Ebbene, Annot Rhul, la creatura del polistrumentalista Sigurd Luhr Tonna, si è concretizzata, ha avuto la sua benedizione ed è pronta a far sognare. Tonna sforna Leviathan, un disco dalle varie sfumature che a tratti omaggia gli Anathema, a tratti pilastri come i Tool, i Goblin o i Porcupine Tree. Anche questo è un lavoro che solo una label come la mastodontica Black Widow Records poteva promuovere. Parliamo di un disco che è capace di far viaggiare e creare sottili momenti di riflessione attraverso le sue soavi atmosfere. E’ un lavoro a tinte Ambient, Gothic e Progressive. Leviathan è di facile ascolto, riesce a trascinarti con la mente in posti bui ma candidi al tempo stesso: un cielo stellato, un bosco ricoperto da lucciole o un mare tagliato a metà dal riflesso della luna. Sono pratici esempi dell’ espressione del disco: il connubio tra luce ed oscurità. La tecnica di Tonna è invidiabile sia sugli strumenti che sui missaggi e le registrazioni. Leviathan si ispira ai lavori di H. P. Lovecraft e con molta probabilità l’ operato del chitarrista/tastierista norvegese potrebbe fare da colonna sonora dei racconti del grande scrittore. Il disco si poggia molto sui giochi delle tastiere e non a caso queste ultime hanno un ruolo importantissimo se non principale. Ci sono gli elementi giusti per un sound che dal Prog passa allo Psichedelico e al Gothic in stile Goblin. Un buon lavoro è stato svolto anche per l’ artwork molto suggestivo e particolare. Non solo è bella l’ immagine ma anche i colori adoperati che rappresentano al meglio la musica di Annot Rhul. E’ un disco che va assolutamente ascoltato e sono sicuro che piacerà perchè l’ operato di Tonna è davvero impeccabile.
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Fungus – The Face Of Evil
La musica è la principale causa dei “trip” mentali, questo è poco ma sicuro. Avete presente quando ascoltando un disco e battete il piede per mantenere il ritmo? Bene, detto con onestà, ascoltando The Face Of Evil dei Fungus (con un paio di birre in corpo) sono riuscito a scuotermi completamente sulle note di ogni singola traccia. Mi spostavo con calma come se stessi ballando un lento ma, nel frattempo, dimenavo la testa come un pianista alle prese con il proprio pezzo più grintoso, agitando le mani come un Maestro d’Orchestra. Insomma, il nuovo disco dei Fungus ha la peculiarità di riuscire a trasportare l’ascoltatore, si perde il controllo del proprio corpo. In The Face Of Evil c’è un massiccio utilizzo delle tastiere, anzi, potremmo dire che sono predominanti mentre gli assoli di chitarra che potrebbero sembrare giusto un contorno non lo sono affatto. Per essere precisi non parliamo di semplici effetti o giri di chitarra, sono dei veri requiem, pezzi di ottimo prog elaborati al punto giusto con venature Hard rock, Psichedeliche e Folk. Insomma, stiamo parlando di vere e proprie chicche. La band genovese ha carattere, è riuscita a sfornare un lavoro dalle mille tinte, in certi momenti riesce a suscitare dolci emozioni, altre volte tutto diventa più scuro e cupo. Anche questa volta riesco a definire la finissima tecnica dei cinque membri: c’è Alejandro che con la sua chitarra sfodera assoli su assoli accompagnato indiscutibilmente dall’amico Dorian, cantante del gruppo e chitarrista acustico. L’asso della band è sicuramente Claudio Ferreri che con la sua tastiera gioca di effetti, compone melodie e crea atmosfere. I Fungus sono un invidiabile band, hanno tutte le carte in regola per essere i portabandiera del Prog Italiano. Una nota di merito va alla BloodRock Records che, gemellata con la maestosa Black Widow Records, ci propone i gruppi più assurdi e talentuosi che ci sono in giro. Il consiglio è il solito da adottare quando ci si trova di fronte ad artisti dalle migliori qualità: impossessarsi del loro album ed ascoltarlo fino a quando non diventa bollente, fino a quando non prende a fuoco!. I Fungus sono una garanzia ed è d’obbligo concedergli l’opportunità che meritano.
