2016 Tag Archive

Guignol @ Magazzino sul Po, Torino 08/04/2016

Written by Live Report

Arrivo al Magazzino sul Po poco dopo le 22 sotto una leggera pioggia, entrando nel locale si direbbe che quello che ho appena lasciato alle mie spalle possa in realtà essere il temporale più terrificante caduto sulla città negli ultimi cinquant’anni. Io, i musicisti, lo staff del locale ed un altro ragazzo (a questo punto immagino entrato per ripararsi dalla tempesta) è questo quel che trovo. Sì, lo so, sono qui per i Guignol mica per gli U2, ma credo immaginare la presenza di un pubblico formato da almeno una trentina di persone fosse per lo meno lecito anche per il semplice fatto che il recentissimo Abile Labile sia sicuramente un gran bel lavoro. Bevo una birra, fumo un paio di sigarette e scatto qualche foto al Monte dei Cappuccini ed alla Gran Madre da questa bella posizione sul fiume (non piove più e sono arrivate altre 5-6 persone) prima che la campanella annunci l’inizio del live con un ritardo, acquisito immagino nella speranza dell’arrivo di qualche anima persa, che purtroppo andrà ad accorciare i tempi per la band di Adduce. Tocca all’artista di casa Anthony Sasso (metà del duo Anthony Laszlo) aprire la serata con un’improvvisazione di chitarra, synth e piccoli elementi vocali. L’esibizione può essere suddivisibile in 4 parti, buone la seconda, tribale ed evocativa e con chitarra in odor di Santana e l’ultima che sprigiona sentori Kraut (forse un po’ troppo monocromatici) prima del rumoristico finale. Durante la sua performance sono raggiunto da un’altra penna di questa webzine,  cosicché durante l’esibizione dei Guignol si potrà affermare che il 25% del pubblico presente in sala sia parte della redazione di Rockambula. Dopo una breve pausa salgono sul palco i 4 milanesi che partono subito decisi con “L’Uomo Senza Qualità” capace di liberare una buona energia (per quanto sia possibile fare suonando di fronte a così poche persone e per quanto queste poche persone siano pronte a sentirla in una situazione simile). Tocca poi a “Salvatore Tuttofare” e “La Coscienza di Ivano”, brano in cui Adduce abbandona la chitarra trovandosi più libero di interpretare e cambia spesso gli accenti delle parole come usano fare molti cantautori (De Gregori in primis), il brano diventa musicalmente più tirato e grezzo facendosi Punk Rock, il suono fin troppo sporco non gli rende giustizia e sicuramente l’assenza del sax di Giubbonski si fa sentire parecchio. Anche in “Sora Gemma e il Crocifisso” qualcosa non andrà per il meglio ed il brano risulterà come scollato, frammentato. Arriva poi la ballata “Polvere Rossa, Labbra Nere”, è in questo territorio che la band si muove meglio, per quanto il suono possa essere sporcato da un’attitudine Punk Rock molto più viva che su disco qui la chitarra più ruvida riesce in qualche modo a trovare una sua ragion d’essere ed il pezzo rimane quello che è: bello. Trovano spazio in scaletta anche un paio di vecchi brani tra i quali spicca “Il Sole si fa Rosso” (da Rosa dalla Faccia Scura) bella ballata che va a guadagnare ulteriormente in tensione e profondità. Adduce invita i pochi presenti (tutti seduti) ad alzarsi perché la musica, ancor più se suonata dal vivo, è anche una questione fisica ma lo fa troppo tardi. La mezzanotte è passata da poco, ultimamente molti posti in città hanno avuto problemi a causa degli orari (o meglio del vicinato, per quanto vista la posizione vorrei sperare non sia il problema del Magazzino) e dalla regia comunicano che quel che resta è il tempo per un ultimo brano che sarà la bella “Il Cielo su Milano”. Concerto dalle due facce dunque che si chiude forzatamente quando la band iniziava a girare meglio e che non da il tempo di ascoltare il rifacimento de “Il Merlo” di Piero Ciampi o qualcuna di quelle belle ballate notturne scritte da Pier Adduce che immagino fossero in scaletta, peccato. Peccato anche che la band dal vivo tenda ad essere più ruvida di quanto sia su disco perché se certi brani nell’irrobustimento guadagnano qualcosa o perdono relativamente poco, per altri la perdita risulta molto più consistente. Sicuramente la serata un po’ surreale, per quanto il concerto i suoi bei momenti li abbia comunque vissuti, non ha aiutato né il pubblico né la band. Alla prossima dunque, sperando che il cielo su Torino regali una notte un po’ più fortunata.

