All About Kane Tag Archive

Recensioni | agosto 2015

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Ben Miller Band – AWSOF (Country, 2014) 8/10

Un secondo album spettacolare per il trio Ben Miller, Doug Dicharry, Scott Leeper che unisce in dodici tracce dal sapore Country tutta la propria esperienza e classe, miscelando Bluegrass, Americana e Southern Rock in un sound estremamente tradizionale ma che riesce a non emanare mai lo sgradevole odore di anacronismo.

Gab de la Vega – Never Look Back (Cantautorato, Punk, 2015) 7,5/10

Il cantautore Punk Folk bresciano Gab de la Vega torna e stupisce tutti con dieci nuovi pezzi e un’interpretazione di “Never Talking to YouAgain”, un grande classico degli Hüsker Dü. Un po’ ricorda quanto fatto recentemente da Tv Smith, ma c’è anche tanto di Bob Dylan e Neil Young. Da non lasciarselo sfuggire!

Stearica – Fertile (Post Rock, Math Rock, 2015) 7,5/10

Essere scaraventati al muro dalla potenza del suono non è cosa che succede troppo spesso. Gli Stearica ci riescono, in versione digitale quanto in versione live, a botta di drumming energici, bassi e chitarre distorti.

Lydia Lunch/Retrovirus – Urge to Kill (No Wave, Post Punk, 2015) 7/10

Lydia Lunch scrive il capitolo del progetto Retrovirus, riunendo sul palco Weasel Walter alla chitarra, Tim Dahl al basso e Bob Bert (Sonic Youth) alla batteria. Nove tracce per ripercorrere la carriera della “big sexy noise queen” e una ciliegina sulla torta: la cover di “Frankie Teardrop” dei Suicide.

OoopopoiooO – OoopopoiooO (Sperimentale, Ambient, 2015) 7/10

Due maestri del theremin creano un nome impronunciabile, sintomo di un universo distorto, onirico, pazzoide. Quella pazzia sana, che fa andare oltre le spesse barriere del Pop e mischia strumenti, giocattoli, elettronica, parole e voci che sembrano arrivare dalle zone più nascoste del nostro cervello. Tredici brani che sembrano difficili al primo ascolto ma che alla fine ci sembreranno vicini alle orecchie come ronzii di insetti.

All About Kane – Seasons (Pop Rock, 2015) 7/10

Gli All About Kane alla loro seconda prova discografica intitolata Seasons, confermano l’ottimo esordio con Citizens e aggiungono alla loro dna british un pizzico di sperimentazione che si spinge verso il Pop e l’Alternative. Seasons è un interessante insieme di melodie leggere e mood movimentati; canzoni come “Old Photograph” e “Hurricane” si fanno amare fin da subito per piacevolezza e orecchiabilità. Nonostante spesso la voce del cantante ci ricordi molto Brian Molko dei Placebo, gli All About Kane riescono a mantenere viva la propria identità per tutto l’album, offrendo all’ascoltatore qualcosa di interessante e ben realizzato. Anche se uscito da qualche mese lo consigliamo per tutti i viaggiatori estivi che hanno voglia di una sferzata di aria fresca.

My Own Prison – Sleepers (Hard Core, 2015) 7/10

Cagliaritani, i My Own Prison, dimostrano con questo loro lavoro di conoscere decisamente bene l’hard core e di possedere tutta la tecnica per poterlo personalizzare. Tutto il disco è fondato sull’infuenza grind e su un cantato growl che muove su ritmi serratissimi di basso e batteria (al limite dell’agilità), che non si concedono tregua neppure in “Sleepers Eve”, caratterizzata da un timbro chitarristico dal sapore Indie-Pop, o nella più intima “Temper Tantrum”. Dieci tracce per un full lenght davvero pieno di energia, decisamente per gli appassionati del genere.

Solkiry – Sad Boys Club (Post Rock, 2015) 6,5/10

A due anni di distanza dall’album d’esordio, torna il quartetto australiano con il suo dinamico Rock strumentale di chiarissima ispirazione mogwaiana. Un disco potente e variegato, che riesce a cullare tutto lo spettro di emozioni che si accavallano nei sogni ad occhi aperti e che ha l’unico difetto di mostrarsi troppo incapace di osare davvero, risultando troppo banale e ripetitivo nella scelta pura dei suoni.

