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Il Video della Settimana: Albedo – “Astronauti”
“Astronauti” è il secondo video estratto da Metropolis (Massive Arts -V4V), quarto album in studio degli Albedo, per la regia di Francesco Roma.
Che cosa pensi di quelle stelle luminose così lontane? Potranno davvero ospitare qualcuno? Basterebbe anche solo uno, o forse noi due, ma dovrebbe essere un pianeta enorme, fatto di gomma per non farci mai del male.
Che cosa pensi di questa vita rumorosa? Siamo solo un caso o siamo nati per qualcosa di magnifico? Qualcosa di magnifico in cui perdersi.
Liriche essenziali su tappeti del miglior Post Rock italico, “Astronauti” conferma la maestria degli Albedo nel coniugare distorsioni e cantautorato.
“Astronauti”: il nuovo video degli Albedo tratto da Metropolis
“Astronauti” è il secondo video estratto da Metropolis, quarto album in studio dei milanesi Albedo, per la regia di Francesco Roma che lo presenta così:
Perdersi nel proprio io fino a scomparire.Un viaggio interiore e onirico, in un non luogo naturale ed oscuro fatto di allucinazioni e ricordi.
Video Credits:
REGIA
Francesco Roma
DOP
Gabriele Ruggi
EDITING e POST PRODUZIONE
Francesco Roma
ATTORI
Lorenzo Ficara
Lisa Valcarenghi
La prima edizione del Truentum Music Fest, questo weekend a Martinsicuro (TE)
Sabato 1 e Domenica 2 agosto si terrà la prima edizione del Truentum Music Fest, organizzato dal Comune di Martinsicuro, in provincia di Teramo.
L’evento è totalmente gratuito e si terrà in Piazza Cavour, a due passi dal mare.
Ecco la line-up completa e gli orari!
SABATO 1 AGO:
Ore 22:00 Borghese
Ore 23:00 albedo
Ore 00:00 Maria Antonietta
DOMENICA 2 AGO:
Ore 22:00 Two Guys, One Cup
Ore 23:00 Black Eyed Dog
Ore 00:00 Jennifer Gentle
I DJset pre-serata saranno invece a cura di Pink Rabbits
evento facebook – https://www.facebook.com/events/120110518325550/
A Night Like This Festival: il Cast Definitivo
A Night Like This Festival, il festival di musica indipendente immerso nel suggestivo borgo medievale di Chiaverano (TO) che si terrà sabato 18 luglio, chiude la sua line up con alcune piccole chicche per prendere l’esperienza del festival ancora più particolare.
Dopo l’annuncio dei nomi sui palchi principali, saranno tre artisti ad incantare sul pontile del Lago Sirio la mattina di domenica 19 luglio dalle 12: Morning Tea, una voce e una chitarra, Bea Zanin, violoncellista che spazia in tutti i generi musicali e Fade, musicista eclettico che spazia in molti sottogeneri della musica elettronica.
A far ballare fino a notte inoltrata sabato 18 l’aftershow al Camping dei Laghi ci sarà Capibara, producer romano un’anima sensibile travestita da nerd.
Si parte con A Place To Bury Strangers, la band noise rock psichedelica di New York che porterà sul palco del festival l’acclamato nuovo album Transfixiation, quarto lavoro in studio pubblicato lo scorso febbraio, nonché il primo registrato con il nuovo batterista Robi Gonzales.
Poi i Drink To Me, band di Ivrea tra le più quotate della scena italiana grazie al suo elettro-pop brillante, che presenteranno il loro ultimo album, Bright White Light, uscito ad ottobre per 42 Records.
I Jennifer Gentle sono un nome ormai storico dell’indie italiano e una delle band nostrane più conosciute all’estero, anche grazie alla firma per la leggendaria etichetta statunitense Sub Pop. Una sicurezza live, cosa che stanno dimostrando ancora nel tour di supporto ai Verdena di questi mesi.
Un altro nome straniero sono i Girls Names, band di Belfast che è passata da un art rock molto scuro a suoni molto più elettronici senza perdere la vena dark.
Altro nome degno di attenzione e sulla bocca di tutti nell’ultimo periodo: i C’mon Tigre, misterioso collettivo internazionale fondato da due musicisti che mantengono ignota la propria identità, lasciando parlare per sé la loro world music che viaggia tra Africa, Mediterraneo e deserti statunitensi.
