Finalmente, dopo tanto, sto finendo la pila di dischi che ho sulla mia scrivania. Lo so me la sto cercando ma ero a limite. Ascoltare tutto, dare il giusto tempo all’ascolto e aver il capo redattore che pressa è sempre più complicato in un mercato musicale in cui l’indipendenza diventa un fattore di nodi, di connessioni, di riverbero nel web. Ma questi sono cazzi miei e ora non è tempo di soffermarmi, non è questo lo spazio. Scarto il prossimo EP, per le mani me ne capita uno che dall’aspetto ha poco a vedere con il rock!!! C’è una rovina in mezzo al deserto con un uomo in abiti tradizionali mediorientali che passeggia. Il solito superficiale! Unisco gli elementi che ho: un deserto, un arabo, un titolo, Il Viaggio e il nome della band Arabeski Rock. Potrebbe uscirci qualcosa di interessante, tipo mix di strumenti arabi miscelati ai classici strumenti rock o che ne so il solito bongo con qualche chitarra araba. Chi lo sa?! Mi ricordo ancora qualche anno fa quando lavoravo in un ristorante di cucina araba dove la proprietaria intratteneva il pubblico con concertino live e spettacoli di danza del ventre. Musica piena di vitalità ed energia che nella sua accezione più tradizionale richiama ad atmosfere riscaldate dal sole cocente che incendia la sabbia.Butto su l’album, vediamo che ci racconta. Il primo giro del primo pezzo, “Cargo”, del primo album degli Arabeski non poteva non cominciare con un flauto ney, il tipico suono medio orientale che ti porta subito sul tappeto di aladin e ti fa pensare al deserto, ai cammelli, alle oasi. E bongo, anche se penso si chiami in un altro modo, d’accompagnamento che lascia spazio pian piano alla classica chitarra araba l’oud. Finora poco rock e molta tradizione araba. Ma di sottofondo si sente una chitarra elettrica che accenna ad un accompagnamento. Fiuuuù. Ma è ancora poco non riesco a sentire il rock. Forse è presto, sono solo alla prima track e molto probabilmente i componenti del gruppo saranno misti e avranno voluto sottolineare con la prima traccia il loro amore per la terra d’origine. Ma sono mie congetture, vado avanti. Non voglio usare neanche internet per saperne di più. Questo sarà un ascolto intimo. La seconda traccia, “Gnawa”, scivola anche lei nelle sonorità tradizionali della musica araba. E dal titolo, “Gnawa”. Chissà cos’è?! Aspetterò la fine per andarlo a cercare. A me serve rock! Dov’è il rock?! Non che per forza debba ascoltare rock o io abbia dei pregiudizi si chiamano loro Arabeski Rock e io adesso devo trovarlo. Ed è quello che sto cercando ora. Avanti. Prossimo pezzo “Le 2 Lune” e sorpresa intro alla Frank Zappa, a tratti psichedelica, progressive che sfocia in note orientali in un perfetto mood d’altri tempi. E qui il rock si sente!!! Sicuramente l’album si avvale delle collaborazione di molti artisti vista la quantità di strumenti che sto ascoltando nei vari pezzi.
La quinta track, “Tramonto nel deserto”ha un’intro che appunto ci fa viaggiare. Niente di più azzeccato nel titolo. “Lost in The Desert” è una song che soffia dal deserto e ti trasporta. E’ questo il potere degli Arabeski Rock. Lasciatevi trasportare tra le dune, tra le sonorità orientali e chitarre rock. L’album si chiude con tre pezzi, “Introspezione”, “Verso Chernobyl” e “Locanda” che concludono questo viaggio. Canzoni di riflessione. Come in ogni viaggio si torna verso casa e si pensa a ciò che è stato e a ciò che sta cambiando. Bello. Sicuramente un album diverso e coraggioso negli intenti. Le mie preferite “Gnawa” e “Le 2 Lune” ma quest’album merita di essere ascoltato lasciandosi andare senza pregiudizi perché quello che ci racconta è il sapore di una terra antica a noi distante a noi vicina. Però, forse, un po’ di rock inteso nell’eccezione più classica del termine manca ma vi posso assicurare che questo è un viaggio originale ed ambizioso.