Vive di paradossi affascinanti, questo terzo album dell’ex frontman de The Czars, di scarti minimi e diversioni apparentemente casuali. Un impianto minimale, di suoni elettronici qui frizzanti e là cupi, in cui John Grant sciorina flussi di coscienza tra vita quotidiana e paranoie notturne, zampate sensuali e paure profonde della malattia (è affetto da HIV) e della perdita. Pecca di Grey Tickles, Black Pressure è la sua linearità: sonora, quando questi brillii di beat secchi, questi fondali di synth, questa voce bassa e suadente iniziano a confondersi tra un pezzo e l’altro; e lirica, quando le rime baciate diventano un gioco ritmico più che una necessità poetica, quando il quotidiano si infiltra con troppa immantinenza per permetterci di uscire dall’hic et nunc di quella vita, di quel vissuto. La sfida vinta, invece, è sulla piacevolezza immediata, sul sapere essere profondamente Pop portando il minimalismo elettronico nell’area del Funk, del groove, del suonare cool intrinsecamente, senza sbavature, con un gusto melodico lanciatissimo che ricorda le grandi star inglesi, la scuola del titanismo popular anglosassone (potrebbe essere un Robbie Williams di un Rudebox meno paraculo, per intenderci), capace di suonare freak e insieme radiofonico, travolgente. Non so se questo disco passerà alla storia, ma di certo è un disco sincero fino alla nudità, dove John Grant si spoglia e, con un’ironia che fa trasparire una sensibilità malcelata, ci canta davvero il suo intricato vivere, le sue vibranti viscere.
01/04/2015 Tag Archive
Fast Listening | Aprile 2015
Daniel Knox – Daniel Knox (Alt Pop, 2015) Voto 7/10
Terzo bellissimo lavoro per il trentacinquenne di Chicago che dopo l’ottimo esordio Disaster del 2007 e il successivo altrettanto valido Evryman for Himself è chiamato a confermare il suo talento centrando l’obiettivo quasi completamente. Pop da camera, barocco e orchestrale che disegna il volto di un’America sofferente.
Tobias Jesso Jr – Goon (Songwriter, 2014) Voto 6,5/10
Dopo le più innumerevoli vicissitudini negative, personali e artistiche, sembra giunto il momento del riscatto per questo giovane musicista di Vancouver, qui al suo esordio solista. Un album intenso, ricco di spunti, non senza qualche ridondanza ma che fa ben sperare per il futuro.
Ovlov – solo (Alt Pop, 2015) Voto 6,5/10
La presenza del bassista degli Smiths Andy Rourke nelle vesti di direttore artistico e produttore pare essere da sola garanzia di validità del prodotto. Il nuovo album del power trio bresciano prende effettivamente le distanze dal Rock diretto, immediato, dell’esordio scegliendo una strada più introspettiva e complessa. Nel risultato, solo è un album convincente solo a metà, specie nei suoi passaggi più Wave ma che non riesce a togliersi di dosso quella sensazione di deja-vù. Da segnalare la presenza di Xabier Irondo (Afterhous) al basso in “Fall Down”.
BeWider – A Place to Be Safe (Pop Orchestrale, Alt Pop 2015) – 6,5/10
Quando partono le prime note (“Following the River Flow”) di questo Ep d’esordio del compositore Piernicola Di Muro, grazie anche alla bellissima voce di Francesca Amati, non si può che restare affascinati gonfiandosi della speranza di aver finalmente scovato nel panorama italiano qualcosa che sia davvero di portata internazionale. Tuttavia, nei cinque brani che seguono, tutto il pathos iniziale finisce per sfaldarsi in una varietà stilistica che se da un lato fornisce una miriade di spunti dall’altro non garantisce la giusta omogeneità. Dall’Elettronica classica si passa al Dub, fino al Trip Hop per la gioia di chi si annoia facilmente.