Vivisezione del dolore, valvola di sfogo o evitabile divertissement? Il debutto solista di Alan Sparhawk è un disco unico nel suo genere, il ritorno di un’arte che vuole soddisfare solo il proprio creatore.
Il “giardino” del collettivo newyorkese è un misterioso Eden fatto di contrasti, caos e armonia, nel quale perdersi ha un differente significato ad ogni ascolto.
Un paesaggio sonoro, un lavoro ipnotico in bilico tra passato e presente, terra ed aria, non assegnabile ad un tempo dato ma ad una molteplicità di durate.