Populous è un musicista e producer salentino che ha attirato molta attenzione anche all’estero con il suo ultimo album Night Safari, un viaggio esotico tra suoni world e ricerca elettronica, tra antichi strumenti etnici e i bassi della 808.
Nuovo disco da ascoltare dal vivo anche per IOSONOUNCANE, che con il secondo album Die, pubblicato a marzo, propone un collage di suoni che mescola il digitale di campionatori e sintetizzatori con i suoni degli strumenti tradizionali, tra chitarre, organi, flicorni, canti tenorili e molto altro ancora.
I Welcome Back Sailors sono un altro dei nomi di punta di un certo modo tutto italiano di fare electro-dream-pop, e la riprova si è avuta con l’uscita del loro ultimo album Tourismo, definito da tutti uno dei pochi dischi italiani di respiro internazionale.
Oltre a loro Stearica, Edipo, gli Albedo, gli Abiku, Joan Thiele, i The Circle, Giorgieness, i Rame, i Finistère, gli L-Noir, i Parados i Victoria Station Disorder e gli Ongaku Motel.
In apertura ai concerti l’inedito set di organo, voci e rumori della polistrumentista Carlot-ta, costruito ad hoc sulle sonorità dell’antico strumento della Chiesa di San Silvestro di Chiaverano, dove si svolgerà lo spettacolo, tra un cupo e sofferto blues e malinconie folk.
Anche quest’anno A Night Like This Festival non offrirà solo ottima musica: la fotografia avrà un ruolo importante all’interno della rassegna, con due mostre fotografiche realizzate dall’Associazione Culturale Reflextribe. Si rinnova inoltre la collaborazione con la community Instagram IGWORLDCLUB, che promuoverà un contest con l’hashtag #altrevisioni della durata di 12 settimane, al termine delle quali verranno selezionate le 12 foto che faranno parte di un calendario in vendita al festival, il cui ricavato sarà devoluto all’Associazione ONLUS Piccolo Carro di Chiaverano. Torna inoltre per il secondo anno consecutivo la mostra a cielo aperto di artisti emergenti, anche per questa edizione a cura di Gianluca Gramolazzi; l’esposizione si intitolerà (E)coesistenze ed avrà tema green, con al centro del concept l’interazione uomo-natura.
Ormai giunto alla sua quarta edizione, A Night Like This Festival promette un viaggio ipnotico e coinvolgente, in una location mozzafiato. Strutture convenzionate e servizi navetta collegheranno la vicinissima stazione di Ivrea all’area concerti e al campeggio sulle sponde del Lago Sirio, nelle cui acque è possibile (e consigliato!) nuotare circondati da un paesaggio magico.
SABATO 18 LUGLIO 2015
Chiaverano (TO)
Piazza Ombre, 1
www.anightlikethisfestival.com
www.facebook.com/ANightLikeThisFestival
twitter: @anightlikethisfestival
La Band della Settimana: Gouton Rouge
Dopo l’ottima accoglienza dell’album d’esordio, Carne, i Gouton Rouge spingono il loro suono verso un mix unico e personale di new wave, surf, noise, pop e shoegaze e si avvalgono della partecipazione di tanti amici incontrati durante il proprio percorso musicale come Raniero Neri degli Albedo, Riccardo Della Casa dei Wemen e Riccardo Montanari dei Belize.
SCARICA GRATIS L’ALBUM QUI
Giungla dei Gouton Rouge in free download
Dopo l’ottima accoglienza dell’album d’esordio, Carne, i Gouton Rouge spingono il loro suono verso un mix unico e personale di new wave, surf, noise, pop e shoegaze e si avvalgono della partecipazione di tanti amici incontrati durante il proprio percorso musicale come Raniero Neri degli Albedo, Riccardo Della Casa dei Wemen e Riccardo Montanari dei Belize.
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Metropolis il nuovo album degli Albedo in free download
Metropolis è il quarto disco in studio degli Albedo. Il titolo è un tributo al capolavoro omonimo di Fritz Lang, capostipite della fantascienza al cinema. Metropolis si sviluppa infatti come un racconto, una sorta di moderna Odissea, ambientato nel futuro, in rigoroso ordine cronologico e narrato in prima persona. È la storia di un allontanamento obbligatorio, di un viaggio oscuro dalle terre di origine del protagonista, devastate dalla povertà e dalla miseria, verso un grande agglomerato urbano, Metropolis appunto, alla ricerca di una via d’uscita, di un modo per reagire, per cambiare il proprio destino dettato da una ancestrale profezia.
