Alt-country Tag Archive

Califone in Italia tra ottobre e novembre

Written by Eventi

La band di Tim Rutili si appresta a tornare nel nostro Paese dopo un’attesa di ben sette anni.
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MJ Lenderman, l’antieroe dei sopraffatti

Written by Recensioni

Il nuovo lavoro del musicista del North Carolina si candida a diventare il disco alt rock preferito dalla categoria umana negletta dei teneri sfigati.
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Black Tail – Wide Awake on Beds of Golden Dreams

Written by Recensioni

Consapevolezza nell’insicurezza, un apparente paradosso che solo chi conosce davvero lo spleen può comprendere appieno.
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Ratboys – The Window

Written by Recensioni

Intriso di speranza e malinconia, il nuovo album della band di Chicago è un lavoro solido e ambizioso.
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Waxahatchee – Saint Cloud

Written by Recensioni

La colonna sonora di un viaggio che non avete ancora fatto
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #01.09.2017

Written by Playlist

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #19.08.2017

Written by Playlist

Cass McCombs @ Monk Club, Roma | 09.02.2017

Written by Live Report

Giovedì sera. Mentre percorro Via di Portonaccio rivolgo un pensiero a quella fetta di connazionali (grandicella, ad onor di cronaca) piazzati già da un’ora davanti alla tv, a sciropparsi la terza serata del Festival di Sanremo, quella in cui i cantanti in gara tralasciano i propri brani per farne a pezzi alcuni altrui.

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Lambchop – Mr.M

Written by Recensioni

Misero il destino per chi da eroe diventa un numero zero, ma questo non riguarda i Lambchop. La band di Nashville era un numero zero agli inizi di carriera, zeri rotondi come il sole della loro terra: poco musicisti e molto sognatori, nichilisti dell’atmosfera , assertori che un mega blob inconcludente sostasse nel nulla pneumatico della musica. Questo era il lusso frenetico che questi giovani americani senza collare donavano e donano nei loro lavori. Qui al loro undici della carriera “Mr.M”, provano qualcos’altro, rinunciando al caracollare consueto, per un disco- sì malinconico di prassi – ma con accenti soffusamente smooth, jazzly, confidenziali con sospiri di Tindersticks e Wilco a soffiare delicatamente su braci semi-spente di fuochi andati; della band colpisce sempre la vena svaporata, i suoni tratteggiati che in questo nuovo disco sono dilungati a dismisura, in concreto slow song che stirano la tracklist come un lungo ballare delicato e in uno stato mentale d’abbandono e di rimpianti, ma è solo l’effetto delle orchestrazioni che ampliano il lento pathos che regna ovunque.

Undici pezzi, undici “classici” si vanno ad aggiungere ad un ascolto ovattato, fuori memoria e fuoco, da prenderci l’abitudine anche se si crede che questi “giri di boa” stilistici siano solo prendi tempo per ritrovare quella via maestra d’un tempo, che qui man mano pare vada a  scemare su derive incontrollate; detto ciò Mr. M rimane un disco piacevole, allentato ma sincero e onesto, con tanti sogni dentro e pochi effetti speciali fuori, praticamente inesistenti; Kurt Wagner, il leader vocal della band non sì da pace, crea atmosfere cantate sofferte, acide “Kind Of”, “Nice without mercy”, e nel suono totale vivono un crooneraggio alla lacrima “Mr.Met”, un Nike Drake che cavalca il folk di “Gone tomorrow”, arie da night con coretti “Gar”, la ballata bradiposa “2B2” o i violini sparuti che segano le tramature lente di “Buttons”.

Non si può gridare a nessun miracolo, è solo un buon disco che cozza leggermente con le precedenti produzioni e che abbisogna di più di un bel giro di stereo prima che ti rilasci sensazioni specifiche e idonee di un bel listening; del resto non si può pretendere boom discografici dopo lunghi anni d’altrettanti boom già acquisiti, una ciambella con mezzo buco riuscito ci può anche stare, l’importante è non ricaderci e tornare alla propria storia.

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