Read More

“Mi Sento Indie”, un progetto per far spazio alla nuova musica italiana

Written by Novità

Continua “Mi Sento Indie”, il progetto di sviluppo della produzione musicale indipendente promosso da Radio Coop, IRMA records, M.E.I. (Meeting delle etichette indipendenti) e Librerie Coop.

Continue Reading

Read More

Flowers and Paraffin – Ricordati di santificare le feste

Written by Recensioni

Pubblicato il 27 Marzo, domenica di Pasqua, Ricordati di Santificare le Feste è il secondo lavoro dei Flowers and Paraffin, giovane band campana che due anni fa realizzò un breve Ep (5 pezzi in 12 minuti) che faceva ben sperare per questo seguito. I sei ragazzi provenienti dalle province di Salerno ed Avellino in questo nuovo lavoro, che si sviluppa in 7 pezzi che scorrono via in 19 minuti, non solo non hanno disatteso queste speranze ma sono riusciti a fare un buon passo avanti evolvendo il loro sound. Questo secondo capitolo porta infatti a maturazione la ricetta del buon esordio accompagnandola a soluzioni strumentali ora divenute più ricche soprattutto nei momenti in cui la band cerca soluzioni diverse (Post Rock, Math Rock, Shoegaze) che diventano ben più dei brevi inserti che si potevano trovare in Caduta e che suonate con la loro inclinazione Emo Post-Punk (senza dunque perdere in immediatezza) portano ad un buon guadagno in intensità. Non manca inoltre una crescita anche nelle liriche sempre basate sulla sublimazione di confusione, incertezze e paure della terra di mezzo dei ventenni nonché sull’immancabile ed altrettanto confuso argomento amore, che in questa seconda prova, nonostante qualche piccolo passaggio a vuoto, guadagnano comunque indiscutibilmente in spessore.
In quasi ogni brano della scaletta vedremo alternarsi momenti musicalmente soffusi ad altri ben più tirati ad accompagnare liriche ora espresse con uno spoken abbandonato a sé stesso ora urlate come per liberarsi da pesi troppo pesanti da portare per una sola schiena (come dichiarato nella conclusiva “Maledetta Gioventù”). Troveremo i momenti migliori nelle ben coese “Conta”, “Cosmo (Andrea)” e “Autoritratto”, brani dove l’incastro tra musica e parole risulterà pressoché perfetto, dove le chitarre ora carezzevoli ora graffianti pur facendo la parte del leone non ruberanno la scena a tutto il resto: una sezione ritmica sempre puntuale e pronta a pestare nei momenti più tirati, un synth che decora con precisione e senza risultare invasivo. In questi brani, che sono anche quelli dalle liriche più intense, troveremo gli incontri meglio riusciti tra l’innato animo Emo Punk della band e le deviazioni in altri territori di cui si parlava sopra e sarà sicuramente possibile sentirci una riuscita fusione, tra i tanti, di Marlene Kuntz, Fine Before You Came e Massimo Volume.

L’idea di terapia di gruppo tra amici segnalata dalla cartella stampa descrive bene l’intenzione dei sei ragazzi e si fa viva anche durante l’ascolto, i testi sono spesso delle confessioni, delle (ri)scoperte di sé che la band accompagna con complicità e riuscendo a creare una discreta tensione, considerando tra l’altro che stiamo parlando di ragazzi ancora giovanissimi che ad oggi in due lavori ci hanno regalato mezz’ora di quel che sono, mezz’ora di questa sofferta crescita che li porterà ad essere quel che saranno.
In estrema sintesi: promossi.

Read More

Zirkus der Zeit – A Shape in the Void

Written by Recensioni

Probabilmente, tra l’infinità di dischi che ho avuto il piacere di ascoltare negli ultimi mesi, nessuno come questo A Shape in the Void dei liguri Zirkus der Zeit è riuscito a mettermi nella stessa condizione di difficoltà valutativa.

