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Cristina Donà – Così Vicini

Written by Recensioni

Ciò che mi sorprende dell’ottavo disco dell’incantautrice Cristina Donà è la voglia che ha ancora di giocare, di tessere le sue canzoni di dettagli e rifrazioni, di non esaurirsi nel compito, nell’abuso del già fatto, ma di procedere sempre in avanti, o di lato, anche per piccoli scarti: non è che si faccia sperimentazione, ma almeno si testano soluzioni non ovvie, soprattutto per quanto riguarda gli arrangiamenti (di Saverio Lanza), ma anche nelle armonie, nelle linee melodiche (“L’Infinito nella Testa”, “Perpendicolare”, “Senza Parole”). Così Vicini è un disco piccolo, intimo, sussurrato, ma con grazia luminosa, preziosa. Intessuto di parole dirette, scarne, semplici, ma dagli accostamenti che risuonano di un’eco profonda (“Corri da me che i pianeti si spostano / e prima o poi sposteranno anche noi”, “Corri da Me”; “Hanno chiesto di te le sedie, il tavolo, il divano / un soprammobile da poco ritrovato / era nascosto come me che ti aspettavo”, “Il Tuo Nome”). È un disco che miscela atmosfere, musica e testi imbevendoli di luce calda, e tutto sembra al suo posto, in un ordine naturale e quasi miracoloso – e che, a questo proposito, mi ricorda l’ultimo di Carmen Consoli, Elettra, anche se con altre sonorità, e un’altra poetica. Sonorità che qui vanno da un mood seventies posato e elegante (la title track) ad un Rock morbido e senza spigoli (“Il Senso delle Cose”), in un pastiche sonoro spesso incatalogabile, onnivoro, iridescente.

Cristina Donà ci racconta i ricordi dell’infanzia, l’amore per la propria terra, i bisogni e gli affetti, il desiderio anche fisico, il fascino dell’infinito e dell’imprevedibile, del sentirsi vivi e del dirsi vivi insieme, il tutto guardato dal basso, con gli occhi dei bambini, lo sguardo di chi si è appena svegliato, di chi vede le cose per la prima volta, o si ricorda di com’era scoprirle allora. Così Vicini ha il candore di una vita nuova, ed è piacevole lasciarcisi andare, lasciarsi sorprendere.

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