Albedo – Metropolis
L’ultima fatica degli Albedo è un ancora una volta un concept album, anche se in senso meno stretto rispetto al poetico viaggio nel corpo umano che fu Lezioni di Anatomia un paio di anni fa. Gli spunti che trae dal capolavoro di Fritz Lang da cui mutua il nome confluiscono nelle atmosfere e nelle liriche, tracciando un filo conduttore mai troppo vincolante, che rende l’album un lavoro organico ma che lascia spazio a molti temi: la città e le sue contraddizioni, l’incomunicabilità di realtà sociali che coesistono senza toccarsi, ma anche la religione, i confronti generazionali, i meccanismi con cui si innesca l’odio. Sembra un po’ che le dieci tracce di Metropolis si prendano l’onere di andare a verificare le inquietanti previsioni di una quella che fu una pellicola estremamente lungimirante. Metropolis non è immediato come il suo fortunato predecessore perchè è meno irruente: la tracklist è intervallata da incisi di pochi minuti che conferiscono un ritmo un po’ inusuale all’ascolto, per poi srotolare gli episodi più catchy alla fine, senza mai ricorrere ad escamotage sfacciatamente Pop. Se Lezioni di Anatomia ha il pregio di colpire al primo ascolto, in compenso Metropolis merita tutti gli ascolti che necessita. Il sound poggia su un valido Alt Rock che si concede ispirazioni Post Punk (“Partenze”) e New Wave (“Replicante”) e costruisce un mood inquieto e viscoso fatto di giri di chitarra ben assestati, che spingono sulle parole scelte con cura. Il songwriting è tagliente sia nelle citazioni più testuali, come in “La Profezia”, meno di due minuti di piano e riverberi per dipingere le vuote esistenze dei privilegiati in cima ai grattacieli della città di Metropolis, che nelle derive più introspettive (“I Miei Nemici”, “Sei Inverni”) e nei quesiti spiazzanti di un dialogo in prima persona con Dio (il singolo “Higgs”). A starlo a sentire, il Rock degli Albedo non sembra affatto volersi attardare su strade già percorse, e con radici sonore ben piantate si dimostra capace di trovare ogni volta il modo giusto per raccontare una nuova fase. Buon per tutti, compresi noi.
Metropolis, il nuovo concept album degli Albedo
Uscirà il 16 marzo in digitale e Cd per etichetta Massive Arts (Fratelli Calafuria, Nadar Solo) e free download per V4V-Records, Metropolis, il quarto disco degli Albedo reduci dal successo di Lezioni di Anatomia (V4V-Records 2013). Metropolis è il quarto disco in studio degli Albedo. Il titolo è un tributo al capolavoro omonimo di Fritz Lang, capostipite della fantascienza al cinema. Metropolis si sviluppa infatti come un racconto, una sorta di moderna Odissea, ambientato nel futuro, in rigoroso ordine cronologico e narrato in prima persona. È la storia di un allontanamento obbligatorio, di un viaggio oscuro dalle terre di origine del protagonista, devastate dalla povertà e dalla miseria, verso un grande agglomerato urbano, Metropolis appunto, alla ricerca di una via d’uscita, di un modo per reagire, per cambiare il proprio destino dettato da una ancestrale profezia. La spinta al benessere materiale, negli anni, tocca territori più profondi nello spirito dell’io narrante, che avvia una disperata ricerca di se stesso: “Chi sono io? Da dove vengo?” Queste domande sorprendono per la loro spiazzante semplicità ma sono solo il principio di una feroce analisi di una civiltà distratta, meccanizzata e spersonalizzata, senza più un Dio a dare conforto o in cui credere, espressa dal punto di vista del protagonista, innocente, puro, giacché giunge da un luogo lontano, diverso e distante dall’inumana Metropolis. Un racconto nel futuro proiettabile a ritroso, nel presente, che attraverso il linguaggio della metafora, riferimento continuo nella poetica della band, svela e analizza vizi e perversioni dei tempi di oggi”.