Partiamo dalle prime impressioni e da quei fattori che servono poi a costruirsi un’iniziale opinione; cominciamo da quegli elementi congegnati dal duo e che, inevitabilmente, vogliono innalzare l’asticella del nostro interesse. Un nome in tedesco che significa Il Circo del Tempo; due membri di sesso opposto rintanati sotto gli pseudonimi di V e Z; un album dal titolo in inglese che si traduce in una forma nel vuoto; un artwork minimale, oscuro e accattivante; una foto/disegno che ritrae V e Z in una posa che ricorda un’altra coppia che, come vedremo, è da considerare punto di riferimento dei nostri Zirkus der Zeit. Se l’intento era di rapire la nostra attenzione, ci sono riusciti; quello che resta è andare al sodo con l’ascolto e qui iniziano i dubbi. Tanta “solennità” inizia a sciogliersi col passare dei minuti e la prima cosa che viene voglia di fare è incazzarsi per una sorta di tradimento artistico ma poi subentra la serietà di chi è chiamato a descrivere qualcosa che probabilmente non conoscete (nonostante sia il secondo album) e non avete ancora ascoltato. Quello in cui certamente riesce il duo è, prima di tutto, creare un immaginario che coinvolga reminiscenze che superano la sola musica e fornire elementi per fantasticare e viaggiare nello spazio e nel tempo, nel passato e nel futuro, dentro e fuori i confini del mondo. Quello che colpisce è sicuramente il coraggio, soprattutto di V che crea trame soniche complesse, articolate, dalle continue variazioni e sicuramente non consone alle più ovvie produzioni nostrane. Quello che, invece, diventa il punto debole dell’opera è, prima di tutto la voce di Z, la quale, sopra tappeti sonori contorti e oscuri, prova a fare sfoggio di muscoli ma non regge il peso con la sua timbrica mediocre e una tecnica non proprio fuori dal comune.

Eppure non è solo lei a non convincere perché, se è vero che di V possiamo apprezzarne il coraggio (del resto, in Italia essere coraggiosi, nel senso di diversi non è poi cosa di troppo sforzo) non possiamo dire altrettanto degli arrangiamenti e del sound nel suo complesso, che da più parti si vuol far ricondurre a influenze di prestigio quali NIN, King Crimson, Tool addirittura, ma che in realtà, finisce per forgiare solo una copia non troppo riuscita dei Dresden Dolls in chiave Rock. Sono proprio loro il punto di riferimento principale, o almeno l’accostamento più opportuno, nonostante mai citato a quanto pare, per i nostri Zirkus der Zeit, soprattutto nelle sessioni di piano/voce che sono poi anche le più interessanti. Proprio come la band di Boston capitanata da Amanda Palmer, i liguri lavorano su atmosfere cinematografiche noir, su sonorità da Dark Cabaret, su immagini nostalgiche come sbiadite foto in bianco e nero, alternando poi Piano Rock e un banale Alternative Rock misto a Prog e Metal senza vera convinzione ma che finisce per essere l’unica vera variante notevole dal più noto e già citato duo.

Se dunque la fortuna del duo americano è da ricondursi alla creazione di questo varietà grottesco e circense da Belle Epoque, non si può dire lo stesso di chi cerca di imitarne all’eccesso lo stile e se i primi hanno avuto non solo la capacità di essere primi e diversi ma anche di produrre brani eccelsi e immortali, unendo sensibilità e divertissement ad arrangiamenti notevoli e una voce incantevole e intensa, gli italiani non riescono a colpire nello stesso modo, riducendo il tutto a una sorta d’imitazione basilare che vorrebbe forgiarsi di derivazioni più complesse senza riuscirci.
Detto questo, sembrerebbe ovvia una bocciatura per il secondo album dei Zirkus der Zeit, ma da qui i dubbi palesati all’inizio. A Shape in the Void è come un tema copiato dal primo della classe ma un tema ben scritto, con qualche spunto interessante e comunque diverso dalle banalità di quattro asini che si scopiazzano tra loro senza riuscire a mettere insieme un pensiero decente. Dunque, dopo una serie innumerevole di ascolti, non posso che promuovere il duo, se non altro perché hanno tutte le potenzialità per andare ben oltre quei limiti. L’importante sarebbe iniziare a essere davvero se stessi e partendo da questo presupposto si potrebbe veramente capirne il valore. Avvolgere i Dresden Dolls di fumo e veli neri, di schitarrate e ritmiche pesanti e contorte, non può bastare.

