Questo lavoro dei Bad Black Sheep catapulta l’ascoltatore direttamente in una dimensione simil grunge e l’aria che si respira è proprio quella del 1991 sin dalla title track.
Recentemente il rock italiano è mutato parecchio, si è affacciato persino al Festival di Sanremo con i Blastema in primis, tuttavia qui ci sono chiari riferimenti anche a Foo Fighters e Soundgarden.
E così ecco che ci si ritrova proprio “Altrove” (titolo della seconda canzone) grazie al gruppo vicentino, formato da Filippo Altafini (chitarra e voce), Teodorico Carfagnini (basso e cori) ed Emanuele Haerens (batteria e cori).
“Didone” ha testi ammalianti ed un ritornello che entra subito nella testa (senza uscirne facilmente), anche se qui il trio sembra imitare più i Negramaro, mentre “Radio Varsavia” (da non confondere con l’omonimo successo di Franco Battiato) li riporta in atmosfere molto più rock.
“Igreja de Santa Maria” ha una ritmica molto più statica (che sarebbe stato meglio evitare) ma non per questo è di qualità inferiore perché si riprende soprattutto verso la fine, anticipando “Non conta” che forse è l’episodio migliore del disco.
La cover di “Cuccurucucu” riletta in chiave modern punk stile Green Day vi farà pogare per intere giornate mentre “Special 50” vi riporterà sul “Pianeta terra”.
“Mr Davis” ha un inizio molto movimentato in cui si incastrano batteria e basso alla perfezione con chitarra e voce introducendovi ad “Altra velocità” (che in realtà alterna molti tempi diversi).
Concludono il tutto in grande stile “Fiato trattenuto” e “Miglia sotto la norma”.
Unico difetto: Se fosse stato cantato totalmente in inglese probabilmente questo lavoro avrebbe guadagnato quel punticino in più…
Tuttavia la mia vuol essere una provocazione e un invito a tradurre almeno parte dei dodici brani nella lingua madre del rock e chissà che il consiglio non venga ascoltato…