Albedo 22/02/2014
Confesso che per me la serata inizia piena di malumori. Ed è noto ai più che di una fanciulla con le paturnie di sabato sera c’è da aver paura come di una mina inesplosa.
È la prima occasione che ho di ascoltarli dal vivo, questi Albedo. Singolare combinazione quella tra quattro milanesi ed una etichetta abruzzese. I ragazzi sono reduci da un live a Vasto. L’Abruzzo è diventato per loro una seconda casa grazie al terzo album, Lezioni di Anatomia, uscito per V4V Records. Sono ben assortiti, vanno dallo stesso parrucchiere. Un amico mi fa notare la spiccata somiglianza del batterista con Dave Grohl. È quantomeno un buon auspicio. Scoprirò più tardi da lui stesso che ogni volta in cui si suona prima o poi arriva qualcuno che gli fa questa osservazione. Qualche giorno dopo il live leggerò anche che gli Albedo sono coinvolti nel progetto When I Was an Alien, la compilation di cover dei Nirvana che uscirà il 5 aprile per Inconsapevole Records per il ventesimo anniversario della morte di Kurt Cobain. Insomma, non ci siamo inventati niente.
Da un po’ di anni a questa parte inizio a sentirmi troppo vecchia per fare un sacco di cose, ma mai per infilarmi in una scatola di decibel 2×2. Grazie al direttore artistico, Massimo Bonfigli, il Gala Caffè di Martinsicuro rappresenta un contesto atipico, in cui la programmazione, svincolata da agenzie di booking, è interessante e variegata.
Ok, mi fido.
Suoni fluidi e possenti. Primordiali, niente affatto articolati. Ciò nonostante i pezzi si susseguono con arrangiamenti sofisticati, e la voce riverberata di Raniero Federico Neri fonde il tutto rendendolo mai banale.
I brani di Lezioni di Anatomia – concept album fatto di metafore del corpo umano, si potrebbe definirlo un viaggio interiore in ogni accezione del termine – si alternano a quelli dei due precedenti album. Li distinguo nettamente, con quelle melodie nervose. Quest’ultimo album risulta invece un lavoro più intimista, ma senza perdere di spessore. Il songwriting è tagliente e curato, incollato ad atmosfere Post Rock di vocazione anni 90.
La decisione di rendere disponibile in free download tutti i loro dischi la dice lunga sull’approccio degli Albedo al mondo della musica. E a vederli mi sembra che questi ragazzi siano qui semplicemente perché a suonare insieme si divertono proprio un sacco, e che venga loro spontaneo quanto lo sia il calcetto del martedì per altri appartenenti al genere maschile.
Dammi qualcosa che possa nutrirmi davvero, ascolto in “Stomaco”. La stessa sorpresa che si prova quando l’oroscopo ci azzecca e la stessa ingenua sensazione che stiano parlando proprio con me. Che poi è quella che ci fa affezionare ad un pezzo. E mettici pure che io stasera ho le paturnie.
“L’Amore è un Livido” parla di esercizi di stile per sembrare migliori. Vengo da una settimana piena di cose del genere. Dios mio, allora esistono ancora uomini in grado di capirmi. L’ascolto è ormai in discesa. Mi perdo in ogni parola e poi mi godo le morbide code strumentali.
Se per tutta la durata del live non mi sono sembrati affatto Indie (nell’accezione modaiola del termine) loro mi confermano il ripudio per la categoria chiudendo con “La musica è una merda”, che fa parte del periodo incazzato. E invece guardo voi poveri scemi deficienti, v’improvvisate gay, intellettuali irriverenti, mettete i dischi a palla nei club post londinesi, lasciatemelo dire che non lo sapete fare. Ne rido di cuore. Sindrome pre-mestruale definitivamente archiviata.
In tutto ciò, giuro che l’intensità degli Albedo on stage l’avrei percepita anche in condizioni umorali regolari. Non si sfugge dal cantautorato efficace, quello che ti parla all’orecchio delle complesse sfumature dei rapporti interpersonali, ma anche del quotidiano rendendolo poesia. Abbinato ad una ricchezza di suono, chitarre ed elettronica che si incastrano in dettagli e sfumature, diventa un episodio decisamente da tenere d’occhio.
E poi c’è poco da obiettare contro il lato emozionale di un live show. Se passi la settimana successiva con la discografia in loop vuol dire che i ragazzi hanno fatto il loro sporco lavoro.