A Minute to Insanity – Velvet (Grunge, Stoner, 2014) 6,5/10

Il Grunge non è morto. Gli A Minute to Insanity da Cosenza lo dimostrano con orgoglio in questo ep. La chitarra e la voce “consumata” di Francesco Clarizio, insieme al basso di Antonio Trotta e alla batteria di Francesco Lavorato, ti riportano lì, in quegli anni Novanta che non sono ancora messi in archivio del tutto.

Attribution – Whynot (Rock’n’Roll, 2015) 6,5/10

Potente e autorevole questo Whynot dei bergamaschi Attribution, album che mescola un’attitudine classicamente Rock and Roll ad una commistione di generi che invece di risultare indigesta esalta le qualità di ogni singolo componente (prezioso l’uso dei fiati). Da ascoltare soprattutto il divertente Funk di “Scofunk” e la bella rivisitazione di “Cold Turkey” di John Lennon.

La Sindrome della Morte Improvvisa – Ep (Stoner, Noise, Hard Rock, 2013) 6,5/10

Un vero e proprio calderone: fondete Stoner, Noise e Hard Rock e otterrete la giusta ricetta sonora; un sound che appartiene più all’America che all’Italia e forse in questo la lingua non aiuta molto (sarebbe stato più giusto cantare in inglese!). Nonostante ciò un lavoro maturo negli arrangiamenti e perfetto nella registrazione

Snow in Damascus – Dylar (Elettronica, Shoegaze) 6/10

Atmosfere cupe e sonorità che spaziano tra Elettronica e Shoegaze, per un disco d’esordio che nel complesso suona come un buon lavoro di tecnica, ma che non colpisce per la sua originalità.

Moira Diesel Orchestra – Moira Diesel Orchestra (Alternative, Post Grunge, 2014) 6/10

Orfani degli anni Novanta, i MDO ricercano costantemente sonorità a metà tra il Seattle sound e dei seminali Litfiba. Tra qualche errore di gioventù e troppi eccessi di imitazione emergono alcuni momenti interessanti come “Nostema di Posizionamento Globale” o “Ardore” che per qualche minuto cancellano i molti reminder. Rimandati.

The Moon Train Stop – EP (Rock, Alt Pop) 6/10

Echi sixties per il trio piemontese all’esordio. Un Pop alternativo luccicante, divertito, ritmato, senza eccessiva originalità ma competente. Quattro brani suonati bene, cantati così così. L’inglese non rende benissimo. Non lasciano (ancora) il segno.

La Sindrome della Morte Improvvisa – Di Blatta in Blatta (Stoner, Noise, Hard Rock, 2015) 5,5/10

Quando si incide un disco che ha il grave compito di succedere a quello d’esordio si pretende qualcosa di più; purtroppo in questo lavoro si mette in evidenza solo la bravura. Mancano i contenuti e le idee nuove. Un piccolo passo indietro quindi è stato fatto nonostante il gruppo si sia aperto ad un lato più “oscuro”.

Night Gaunt – Night Gaunt (Doom Metal, 2015) 5,5/10

I romani Night Gaunt fanno loro l’essenza dei Candlemass unendola alle cupe atmosfere dei Katatonia e alle accelerazioni di puro stampo Celtic Frost. Si resta sempre nell’ambito del Doom Metal, fedeli a un registro prestampato. Senza infamia né lode.

Marco Spiezia – Life in Flip-Flops (Cantautorato, Swing 2015) 5/10

Semplicità ed immediatezza sono le caratteristiche principali di questo disco che non fa ascoltare nulla di nuovo ma che diverte. Canzoni (quasi) sempre veloci ma dai ritmi abbastanza simili. Forse il cantautore sorrentino Marco Spiezia dovrebbe (e potrebbe) osare di più.

The Junction – Hardcore Summer Hits (Indie, Pop Punk) 5/10

Per i tre padovani, il secondo album è una nuova prova con pretese ridotte al minimo sindacale. Pezzi tirati quando basta per provare a non annoiare, qualche buona melodia, un inglese che si tradisce spesso e tantissime banalità, in una miscela di cliché Indie Rock e qualche incursione nei territori del Punk Rock (Pop meglio) da bermuda, occhiali da sole e infradito.

