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Morrissey – World Peace Is None of Your Business (Deluxe edition)
World Peace Is None of Your Business è il decimo attesissimo album solista di Morrissey che mancava dalle scene dal suo Years of Refusal di cinque anni fa. In Inghilterra infatti è un evento di primordine, celebrato da tutti i magazine di settore tanto che l’ultimo numero di Musicweek, per l’occasione, è stato rinominato Morrisseyweek. L’album è stato anticipato da una campagna di quattro video su Youtube in cui lo stesso artista, vestito in completo elegante delle occasioni importanti, presenta altrettante tracce (la title track, “Instanbul”, “Earth Is the Loneliest Planet”, “The Bullfighter Dies”) in spoken word, una scelta non casuale per rimarcare la centralità dei testi e dei messaggi contenuti in questo disco. Si ritrovano infatti i temi che rendono Morrissey, oltre che una delle rockstar più influenti della storia della musica, anche un’icona delle battaglie dei diritti civili e dei diritti degli animali. “The Bullfighter Dies”, come potete ben immaginare dal titolo, ė una sadica filastrocca anti-taurina che va ad aggiungersi alla lunga lista di canzoni animaliste composte sia da solista che con The Smiths. Invece “Neal Cassady Drops Dead”, oltre ad essere un omaggio alla Beat Generation, affronta in maniera più velata la tematica della libertà sessuale.
Nell’album si nota una dicotomia tra pezzi aggressivi che trattano di attualità e di critica socio politica (di cui fanno parte i due pezzi appena citati) ed altri pezzi che sono molto più intimi, oscuri, a tratti decadenti. In questi ultimi l’aspetto compositivo è molto più curato e si nota il pregevole lavoro del produttore Joe Chiccarelli (The Strokes, U2, Beck) nonché l’affiatamento con i suoi fidati storici membri della band Boz Boorer e Alain Whyte. L’album è uscito in due formati, Standard Version con dodici pezzi e Deluxe Version con sei tracce bonus. Sicuramente quest’ultima è la migliore e da un senso di compiutezza che l’altra versione non ha, quasi fosse troncata di netto. Molto probabilmente ci sono dei motivi puramente commerciali e hanno cercato di rendere fruibile il disco ad un pubblico più vasto (e più pigro, abituato a prodotti brevi e di facile consumo) al di fuori della consolidata, venerante schiera di fans. Canzoni intense come “Scandinavia” o “Art-Hounds” (track tredici e diciotto) non possono essere lasciate assolutamente fuori da un album così vitale e onesto. Morrissey in World Peace Is None of Your Business riesce con una facilità disarmante a riproporsi senza cadere nel già sentito, senza stravolgere il proprio stile né tentando stravaganti sperimentazioni, ma con una onestà intellettuale che solo pochi artisti hanno. Mi godo questo album, e attendo il prossimo. Lunga vita a Moz!
gianCarlo Onorato / Cristiano Godano – Ex Live
In breve: gianCarlo Onorato, musicista, pittore e scrittore, scrive un libro, un saggio sui generis che è una sorta di autobiografia attraverso istantanee fatte di musica e canzoni: “Ex – Semi di Musica Vivifica”. Il passo dalla penna alla chitarra è brevissimo, e presto Onorato si trova in giro per l’Italia a portare sui palchi un concerto/reading ispirato al suo libro, in compagnia di Cristiano Godano, cantante dei Marlene Kuntz, che lo affianca come un doppelganger dialogante. Ed ecco poi che il concerto si trasforma in disco, tutto registrato dal vivo nella data alla Latteria Artigianale Molloy di Brescia, nel dicembre 2013. Il disco è un esperimento interessante, che unisce in scaletta brani di Onorato e dei Marlene Kuntz, oltre a cover di pezzi di Lou Reed, Velvet Underground, Beck, Neil Young, Nick Cave, il tutto inframmezzato da brevi reading tratti dal libro. La grande vittoria del duo è quella di riuscire a miscelare tutto senza troppi scossoni, complice un organico ridotto all’osso (oltre ai due cantanti, troviamo solo tre musicisti ad accompagnare con mano leggera il percorso, tra chitarre umide, pianoforti, percussioni varie, organi, batteria…). Il mood del disco è sommesso, sussurrato, tra scariche sensuali e malinconie tiepide, in una pasta che la registrazione dal vivo aiuta a rendere “vera”, perfetta nelle sue imperfezioni infinitesimali (scusate l’ossimoro). Le canzoni prendono forma nel buio, scintillano nella mani di Onorato e del suo doppio, che le rigirano, le accarezzano, le mangiano e le risputano sottovoce, ma se è un bisbiglio, è comunque carico, appassionante, cosciente (“Perfect Day”). I reading scivolano, alternando al loro interno passaggi più riusciti (l’iniziale “Non Già il Suono Organizzato”) a brani meno coerenti, ma non per questo privi di fascino (“Chitarra Fender Telecaster”) – e la voce di Onorato si presta con dolcezza alla narrazione e alla sua atmosfera.
Un disco da provare, per farsi un piccolo viaggio organizzato nel mondo interiore di gianCarlo Onorato. E ammettendo pure che questo viaggio non abbia un valore universale (potremmo discuterne), è pur sempre vero che il racconto ne esce solido, compatto e piacevole. E magari, alla fine, scoprirete di esserne più conquistati di quanto avreste pensato prima di ascoltarlo. Non sarebbe una sensazione bellissima?