Andromeda Dischi Tag Archive

John Dallas: primo videoclip online!

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I John Dallas hanno reso disponibile il video di “Wild Life”, title track del loro debut album uscito il 6 Ottobre 2015 su Street Symphonies Records, con distribuzione Andromeda Dischi. Il videoclip è stato realizzato da MaleFica Production.

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Inside the Hole – Impressions

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Dopo i Four Seasons One Day torno ad occuparmi di un’altra band siciliana, localizzata, per la precisione, a Montemaggiore Belsito, nell’hinterland palermitano, interprete di un genere completamente differente dai loro conterranei: gli Inside the Hole, difatti, sciorinano un Hard Rock molto curato negli arrangiamenti che mostra un’accentuata passione per il Blues, ardente nel cuore dei tre ragazzi. Superata la consueta gavetta, fecero uscire il loro primo album Beer! Sex!…and Fuckin’ Roll nel Novembre 2011 e apparvero in ben tre compilation nel solo 2012: Riot On Sunset Vol. 29, Mondo Metal Compilation e Demo Invasion, le quali, vista l’ampia distribuzione, attirarono l’attenzione della logic(il)logic. Impressions è un lavoro più maturo rispetto all’esordio, ci sono tutti gli stilemi che il genere richiede: assoli intensi, una sezione ritmica impeccabile e una voce sporca ma al contempo poderosa e profonda. I testi, neanche a dirlo, toccano qualsiasi cliché facilmente associabile all’Hard ‘n’ Blues: bevute, ragazze sexy e spiriti liberi. Niente di originale all’orizzonte, almeno su questo versante. Non che musicalmente si arrivi all’apice dell’originalità in quattro e quattr’otto: responsabilità attribuibile a un genere saturo, per lo più rivolto ai suoi numerosi aficionados. L’episodio meglio riuscito è a mio avviso “Beer! Sex!…And Fuckin’Roll” dove finalmente si rompono gli schemi, rasentando l’Hard venato dal Metal dei Motörhead. Subito dopo, però, si conclude il disco con la canzone più Blues del lotto, “Begins The Blues”, che ha l’amaro sapore del riempitivo e anche un po’ del ripensamento. Viste le doti tecniche messe in evidenza dal trio siciliano mi aspettavo di certo una capacità maggiore di coinvolgere l’ascoltatore. Il desiderio di strafare assume i connotati di un’occasione sprecata. Peccato.

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Television 60’s – Celebr-Hate

Written by Recensioni

Quante probabilità ho di rinvigorire oggi che ho un mal di testa da record? Sicuramente con una buona dose di Moment, una tisana rilassante e Jackson Browne che partorisce miele dalle casse sarei sulla buona strada. Purtroppo il disco che mi tocca recensire oggi è ben lontano da onde lente e rilassate. L’attacco di “Celebr-Hate” è micidiale, mi stende: velocità, frenesia, rullante-martello, chitarroni trapananti sciolgono le tensioni del mio cervello, riportandomi in un paradossale stato di relax nevrotico. Il sorriso storto mi si stampa in viso, come una stupida posa, e mi sale su tanta, ma proprio tanta, voglia di rock’n’roll.

Ma capiamo meglio questi Television 60’s. Sono giovani e vengono da Bergamo ma si formano quasi per scherzo a Glasgow in una notte etilica. Sono sfrontati, con un look un pò campato in aria, con un nome che non vuol dire nulla ma suona bene. E poi soprattutto non hanno un pezzo che sia memorabile, suonano ritriti come 2000 band tra punk e hard rock, sempre in quell’isola sicura tra Stoccolma e Los Angeles. Ma hanno un’attitudine che io semplicemente adoro. Quella delle chitarre tenute alle ginocchia, degli assoli veloci e delle rullate assassine. E il coraggio di fare tutto questo senza capelli lunghi, occhiaie spropositate e tatuaggi di donne nude o dadi infuocati.
Già l’attitudine, questa formula così irregolare e futile. C’è chi la cerca per una vita, passando ore davanti allo specchio ad ingellarsi i capelli e a cercare giubbotti di pelle attillati ai mercatini delle pulci. E poi c’è chi piazza una maglietta bianca, un taglio di capelli da bravo ragazzo e spazza via qualsiasi legge aurea con un sound furioso. Television 60’s sono degli outsider e lo sono con una spaventosa naturalezza. Spaventosamente credibili nel loro buffo habitat. Sono anti-star, proprio come Cheap Trick o sua maestà Angus Young.

Ma lasciamo perdere queste fesserie e parliamo della loro musica. “Celebr-Hate” è una fottutissima fucilata. Una raffica di proiettili che mi si scaglia in testa e mi pialla l’emicrania. I ragazzi  sfoderano pezzi come “Generation (Again & Again)” o “Sick Circus”. A scuola il rock’n’roll l’hanno studiato benone ma senza risultare dei secchionazzi, mantenendo quella buona dose di ignoranza da ultima fila e da porno letti sotto banco. E allora The Hellacopters (quelli con Dregen eh!), The Stooges, Motorhead siedono in cattedra pronti a deviare verso le pennate più heavy di “Seek Salvation, Find Damnation” (non ricorda un po’ troppo “Before I Forget” degli Slipknot?) o più punkettone di “Get Wasted”. Non si può’ certo dire che il risultato sia noioso. E in ogni caso gran coerenza e compattezza tra gli 8 brani del disco, che non si piegano mai neanche di un grado verso virate più soffici (e io che speravo in un Jackson Browne…mah). La produzione è magistrale: chitarroni arrogantissimi, con assoli frenetici, nervosissimi e velocissimi (un po’ troppo? naaa!), rullante picchiaduro, basso bello spinto e la voce di Mikki non di certo matura e graffiante ma genuina, intonata, mai esagerata e ben consapevole dei suoi limiti, doti non troppo scontate per il genere.
L’omonima “Celebr-Hate” chiude il cerchio con una cavalcata decadente, riffone grosso, voce al limite e che profetizza: “girls are cool but drugs are better”. Nulla di trascendentale, nessuna grande pretesa, nulla da riascoltare tra dieci anni. Television 60’s sono da consumare velocemente e subito, come una medicina con una marea di controindicazioni.

Ragazzi, poco da dire, questo pare proprio essere rock’n’roll! Che ogni tanto si diverte ancora a sollevare una mano dal sottosuolo per riemergere dalle tenebre.

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