Cosa succede quando un musicista, preso da un irrefrenabile istinto creativo, esce dall’universo in cui si trova per entrare in un’altra dimensione che lo porta a comporre un pezzo, interpretare una cover, sperimentare nuove sonorità? E cosa succede quando il suo operato, figlio dell’istinto primordiale di fare musica, non si colloca apparentemente in un progetto preciso? I The Fire si sono posti l’interrogativo, e si sono dati una risposta con Bittersweet, un EP uscito per Ammonia Records, che raccoglie appunto tutti quei pezzi che rappresentano degli esperimenti sonori, non inseribili in nessun LP in quanto non attinenti al percorso sonoro in esso contenuto e che addietro sarebbero andate a costituire la B-side di un vinile. Il dubbio che subito mi assale è: non avrebbe forse senso dare anche ad un EP un’organizzazione più organica, secondo un percorso sonoro ben definito? Ma i The Fire sembrano essere consapevoli e responsabili del modo in cui stanno gestendo la faccenda, e così Bittersweet raccoglie volutamente cover nate per altri progetti, pezzi nati a seguito dell’evoluzione di riff adottati per il soundcheck, canzoni che provengono da situazioni diverse e momenti della vita distinti, tutte racchiuse in un unico lavoro che ne consente l’ascolto ed evita che possano perdersi nell’oblio. E così troviamo “Bittersweet” dal sound duro accentuato dalla voce piena di carattere di Olly Riva, seguito da una cover di “Roxanne” dei Police in chiave decisamente più rockeggiante dell’originale; a seguire “She’s The One” e la ballata “Lonely Hearts”. Per finire le due cover “Dr Rock” dei Motörhead e “Train In Vain” dei The Clash, quest’ultima interpretata per sola voce e chitarra con percussioni minimaliste. Nel complesso si tratta di un buon lavoro, buona produzione e arrangiamenti, anche se il tutto è privo di quel guizzo artistico capace di renderlo particolare.