Premettendo che a me ciò che spesso suona strano e sperimentale piace, devo dire però che io dei Psychodeus non c’ho capito nulla. Non ho compreso una parola di ciò che viene cantato (nonostante sia un cantato recitato, quasi da comizio) e che il mix di suoni elettronici/acustici è a mio parere una pasta che ancora si deve amalgamare. Troppo caotico il tutto insomma, e troppi sono i generi che la band mischia senza riuscire ad ottenere un suono che li differenzi e li renda riconoscibili. Nonostante l’accozzaglia di suoni, le batterie Hardcore e le calme pause che preannunciano un malefico e cattivo futuro, bisogna riconoscere l’originalità di questi giovani napoletani nello scegliere i nomi delle tracce e riuscire così in questo modo a dare un senso a quello che si ascolta. Infatti l’Ep An Ode to the Numinious si compone di due tracce (che in realtà sono cinque e vi spiego tra poco il perchè). La prima, “Maelstrom”, inizia con un fischio acuto e disturbante che ti entra nel cervello creando fastidio e sgomento ed il titolo della traccia dunque descrive perfettamente le sensazioni che il brano suscita, ma è con il secondo brano, “Ceremonies of Passage”, che il collegamento tra titoli e musica prende definitivamente forma. La traccia di ben 15 minuti, viene suddivisa infatti in quattro parti, i quattro passaggi da celebrare per coronare i momenti essenziali che ogni persona deve affrontare durante la propria esistenza. Quindi abbiamo la pre-nascita, la post-nascita, l’età adulta, e per finire la post-morte. Si nasce, si cresce e si muore, dunque si vive. E questo è il loro modo di “celebrare il passaggio”.
Per chi volesse, An Ode to the Numinious è scaricabile gratuitamente da qui.