Read More

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #08.04.2016

Written by Playlist

I Cani – Aurora

Written by Recensioni

I Cani sono uno di quei gruppi che vince anche solo partecipando. Creano polveroni sia che si odino o che si amino. Ritenuti solo degli hipsters dai detrattori, dei poeti dai loro fans. Aurora è uscito a Gennaio ed è diversissimo dagli altri loro album. Non ha l’irriverenza Lo-Fi de Il Sorprendente Album d’Esordio de I Cani né l’immediatezza di Glamour. Questo è un lavoro che arriva subito dopo la realizzazione della colonna sonora per la commedia agrodolce di Gianni Zanasi “La Felicità E’ Un Sistema Complesso” da parte di Niccolò Contessa, leader della band. Un’esperienza che può aver lasciato il segno in sede di stesura.
Aurora è un disco malinconico che analizza l’amarezza dei sentimenti ai tempi dei social network (“Questo Nostro Grande Amore”), dove tutto è pubblico e niente rimane chiuso nel cuore di chi vive quelle emozioni.  Stesse sensazioni che si provano ascoltando “Baby Soldato”, una canzone che offre uno squarcio triste sulla decadenza delle mode e delle tendenze nichilistiche. “Il Posto Più Freddo” narra della fine di un amore e dei rifugi illusori che possono darci i falsi idoli. Musicalmente, senza fare forzatamente un riassunto delle puntate precedenti, i ritmi si sono abbassati anche perché ogni singola composizione necessita di una struttura più riflessiva. L’emotività senza pietà di “Una Cosa Stupida”, ad esempio, affronta il tema della perdita dei contatti tra persone vicine e come si arrivi a degli spontanei allontanamenti. Aurora vive in questo limbo fatto di fallimenti, incomprensioni, vuoti cosmici. E’ impossibile, scrutando all’interno di una sua canzone, non ritrovarci noi stessi. Il dolore esistenziale non è mai stato così dolce.

Read More

Cosimo Morleo – Ultreya

Written by Recensioni

Non so se sia mai nato un nuovo David Sylvian in Italia (a parte forse Andrea Chimenti), ma se così fosse indicherei come primo nome il cantautore torinese Cosimo Morleo. Dopo essersi dedicato a lungo alla musica antica e barocca e alla regia teatrale arriva nel 2012  l’attesissimo esordio Geni Dominanti (Controrecords/ NewModelLabel) prodotto da Enrico Fornatto (Alberto Fortis) e che ha visto la collaborazione di Exir Gennari (Tribà, Fratelli di Soledad), Gianfranco Nasso (Mambassa) e Andrea Rosatelli (Simone Cristicchi, Chiara Civello). Oggi torna con Ultreya, disco anticipato dal singolo “Fonteyn (Madame)”, in cui l’artista piemontese affronta il delicato tema del bullismo omofobico. Cosimo Morleo si era già schierato in passato al fianco del movimento Glbt con “Turing”, brano contenuto in Geni Dominanti, ma pur essendo passati alcuni anni la società italiana appare ancora troppo “chiusa” nei confronti degli omosessuali ed ecco quindi che la musica può giocare un ruolo fondamentale a livello di comunicazione per lanciare un messaggio di uguaglianza che si auspica arrivi presto. Ultreya però affronta anche altri temi delicati quali gli amori clandestini con “Kavafis”, che è ovviamente ispirata dal famoso poeta greco (nato e morto però ad Alessandria d’Egitto). Credetemi quando vi dico che qui la raffinatezza è di casa , già dalle prime note della canzone. Tuttavia Morleo raggiunge l’apice sicuramente in “Mr Thoreau”, questa volta dedicata al celebre filosofo statunitense che visse a fine ottocento. Riferimenti quindi anche ai grandi testi letterari, per un prodotto destinato a un pubblico colto che di certo non segue i talent show. Riferimenti anche ai fatti di cronaca e al film documentario “Io Sto Con la Sposa” in “La Sposa”. Un Pop elegante e mai banale, un po’ retrò, un po’ tipicamente anni ottanta ma anche proiettato al futuro. Che siano queste le nuove direzioni da intraprendere? C’è anche una cover fa le nove tracce contenute nel disco, “Per Una Bambola”, brano scritto da Maurizio Manzi, interpretato da Patty Pravo e portato a Sanremo nel 1984. Trent’anni circa quindi separano la versione originale da quella proposta da Cosimo Morleo. Di differenze se ne notano tante, di affinità altrettante, ma anche il fan più incallito della “ragazza del Piper” non rimarrà deluso. “Retròromantico” è pura poesia sonorizzata; un basso alla Mick Karn e chitarre alla Alberto Radius coesistono nello stesso universo intrecciandosi con il violino di Sergio Caputo. Se Mango fosse ancora vivo sarebbe stato invece l’interprete perfetto per il brano “Un film di Godard”. Sarebbe stato interessante se il più grande cantautore lucano di sempre avesse potuto ascoltare il pezzo e magari duettare con Morleo. “Desiderantes” è l’ultimo brano in italiano, uno sguardo verso il cosmo e le stelle, con l’amore come tema ricorrente. Chiude il disco “Leave The Boy Alone”, composta per il film di Giovanni Coda in uscita nel 2016 “Bullied to Death”, scritto a quattro mani con Maddalena Bianchi, che affronta il tema del bullismo. Curiosamente “Ultreya” è un’antica parola usata dai pellegrini durante il cammino di Santiago in epoca medioevale che significa “Vai oltre, sempre più avanti”. Ecco, questo è l’invito che rivolgiamo a Cosimo Morleo. La strada intrapresa è quella giusta. Sarà importante non smarrire la retta via, perché oggi come oggi molti non guardano più al nostro patrimonio artistico e cercano ispirazione altrove. Morleo invece non ha avuto paura di confrontarsi persino con un mito vivente come Patty Pravo e ciò lascia solo ben sperare per il suo futuro.

