Insomma i Devil si sono decisi a partire in quarta, quasi come se volessero dire <Vogliamo tutto e subito>. Certo, perché a distanza di un anno dal loro disco d’esordio, Time To Repent, sfornano una raccolta che comprende il loro primo demo Magister Mundi Xum e i loro primi singoli “TheNoble Savage” e “Blood Is Boiling”. Si sono dati da fare, c’è volontà di farsi notare con la loro musica, con il loro repertorio, con le loro creazioni. Il disco è un immancabile occasione per chi ha apprezzato i Devil, se Time To Repent è stato di buon gusto questa raccolta non potete perdervela. Chiaro che lo stile è quello Stoner e Sludge alla Black Sabbath condito all’Hard Rock dei Blue Oyster Cult vecchio stampo per rendere l’idea. E’scontato a questo punto che ascolterete poco di nuovo, alcune tracce sono addirittura presenti nel disco d’esordio altre invece, come i due singoli citati prima o “Welcome The Devil”sono in un certo senso la sorpresa della piccola compilation. Personalmente ho apprezzato tantissimi il loro debut album, i Devil hanno dimostrato già in quel momento di avere carattere, con questo lavoro hanno confermato di avere uno stampo eccezionale. Logicamente i lavori di produzione e di registrazione sono molto più avanzati, questo perché ora la band ha un etichetta alle spalle che gli ha potuto permettere un certo tipo di lavoro e perciò è nota la qualità dei lavori precedenti e di quelli presenti nella raccolta. Detto brevemente, se i norvegesi Devil vi sono piaciuti e volete approfondirli, questo è il momento giusto.
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Devil – Magister Mundi Xum _ The Noble Savage BOPS
Mia Wallace – Va Meglio
Inizialmente Mia Wallace sono: Alessandra Annibali (voce e chitarra), Valentina Carta (chitarra) e Micol Del Pozzo (basso). Con l’arrivo del nuovo batterista Pasquale Montesano nel Novembre 2012 la band pubblica il primo disco completamente autoprodotto VA MEGLIO.
Non è il primo lavoro in studio della band attiva dal 2005 con alle spalle tanti concorsi ed un ep. Si sente subito che il gruppo è navigato. Anche se il batterista è carne fresca il sound del disco risulta compatto e potente. Otto tracce originali più una rivisitazione di JUST CAN’T GET YOU OUT OF MY HEAD di Kylie Minogue_con citazioni ai Black Sabbath.
Lo stampo generale è quello dell’indie rock statunitense. Non hanno perso l’anima punk che si sentiva nel loro primo ep: SIX SHOOTER ad esempio ha forti influenze grunge.
PUSSYCAT ha sapore orientale: alternano sonorità psichedeliche ad un ritornello pop. Il brano che forse spicca di più nel disco non a caso è quello che da nome all’album. VA MEGLIO raccoglie in se tutte le caratteristiche del progetto.
Fortunatamente le influenze statunitensi non han traviato la band che sceglie di cantare da sempre in italiano. Una potente voce femminile che racconta situazioni e sensazioni in prima persona e senza troppi giri di parole.
Nel complesso però il disco risulta monotono. Prese singolarmente le canzoni sono interessanti ma mettendo tutto insieme rischia di annoiare. Tanti elementi tornano a riproporsi: gli intro sincopati, un martellante basso distorto e le linee melodiche della voce spesso risultano ridondanti.
Vagando sul tubo ho visto che la band si difende molto bene anche sul palco. In live viene fuori anche meglio l’anima rock di Mia Wallace.
Non resta che andarle a vedere.
“Diamonds Vintage” Black Sabbath – Paranoid
Secondo lp dei Black Sabbath, a distanza di pochi mesi dal debutto ufficiale, Paranoid è la totemica pietra miliare che si erge assoluta e suprema in tutta la storia, epopea e nera favola del rock duro e metallico e se anche l’heavy metal non sia tutta invenzione loro, quest’album n’è il capostipite e fonte d’ispirazione per orde d’artisti di settore.
Registrato con un allora stupendo mixaggio quadrifonico, Paranoid è un ricco menù di sangue lugubramente dark, urla di morte, nebbie ed insanità mentali condite abbondantemente da percezioni soprannaturali d’ispirazione pseudo-maligna e d’allucinazioni dovute a droghe e rapporti sessuali incestuosi dove la voce insinuante e viscida d’un giovanissimo Ozzy Osbourne sguazza con piglio satanico e beffardo; un menù tremebondo ma essenziale che in seguito verrà spesso rielaborato con successi più o meno meritati fino a scomparire da dove era venuto.
Anticipatori se non addirittura fautori del rock cosiddetto doom, il Sabbath granguignolesco di Ozzy Osbourne, Bill Ward alla batteria, Geezer Butler al basso e Tony “Tommy” Iommi alla chitarra, impera e scorrazza in tutte le classifiche mondiali, portando il verbo della “cultura mortuaria” e l’ansimo necrofilo dell’oltretomba a filtrare tra le fitte maglie dell’hard rock atmosferico e pregnante d’insicurezze e deliri, creando tutta una trafila di storie e aneddoti – veri e frutto dell’immaginazione – sui comportamenti poco ortodossi e addirittura vampireschi della band di Birmingham.
Ma è anche un’epoca dove la zampata dell’occultismo graffia già altre band del main circuit come i Doors, Stones, Led Zeppelin, Deep Purple – lo stesso Hendrix ne verrà incluso a forza – ed allora questo immane rito filo-satanico si allarga a macchia d’olio tanto da far bandire in tutto il mondo ogni traccia “persecutoria” di questi suoni neri da parte di una schiera di puristi e ortodossi benpensanti che vedono in questo “malsano virus” un pericolo di dimensioni catastrofiche per le giovani e “innocenti” anime adolescenziali.
Il “..people think I’m insane because I am frowning all the time all day long I think of things but nothing seems to satisfy…” sgolato da Ozzy nell’intro di Paranoid diventa manifesto per milioni di “apprendisti stregoni” che fanno dei Sabbath un esempio orgasmico planetare, osannano il riff di chitarra di Iommi che contesta la politica di guerra e difende il ritiro dei soldati dal Vietnam War pigs, sballano copiosi nella psichedelia malata di Planet caravan e si svenano nelle distorsioni e muri di suono che paralizzano Iron man; ora con le dovute distanze degli anni e con il declino del metal, il sudicio subliminale dei Sabbath rimane unico vessillo a tempestare di “paranoica virtù” la memoria e la grandezza di un tempo che certo angosciava per via di multiformi disfunzioni sociali, ma portava a pensare che anche dal profondo buio una vera luce sarebbe potuta uscire. Pipistrelli a parte!