratta di un lavoro gonfio, ambizioso, imponente, e c’era certo il rischio di non portarlo a compimento: e invece i Sycamore Age creano la colonna sonora dei riti tribali del XXI secolo, una psichedelia ctonia e selvaggia che scuote, culla, schiaffeggia, e lo fanno, c’è da ripeterlo, benissimo, senza una sbavatura – si tratta d’altronde di professionisti, tutti o quasi polistrumentisti, di una bravura tecnica eccezionale (e ci infilo anche la produzione, impeccabile).
Se volete canzoni, non è un disco per voi. Ma se invece cercate musica, e intendo musica sanguigna, primordiale, meticcia, tuffatevi nel mondo surreale dei Sycamore Age, ne uscirete diversi (e cercate di vederli dal vivo: vi sconvolgeranno).
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Ambient Lorenzo Cetrangolo post-rock Santeria/Audioglobe SYCAMORE AGE world
Last modified: 9 Marzo 2020