Read More

Intervista a Zapha

Written by Interviste

Kaouenn – Kaouenn

Written by Recensioni

Scegliere un gufo come immagine simbolo per l’omonima opera di Kaouenn è opzione che, se da un lato permette di utilizzare tutta una serie di simbologie per spiegare la propria musica, dall’altro rischia di trasformarsi in una banalizzazione della stessa, visto l’eccessivo e talvolta superficiale uso che si fa di questa effigie. Il gufo, in un passato remoto associato al male, la morte, la sventura e l’oscurità è anche il simbolo della saggezza, a seconda di quali tradizioni si vadano a scandagliare e dunque, in una visione d’insieme, ha la forza di evocare una duplicità di allegorie, positive e negative, di rappresentare la complementarità dei contrari, che, nel caso specifico di questo disco, vogliono essere realismo e misticismo, auto distruzione e speranza. Come riesce Kaouenn a rendere, con la sua musica, tutto questo? A dirla tutta, semplicemente non ci riesce, perché il timore che questa simbologia fosse il pretesto per dare profondità a qualcosa che non riesce ad acquistarne con mezzi propri diventa una concreta realtà una volta passati all’ascolto. L’Electronic di Kaouenn è massimalista e protesa ad un Synth Pop senza troppe pretese, con sparute apparizioni di rimbombi Blues, tanta New Wave, Future Pop ed Electro Industrial come certi Covenant (“Black Owl”) e pochissime incursioni nelle asperità sperimentali del Trip Hop o nelle teutoniche atmosfere seventies. C’è qualche buona idea, soprattutto quando la voce cupa è accompagnata da ritmiche poderose e suoni grevi ma è la stessa voce uno dei primi problemi di quest’opera. Non convince e con lei non convincono le scelte di suoni e melodie, che per un genere di Elettronica che vuole mettersi addosso l’abito elegante della Pop star, la cosa diventa un problema enorme. Gli echi acuti ed elettrici dei Kratfwerk, le armonie vocali in stile Depeche Mode, l’offuscamento wave dei New Order, la severità Pop dei Pet Shop Boys, le stranezze rumoristiche e tribali stile The Knife (“Dog vs Fox”), diventano non tanto un dichiarato punto di partenza, una moltitudini di radici dalle quali innalzarsi per creare altro ma piuttosto uno scomodo metro di paragone che pesa come un macigno sulle spalle di un bambino. Non è certo tutto da buttare, diversi sono i passaggi in cui Kaouenn mostra di avere la possibilità di andare oltre quello che ha messo oggi sul piatto e la speranza è che sia capace di superare questa fase fin troppo confusa, magari lasciandosi alle spalle onanismi simbolistici e puntando dritto su una più coraggiosa e concreta scelta di suoni e melodie.

Read More

Chi Suona Stasera – Mini guida alla musica live | Aprile 2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO
1/04@Tender Club, Firenze
8/04@I Candelai, Palermo
9/04@Retronouveau, Messina
10/04@Cafè Retrò, Lamezia Terme (CZ)
14/04@Serraglio, Milano
16/04@The Cage, Livorno
21/04@Officine Corsare, Torino
22/04@Druso, Ranica (BG)
28/04@Ribalta, Vignola (MO)
29/04@Monk Club, Roma
Fedelissimo alla linea il rojo sarà in tour per promuovere il nuovo Perle per Porci,disco di ricercatissime cover
[ASCOLTA]

STEVE WYNN 
3/04@Spazio MAVV, Vittorio Veneto (TV)
4/04@Freakout, Bologna
5/04@Freedom Book and Music Bar, Bellizzi (SA)
6/04@Godot Art Bistrot, Avellino
7/04@Teatro Rossetti, Vasto (CH)
8/04@Sidro Live Club, Savigliano sul Rubicone (FC)
9/04@Ex Cinema Aurora, Livorno
10/04@Lo-Fi, Milano
11/04@Bookique, Trento
12/04@Tempio di san Giovanni Battista, San Gemini (TR)
13/04@Arci Progresso, Firenze
Una delle voci e delle chitarre made in U.S.A. più prestigiose sin dagli anni 80 coi suoi Dream Syndicate in un lungo tour italiano
[ASCOLTA]

