Ho avuto il piacere e l’onore di seguire il percorso dei Bretus (una band di Catanzaro dedita allo Stoner/Doom) sin dagli albori. Il loro disco d’esordio, In Onirica, è riuscito a suscitarmi parecchio interesse, un lavoro pregno d’oscurità e qualità. Oggi mi ritrovo ad ascoltare The Shadow Over Innsmouth, il secondo album dell’affiatato quartetto. Come dicevo pocanzi ho avuto diverse occasioni di ascoltare l’operato della band, per questo non mi sono certo fermato solo al disco che li ha lanciati ma ho avuto l’opportunità di farmi un parere personale anche con l’ omonimo del 2010 e con lo split con i Black Capricorn. La band ha doti innate, la lezione dei Black Sabbath, dei Saint Vitus e dei Cathedral l’hanno appresa bene, perciò, non è un caso che i loro dischi siano di alto livello. Questo nuovo concept risulta essere una sorta di consacrazione per i Bretus, mostrando una spiccata personalità in un contesto underground dove risulta sempre più difficile mettersi in evidenza. Le otto tracce sono marcate da ottimi giri di chitarra e da un sensazionale basso. Ognuna di esse ha una propria atmosfera, un proprio punto di forza. Personalmente non saprei individuare il pezzo migliore perchè The Shadow Over Innsmouth riesce a farsi ascoltare in un solo colpo. Sembra di seguire un percorso dell’animo in cui è lo stesso disco a dettare i tempi di rabbia e di quiete. Non c’è che dire, questo è sicuramente un altro colpo messo a segno per la Bloodrock Records che, puntualmente, sa individuare e proporre gruppi di alto calibro. Di questo passo la band potrà solo ottenere buoni risultati; sono capaci, volenterosi ma soprattutto amano questo genere e The Shadow Over Innsmouth ne è la dimostrazione.
Black Capricorn Tag Archive
Bretus – The Shadow Over Innsmouth
Black Capricorn – S/T
Se qualcuno si salverà da questo ipnotico delirio non sarà certamente più lo stesso, welcome to the hell, benvenuti nel mondo oscuro, laido e sciamanicamente brutale dei sardi Black Capricorn, formazione mefistofelica che con le loro otto tracce che compongono l’omonimo lavoro, avanzano come una invasione aliena imperterrita a risucchiare tutto e tutti, una macchina subdola che si lega a doom, stoner psichedelico e anni settanta ottenebrati da metedrina e simbologie sconsacrate, un album che degli inni oscuri su altari devastati ne fa panacea per i suoi rituali sonici, di sabbath e compressed loud.
Non è facile accontentare tutti gli aficionados del genere, specie in un settore sonico come il doom metal che è affollatissimo come una tangenziale all’ora di punta, ma il quintetto in questione si stacca dall’ondata continua per quella stranissima ossessione litanica che si espande e si ritira come un mantice sulfureo, atmosfere dilatate tra Black Sabbath e Kyuss, Gream Reaper e Blitzkrieg che rappresentano meglio la forza, l’impatto di testa che questo caprone nero comunque lascia impronte e ferite prima, durante e dopo il suo passaggio sotto il lettore ottico.
Un disco dal passo rettile, lento, trascinato come una maledizione desertica dai riflessi black, un martellare lento e metodico di pelli e basso infinito, riff di chitarre pesanti e una voce che arriva come un eco dalle viscere intestinali del Balzebù di turno, queste le eccellenze che incedono nella tracklist, più che un ottimo biglietto da visita per una band luciferina al cubo che dal buio, cerca un posto al sole per poter finalmente vomitare contro tutti la sua magnetica rabbia e presentare i suoi demoni incompresi; otto masse laviche che con il riverbero mugghioso della Bestia per eccellenza “Perpetual eclipse”, la paranoia che cavalca l’onda nera degli amplificatori roventi “Il tamburo del demonio”, i pipistrelli Ousbourneiani che intrecciano voli maniacali in “10000 tons of Lava”, le abrasioni gotich-doom “The Maelmhaedhoc O’Morgair prophecy” e lo stupendo finale, meglio dire il cameo nero, di “Liquid universe”, ci fanno stimare un resoconto critico buono, dove non ci stancheremo di sottolineare una band che dal colore nero tira fuori una inestimabile classe di tonalità e distruzione come pochi.
Fatevi un giretto dentro questo disco, e buona permanenza nel vostro incubo migliore!