Art Rock Tag Archive

Anna Calvi – One Breath

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Non si può non restare colpiti dal fascino suadente e oscuro della britannica Anna Calvi. È una malia femminile e voluttuosa, ma non per questo indolente (come invece può esserlo una Lana Del Rey, pur essendo anch’essa ombrosa e vocalmente eterea). One Breath, il suo secondo disco, potrebbe apparentemente non suonare originalissimo: voce femminile dalla personalità forte più ritmiche intense uguale qualcuno ha detto Florence + The Machine? Sfido chiunque, però, ad ascoltare “Piece by Piece” e a continuare sulla strada del paragone. Anna Calvi prende l’impervia strada dell’Art Rock, miscelando archi taglienti e percussioni ossessive, organi incombenti nascosti appena sotto la superficie che si rompono e si spezzano con l’emergere di chitarre elettriche cacofoniche e disturbanti (“Cry”), passando da canti di sirene ipnotici ed inquietanti (“Sing to me”), armonie ripiegate su loro stesse e appoggiate su soundscape distanti e voci dalla carica sensuale fuori scala (la title-track), fino ai cori da cattedrale della chiusura (“The Bridge”).

Non so decidere, di questo disco, quale sia l’attributo più godibile: se gli arrangiamenti, così beatamente schizofrenici e radicalmente liberi; il mood, così scuro eppure così sensuale, così lieve nel suo pungere sul vivo eppure così decadente; oppure la voce, un mix killer delle già citate Florence e Del Rey, una voce lasciva, morbida, ma anche aguzza, affilata come un machete, o densa come sciroppo. Per gli amanti delle atmosfere meno prevedibili, un disco da consumare riscoprendone ogni volta lati nuovi ed inaspettati, fino a quando, inevitabilmente, non vi capiterà di invaghirvi della sua tenebrosa autrice, diabolicamente intenta a sussurrarvi nell’orecchio le sue canzoni maledette e dolcissime, facendovi, ogni volta, rabbrividire un po’ di più.

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Danamaste – Le Teste Degli Altri

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Spiazzanti questi Danamaste, al terzo album con Le Teste Degli Altri. Meticci, confusionari, capaci di saltare tra la melodia e la distorsione, tra entrate Progressive (“Beat Generation”) e situazioni Rock più standard (“Marmo”), tra – bellissime – voci femminili, sorprendenti e vellutate (“Le Teste Degli Altri”), e cantati maschili alternativamente sotterranei o sopra le righe (“Elettrodomestica”).
In questo disco c’è veramente di tutto: un pizzico di Elettronica (“Centomani es. n°1”), tanto Rock, qualcosa di Progressive, una spennellata di Blues, ma anche del Pop sostenuto (“Le Scarpe” e le sue voci in secondo piano, magistrali). Meraviglia la capacità dei Danamaste di fare slalom tra estremi così diversi ed apparire, in ogni caso, credibili e capaci di gestire atmosfere, arrangiamenti, produzione: non è facile inserire nello stesso disco un pezzo come “Acqua”, sospeso e trasparente, e uno come “90”, gonfio di distorsioni e ritmi sincopati, senza farli cozzare, ma, anzi, facendo trasparire chiaramente come siano due facce diverse della stessa medaglia.

Le Teste Degli Altri è un disco perfetto per onnivori musicali, per chi s’accontenta di avere un’idea di quando si parte ma non gli interessa sapere né dove né come si arriverà. Un lungo viaggio, sfaccettato e multiforme, nelle grottesche maschere che indossano Le Teste Degli Altri. Un disco in cui immergersi, almeno una volta, giusto per provare la vertigine.

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