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A Marzo il secondo album degli All About Kane

Written by Senza categoria

Uscirà martedì 3 marzo Seasons, il secondo album degli All About Kane, quintetto della provincia di Biella che canta in inglese e suona un rock dalle influenze brit. Tredici canzoni che rappresentano soprattutto un anno di lavoro: scritto e composto tra la primavera e l’estate 2014, registrato in autunno tra il Castello di Badia a Poggibonsi e il Fonjka Studio di Cossato e prodotto dalla Fonderia Musicale grazie alla campagna su Musicraiser. Seasons, titolo che riprende appunto tutto il ciclo di lavoro del disco e il susseguirsi delle diverse fasi della vita, segna in parte un cambiamento nel suono della band verso atmosfere più rock e più legate al sound live del gruppo biellese, dove si alternano brani decisamente veloci a ballate intense. Grande attenzione ai testi che, da un lato indagano l’animo umano attraverso le tematiche del ricordo,della memoria e dei rapporti interpersonali e dall’altro aprono interrogativi sul presente e diventano riflessioni sul contemporaneo.

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All About Kane – Citizen Pop

Written by Recensioni

Lo so che fa un caldo infernale e non avete proprio nessuna voglia di stare a tormentarvi piegati davanti al pc a leggere di band semisconosciute e ascoltare impegnata musica neoclassica scandinava. Anch’io vorrei stare al mare con un Gin Lemon in mano, il sorriso da ebete stampato sul viso (mentre da sotto gli occhialoni scuri sbirciate le note chiappe chiare italiche), con in mano un libro di uno sconosciuto scrittore senegalese incontrato in spiaggia, il Mucchio Extra col viso di Gainsbourg poggiato all’ombra e nelle cuffie Jangle Pop a non finire. Invece no. Sarà masochismo o necessità ma mi ritrovo, neanche fosse un innevato dicembre, chiuso tra quattro mura crematorie ad ascoltare e scrivere e sudare e non ho neanche il tempo di accendere la tv per scoprire dal Tg1 quale sarà il tormentone dell’estate (qual è?). Però stavolta ci facciamo un favore. Vi propongo una band che potreste tranquillamente ascoltare per radio quest’agosto, per melodie, attitudine e tanto altro. Niente pesanti droni, avanguardie e feedback assordanti. Nessuno sforzo eccessivo è richiesto.

Ve li presento. Andy, Eddy, Fabry, Thom e Guido ovvero All About Kane da Biella. Il progetto nasce nel 2008 e il loro primo Ep, “Trails”, uscirà l’anno seguente. Lo scorso anno partecipano all’Heineken Jammin Festival Contest con il brano “My Little Shop” riuscendo anche a fare da headliner sul second stage con Beady Eye,

Cremonini e Coldplay. A giugno di quest’anno, finalmente vede la luce il primo album della band, Citizen Pop (notare, tra nome di band e disco, la sottile citazione del capolavoro di Orson Welles), anticipato dal singolo “Independent Lights” il cui video è girato sotto la regia di Stefano Bertelli (Marlene Kuntz, Cristina Donà, Caparezza, Nomadi, Dari (vantiamocene pure!), Bandabardò). Il risultato dei tre anni di fatiche operaie alla Fonderia Musicale di Vigliano Biellese è un sound immediatamente piacevole, basato sulle melodie più di ogni altra cosa e con un’equilibrata amalgama tra momenti acustici ed elettrici. Forse c’è ancora troppo odore di hamburger e fish ’n chips nelle note dei quattro ragazzi o forse è ancora presto per darne una valutazione corretta.

Citizen Pop si apre con “Songs At The Window”, attacco in punta di piedi quasi esclusivamente incentrato sul sempre più protagonista ukulele (utilissimo a creare quelle atmosphere Twee Pop tanto apprezzate dagli incalliti Indie di mare) e la voce molkiana di Thom. Il brano suona estremamente intenso e piacevole nonostante la sua semplicità e piace anche il suo evolversi in chiave più classica.