PAOLO SPACCAMONTI
12/04@El Chupito Bar, Perugia
13/04@Dal Verme, Roma
14/04@Sound Music Club, Frattamaggiore (NA)
15/04@Godot Art Bistrot, Avellino
16/04@C.S.A. Depistaggio, Benevento
17/04@Respirare Sinapsi, Oppido Lucano (PZ)
21/04@Dong, Recanati (MC)
28/04@Red Noise, Reggio Emilia
Le sperimentazioni del bravo chitarrista torinese e del suo acclamato Rumors uscito lo scorso anno in giro per il Bel Paese
[ASCOLTA]

SONS OF REVOLUTION 
2/04@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
I Figli della Rivoluzione arrivano da Teramo ed esporteranno il loro sound in nuove mete abruzzesi
[ASCOLTA]

ESERCIZI BASE PER LE CINQUE DITA
9/04@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Dietro un nome così insolito si nasconde in realtà un solo soggetto, Giovanni Spaziani, autore del recente Disboscamenti
[ASCOLTA]

L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA
8/04@La Claque, Genova
9/04@100dieci, Perugia
14/04@Teatro Quirinetta, Roma
15/04@Smav, Santa Maria a Vico (CE)
16/04@I Candelai, Palermo
23/04@Circolo Magnolia, Segrate (MI)
24/04@Deposito, Pordenone
30/04@The Cage, Livorno
Francesco De Leo parte col tour del suo recentissimo Palazzina Liberty e con le sue inedite sonorità
[ASCOLTA]

THE CHAMALEONS
6/04@Arci Zone K, Ferrara
7/04@Urban Live Music Club, Perugia
8/04@Traffic Club, Roma
9/04@App Colombofili, Parma (con The Danse Society)
10/04@Padiglione 14, Collegno (TO)
La band Post-Punk Darkwave inglese autrice nell’83 del mitico Script of the Bridge torna in tour nel nostro Paese
[ASCOLTA]

FUZZ ORCHESTRA 
1/04@Dong, Recanati (MC)
2/04@Benicio, Giavera del Montello (PD)
3/04@Freakout Club, Bologna
8/04@Karemaski Multi Art Lab, Arezzo
9/04@Arcipelago, Cremona
10/04@ARCI Bolognesi, Ferrara
15/04@Circolo Libero Pensiero, Lecco
16/04@Blah Blah, Torino
22/04@Viaroma 17, Vicenza
23/04@Wave, Misano Adriatico (RN)
29/04@Astro Club, Pordenone
Altro tour con nuova uscita, questa volta per la Fuzz Orchestra ed il suo Uccideteli Tutti! Dio Riconoscerà i Suoi
[ASCOLTA]

MICAH P. HINSON
10/04@Circolo Magnolia, Milano
11/04@Cinema Massimo, Torino
12/04@Bronson, Ravenna
13/04@Monk Club, Roma 14 Zut!, Foligno (PG)
15/04@Spazio Aereo, Venezia
Lo Storyteller di Memphis in concerto con la sua band per 6 date italiane
[ASCOLTA]

WILLIAM BASINSKI
12/04@Superbudda, Torino
13/04@Sala dei Giganti di Palazzo Liviano, Padova
15/04@Ex Dogana, Roma
16/04@Sala Vanni, Firenze
17/04@Santeria Social Club, Milano
Appuntamento assolutamente imperdibile con il grande compositore sperimentale statunitense che presenterà la sua nuova composizione A Shadow in Time, requiem in memoria di David Bowie. Nelle date di Torino e Milano ad aprire per Basinski sarà Paul Beauchamp autore lo scorso anno dell’ottimo Pondfire
[ASCOLTA]

GANG OF FOUR
2/04@Spazio 211, Torino
Post Punk e New Wave ma dallo spirito Funk, autori dei mitici Entertainment e Solid Gold
[ASCOLTA]

THE NECKS
13/04@Teatro Nuovo, Salerno
Il trio australiano con il suo Impro Jazz Rock è sicuramente tra le cose più belle che la musica ci abbia regalato negli ultimi trent’anni, imperdibili
[ASCOLTA]

BOLOGNA VIOLENTA
1/04@Circolone, Legnano (MI)
2/04@House of Melancholia Fest, Savignano (FC)
15/04@No Cage, Prato
16/04@Onda Sonora, Angri (SA)
17/04@Mat, Terlizzi (BA)
18/04@Scumm, Pescara
22/04@Fabrik, Cagliari
23/04@The Hor, Sassari
28/04@Zazzabar, Carpi (MO)
29/04@Spazio 211, Torino
30/04@Luca’s Bar, Tezze Sul Brenta (VI)
Comincia ad aprile il tour di Discordia, il primo full-length della nuova formazione Manzan/Vagnoni.
[ASCOLTA]

