Per capire cosa siano stati per noi vecchi punker di provincia quei cinque pazzi chiamati Paolino Paperino Band dovreste poter osservare il sorriso sui nostri volti quando muovono le note di pezzi come “Fetta” o “Porno Tu” e, grazie a questa ristampa che mette insieme Pislas, l’Ep Fetta e un sette pollici bonus contenente quattro brani, ho avuto modo io stesso di contemplare l’entusiasmo di chi rievoca, con una vena di amarezza, la propria gioventù ribelle e gonfia di sogni di rivoluzione e, forse, c’è anche un po’ di turbamento ad ascoltare le parole di Yana e scoprirsi proprio in tutto ciò che un tempo odiavamo insieme.
I Paolino Paperino simboleggiavano molto più di una band Punk Rock dell’Emilia Romagna dall’accento inconfondibile; divenivano la nostra voce ed erano anche cinque ragazzi che facevano tremare le pareti quando iniziavano a fare casino. La cosa più piacevole è che avevano tanto da dire, magari con troppi (anti?)/luoghi comuni, un po’ di qualunquismo alternativo e sano spirito “contro” ma ogni loro lirica era pervasa da una profonda e trascinante ironia che metteva quasi in secondo piano ogni discorso logico sulle questioni trattate. Che si parlasse di Tv, Droga, Ultrà, Politica noi eravamo d’accordo, magari non sempre capendo il perché; ma sapevamo che i Paolino Paperino non ci avrebbero mai raccontato cazzate. Quella stessa irrisione che aiutava a dare un senso alle controversie più spinose era anche lo strumento preminente con il quale ci narravano folli storie come fossimo a cazzeggiare tra amici con qualche birra in mano e uno spino a girare nel cerchio magico della nostra amicizia. E poi ci spiattellavano di quelli che erano i nostri antagonisti nella vita di tutti i giorni, i nemici di piccole guerre che non combattevamo mai veramente ma che ci facevano sentire vivi, a sedici anni. Dai vigili, al discotecaro, da Michael Jackson fino al carabiniere nessuno era al sicuro dalle loro parole e noi avevamo qualcuno che sapeva come urlare la nostra collera e la nostra identità ancora da scovare. La genialità dei Paolino è che comunicavano di questioni che, ammetto, non avrei mai affrontato a quell’età senza un pungolo di questo genere. Grazie a queste cose oggi posso dirmi veramente libero, capace di ragionare con intelligenza su tante questioni. Ecco la differenza tra chi è cresciuto con loro e chi con troppa merda nelle orecchie. Poi ci apparivano più bravi di tutti gli altri, nei loro infiniti cambi di tempo, sterzate incredibili, inserti rumoristici e vocali da paura, cori ai limiti del Noise e tanto altro.
Questa è solo una eccezionale ristampa di uno straordinario disco e qualcosa in più, non serve scribacchiare una recensione di quelle che componiamo di solito. Se ve li siete persi quando avevate sedici anni, riascoltarli ora non vi servirà a molto, se non a darvi un bel nome da sfoderare quando si parla di Punk tricolore. Se siete persone peggiori di noi, per certi versi, è perché nessuno vi ha passato una cassettina con uno strano nome scritto a pennarello sul lato lungo: Paolino Paperino Band – Pislas.