Passata la poco coraggiosa “Exile Supermen” arriviamo al singolo “Independent Lights”, che alterna una corposità, una carica e una melodia Pop-Rock degna delle grandi band da stadio come gli U2 a passaggi più oscuri e intimi da far invidia ai primi Fanfarlo. Bellissima la ballata “Madness We Need” nella quale la chitarra si manifesta come i colori d’un sogno, il basso danza come in un ballo anni sessanta e la voce di Thom si prende il centro della pista mettendosi in mostra con tutte le sue potenzialità. La voce viene raggiunta da quella di Marella Motta nella successiva In “This Black Night” per un duetto azzeccato tanto quanto il ritornello fresco e il riff di chitarra dal sapore stars and stripes. Con “Sorry For The Delay” si torna a godere delle tonalità morbide e rapite che sembrano essere una delle cose che meglio riesce agli All About Kane. Ma riesce benissimo anche una cosa diversa come “Rainbows Are Collapsing”, nel quale il sound prende velocità sotto la carica della batteria di Eddy. Il brano, concentrato di speranza e desiderio di opporsi, è un perfetto esempio di quella che è la musica dei biellesi. Vi sembrerà di ascoltare un misto di Fanfarlo, U2 e Placebo eppure le variabili fonti d’ispirazione sono tanto numerose che potreste trovare celati riferimenti completamente diversi. Ovviamente la cosa può essere vista tanto quanto un pregio (non è certo lusinghiero suonare identici a una band esistente) che come un difetto (sembrare simili a tanti può creare difficoltà a sembrare se stessi) ma siamo certi che tempo e maturità aiuteranno a limare gli ovvi problemi. L’attacco piano-voce e colpi di cuore impazzito di “January” sembrano il preludio a follie cabarettistiche stile Dresden Dolls ma in realtà il pezzo prosegue in una linearità quasi eccessivamente melliflua con sporadici inserti glitch a provare ad alzare un po’ la polvere. Alla fine il risultato è un pezzo di puro Pop dai capelli rossi (ammetto che ascoltarlo mi ha fatto pensare a Tori Amos) non troppo apprezzato da chi vi parla ma che potrebbe attecchire su un pubblico più radiofonico. In “Carry On” gli All About Kane provano a cambiare strada mescolando acute note folk, ritmi vagamente giamaicani e fiati irridenti ma il risultato non convince troppo. Ancora una ballata dal titolo “The First Lovers” che farà certamente sognare gli adolescenti brufolosi grazie ad una musicalità quanto mai gradevole nella sua banalità (del resto ci sono suoni che piacciono prontamente all’orecchio più di altri) e quindi il finale “Marzyplans” che punta ancora su ritmi leggeri e mai invadenti. Per chiudere, visto che ho scritto anche troppo per essere il nove luglio d’una torrida estate e sia io che voi abbiamo necessità fisica di una Nastro gelata, difficile dire quanto sia apprezzabile questo Citizen Pop. Al primo ascolto sembra certamente orecchiabile e gustoso ma in seguito le cose cambiano. Voglio essere sincero fino in fondo. Non mentivo all’inizio quando vi ho detto che vi avrei parlato di una “band che potreste tranquillamente ascoltare per radio quest’estate”. Non mentirò ora. Per i miei gusti tutto è troppo Pop, sia il cantato sempre in primo piano, che le melodie a volte ripetitive cosi come quel sound che non si muove mai da invisibili ma presenti e precise linee guida evidentemente necessarie per provare ad avere successo. Sembra pieno di tanta roba ed effettivamente tra arrangiamenti sfarzosi e altre scelte artistiche del genere non è certo un timbro semplice. Eppure lo sembra fin troppo. Come parlare troppo e dire poco. Quando si piega verso il Pop-Rock, il sound suona come i momenti peggiori della band di Bono e troppo spazio per le ballate mi getta in un incubo popolato di Brian Adams e Bon Jovi  e altri mostri sconsacrabili. Di sicuro non sembra esserci la voglia di provare a fare qualcosa di nuovo. Innegabilmente c’è tanta voglia di esprimersi, comunque. La voce di Thom è assolutamente appagante e il resto del gruppo suona con precisione senza mai rischiare ma comunque dimostrando competenza inconfutabile. Di sicuro sarà dura piacere a un certo tipo di pubblico, presumibilmente quello più numeroso della nostra webzine, sempre in cerca di novità e “sporcizia” artistica, ma di certo ci sono tutti gli ingredienti per l’apprezzamento della più semplice, meno attenta e indagatrice, platea radiofonica. Se l’obiettivo è quel tipo di ascoltatore, gli All About Kane dovranno solo fare più ricerca melodica visto che è quello che conta per vendere, no. Ritornello e melodia. In questo Citizen Pop di momenti che ti mettono la tenda nelle orecchie, non ce ne sono quanti dovrebbero.

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