IL PUGILE
6/04@‪‎Diagonal‬, Forlì
16/04@Magazzino sul Po, Torino
23/04@The Family Circolo di Albizzate, Varese
29/04@Torino Jazz Festival, Torino
Il trio torinese è ancora impegnato con il tour di Round Zero, il round n.0 del loro percorso musicale.
[ASCOLTA]

MUGSTAR
8/04@Frame House, Verona
9/4@Arci Taun, Fidenza
10/4@Marac, Milano
12/4@Dal Verme, Roma
14/4@Magazzino Sul Po, Torino
La band inglese toccherà anche il suolo italiano nel tour europeo di Magnetic Seasons, il loro ultimo album
[ASCOLTA]

Read More

Battles @ Quirinetta, Roma 30/03/2016 [LIVE e PHOTO REPORT]

Written by Live Report

We’re the Battles and we’re from NYC. David Konopka sale sul palco per primo ed è l’unico a scambiare due parole con il pubblico, ricordando il Brancaleone dell’ultima volta in cui i Battles si erano esibiti in città. Poche chiacchiere e tonnellate di energia tonificante: questo è stata la performance di mercoledì scorso al Teatro Quirinetta, gradevole location a due passi da Via del Corso.

Lo Spring Attitude Festival 2016 è iniziato così, con l’Elettronica della miglior specie, quella a servizio dell’estro Math Rock di una formazione nata come supergruppo ma che viaggia ormai spedita per la sua strada, con ben tre dischi all’attivo nel roster Warp Records, l’ultimo dei quali (La Di Da Di) uscito appena lo scorso anno.

Quella dei Battles è stata una performance a dir poco sorprendente. Che i tre newyorkesi avessero le carte in regola per stupirci c’era da immaginarselo, ma la resa in versione live è stata al di sopra di ogni aspettativa.
Al centro dello stage la batteria di John Stanier sovrasta il pubblico dall’alto di un piatto a mo’ di stendardo, che lui gode nel picchiare senza tregua, grondante di sudore eppure senza perdere in eleganza. A sinistra, le Stan Smith bianche di Ian Williams si producono in un contagiosi tip tap elettrici, impossibile resistere alla silhouette del polistrumentista che si contorce spasmodica mentre si destreggia con una disinvoltura sconcertante tra chitarra, tastiere e campionatori. Dal lato opposto Konopka scandisce i tempi col suo basso che si moltiplica e lavora per accumulo, in un climax ascendente senza soluzione di continuità tra un brano e l’altro, per quasi un’ora e mezza di performance totalizzante.

Per le prossime puntate dello Spring Attitude ci si rivede a maggio. Intanto gustatevi qualche scatto di questa preview pazzesca.

okIMG_3815
okIMG_3818
okIMG_3853

okIMG_3861
okIMG_3869
okIMG_3891

okIMG_3792
okIMG_3907

Read More

Recensioni | aprile 2016

Written by Recensioni

Lucio Leoni – Lorem Ipsum (Alt Pop, Rap, Ska) 6,5/10
loremipsum
Stornelli romani che illustrano beffardi la generazione di quelli nati negli anni ‘80, che a volte si accalcano in spoken di Rap nostrano, altre volte molleggiano su melodie composte e vagamente sintetiche. L’album di esordio di Lucio Leoni è ironico e singolare, un’eccentrica voce fuori dal coro che merita sicuramente più di un ascolto.

[ ascolta “Domenica” ]

Martingala – Realismo Magico Mediterraneo (Indie, Blues) 6/10
Martingala_Realismo-Magico_coverAnima Blues, vestito Indie e tante esperienze diverse alle spalle: loro sono i Martingala, progetto parallelo ai Café Noir di Alessandro Casponi, Davide Rinaldi ed Emanuele Zucchini. Il loro disco d’esordio ci parla delle maree dell’animo umano raccontate in chiave blues-dream risultando pregno di un empirismo italo-Shoegaze. Alla luce di ciò nessun titolo fu mai così azzeccato.
[ ascolta “La prima volta che ascoltavo musica” ]

Med In Itali – Si Scrive Med In Itali (Jazz Samba, Swing, Songwriting) 7/10
si-scrive-med-in-italiCantautorato ironico dal retrogusto amaro e sfrontatezza Jazz per il secondo album del collettivo piemontese. L’estro nelle composizioni, in bilico tra tropicalismi e retromanie, regala scorrevolezza a un disco strutturato bene e suonato anche meglio. A volte la tradizione musicale italiana riesce ad evolversi in maniera diversa, senza necessariamente precipitare nel Lo-Fi e nell’Indie Pop.
[ ascolta “Comico” ]

LNZNDRF – LNZNDRF (New Wave, Psych Rock) 7,5/10
005141208_300Supergruppi che hanno la faccia di quelli che suonano insieme da decenni. Il progetto che vede impegnati i gemelli Devendorff (The National) e Ben Lanz (Beirut) è un esercizio ispirato e compatto, tra ambientazioni rarefatte e psichedelia ipnotica, in direzioni inaspettate per chi temeva una mera collisione tra i sound delle due band di provenienza.
[ ascolta “Future You” ]

Heathens – Alpha (Electro, Dark Wave, Trip Hop) 7,5/10
Heathens-AlphaCon Tommaso Mantelli aka Capitain Mantell alla produzione, il sound dei veneti Heathens si fa mellifluo ed elegante, un’oscurità elettrificata al neon che echeggia ai Radiohead e ai Massive Attack ma che non è mai ruffiana. Tra le collaborazioni, anche Nicola Manzan (Bologna Violenta). Maturità compositiva fuori dal comune per una formazione che è appena al secondo disco.
[ ascolta “Parallel Universes” ]

Nonkeen – The Gamble (Elettronica, Lo-Fi, Avantgarde) 8/10
homepage_large.1e761990Nils Frahm
come Re Mida, che maneggia vecchi nastri e li trasforma in oro. Con gli stessi compagni di allora, tra levigature e campionamenti le incisioni di Frahm quindicenne diventano impasto sonoro denso e magnetico. Il progetto Nonkeen è Elettronica suonata che ammicca al Krautrock e al Prog, ma con la disinvoltura di una jam session.
[ ascolta “Saddest Continent On Earth” ]

W.Victor – Che Bella Cacofonia (Alt Folk, Cantautorato) 7/10
w-victor-che-bella-cacofoniaCi porta a spasso per generi e luoghi questo ultimo lavoro di W.Victor, che guarda al Folk del sud della penisola ma anche a quello balcanico, e ci srotola sopra un songwriting intimo e scanzonato allo stesso tempo. Strumentazione tradizionale e un timbro vocale intenso sono sufficienti a completare un disco ironico e ispirato.
[ ascolta “Sempre Canto Per Lei” ]

Silence, Exile & Cunning – On (xxxxxx) 6/10
12122620_1065312083500354_1700802864376002040_nTutt’altro che nostrano il sound di questa italianissima formazione, che guarda con criterio al Post Punk frivolo degli Arctic Monkeys ma poco si sforza di aggiungere alla formula collaudata, tra parentesi Funk e qualche surfata di devozione ai Beach Boys. Il risultato è omogeneo e ben suonato, ma forse non basta per fare breccia nelle orecchie.
[ ascolta “Last, Proximate End” ]

Wild Nothing – Life of Pause (Synth Pop, Dream Pop) 5,5/10
downloadffffffAl terzo lavoro in studio l’autocitazionismo è di certo una scelta prematura. Jack Tatum ha tirato a lucido la produzione ma si è dimenticato di aggiungere l’ingrediente infallibile che aveva usato in Gemini e in Nocturne: l’intensità. Se non l’avesse fatto, probabilmente avremmo digerito qualsivoglia variazione sul tema. Risveglia dal torpore “To Know You”, ma solo perchè suona preoccupantemente Talk Talk.
[ ascolta “A Woman’s Wisdom” ]

 L’Orso – Un Luogo Sicuro (Synth Pop, Indie) 5/10
12813967_991014817635835_3173083255426462977_nL’Indie Pop de L’Orso è in preda a un’infatuazione per l’Elettronica easy e un po’ datata. Senza alcuna pretesa di trovare esperimenti arditi in un disco Pop, il risultato resta comunque eccessivamente banale. Gli episodi faciloni non riescono ad essere appiccicosi quanto in realtà vorrebbero, e gli incisi di cantato quasi Rap non aiutano.
[ ascolta “Non Penso Mai” ]

Igor Longhi – The Flow (Modern Classical) 6,5/10
Igor Longhi è un pianista triestino che si muove nell’ambito del minimalismo neoclassico. Un ascolto piacevole, un Ep nel quale Longhi mostrerà un’anima melodica che nella sua semplicità risulterà ricca di sentimenti e sfumature. Seppur non ancora ai livelli degli attuali e principali autori del genere questa naturalezza, leggera e cinematografica, colloca sicuramente Longhi tra i nomi più promettenti dello stesso.
[ ascolta “#loveisgenderfree” ]

Read More