Il Segno Del Comando – Il Volto Verde
E’ un ritorno strabiliante quello de Il Segno Del Comando, band proveniente dalla Liguria. Sono passati dieci anni dalla loro ultima apparizione, da quel disco degno di nota intitolato Der Golem. In questo decennio pare si siano caricati perchè il loro nuovo disco, Il Volto Verde, è una vera e propria chicca impregnata di sonorità particolarissime. La mente artistica è ancora una volta Diego Banchero, il talentuoso musicista pare ne sappia sempre una più del diavolo. Ma andiamo per ordine cercando di far luce sui diversi dettagli. Partiamo dal sound del disco, un Progressive Rock oscillante tra atmosfere Dark, Psichedeliche e Jazz. Anche questo lavoro in un certo senso porta avanti il discorso delle tematiche ispirate al grandioso scrittore Gustav Meyrink e la sua opera Das Grune Gesicht. Gli artisti ospiti nel disco riescono ad imprimere le proprie sonorità: troviamo il talentuoso Freddy Delirio dei Death SS, il Maestro Claudio Simonetti dei Goblin, la napoletana Sophia Baccini dei Presence, Martin Grice dei Delirium, Gianni Leone del Balletto di Bronzo, Paul Nash ed altri. Tutti questi insieme hanno contribuito a dare un’anima singolare e superba all’album. L’ascolto del disco è piacevole, si colgono comunque dei particolari nella struttura delle canzoni che svelano la grandezza di questi musicisti. Si possono percepire atmosfere tristi, sinistre, cupe se volete ma ci sono anche momenti di pura adrenalina. Il Volto Verde è un album strampalato per certi versi con la capacità di teletrasportarti con l’immaginazione: un bosco colmo di lupi e gufi, una strada buia di periferia o semplicemente all’interno di una stanza rosso sangue dove si è violentati dal rumore di una fitta pioggia. Insomma questo nuovo disco de Il Segno Del Comando ha veramente tanto da dire, è un ritorno con i fiocchi e merita per questo tutte le attenzioni. Se pensate che in Italia non ci siano più gruppi Prog con gli attributi vi sbagliate di grosso! Il Segno Del Comando è tornato per riprendere posto tra le grandi band del genere. Cosa aspettate a procurarvi questo disco?
Death SS
E’ un grande piacere intervistare Freddy Delirio, noto ed esperto tastierista dei Death SS e cantante degli H.A.R.E.M.. Tra una curiosità e l’ altra siamo riusciti a parlare del loro nuovo disco e a sottrarre qualche piacevole retroscena accaduto ultimamente ai ragazzi oltre che parlare un po’ di Freddy e del suo percorso artistico. Insomma ne è uscita una stupenda chiacchierata piena di chicche. Non resta che godersela.
Ciao Freddy e benvenuto sulle pagine di Rockambula. Direi di cominciare l’intervista parlando un po’ di te: da quanto tempo sei nei Death SS e come è nata la collaborazione?
Ciao Vincenzo, la prima volta che ho collaborato con i Death SS risale al 1994. Feci un concerto di successo con la mia prima band, i Mania-C, presso il conosciuto locale Rock Planet di Milano, che in quegli anni era un importante punto di riferimento. Fui notato dal mitico Andy Barrington che mi chiamò subito dopo lo show proponendomi un provino con i Death SS. Ero un grandissimo fan del gruppo quindi la cosa mi lusingò non poco. Alla prima prova, mi trovai subito bene con la formazione e il sound della band e Steve, che aveva già letto proprio in quel periodo positive recensioni sull’uscita del mio lavoro solista Journey, ufficializzò il mio ingresso in formazione. Da quel momento nacque così all’interno della storica band, la figura del fantasma dell’opera accanto alle preesistenti vampiro, mummia, uomo lupo, zombie e morte. Ho fatto diversi concerti e registrato alcuni dischi a Pesaro dal grande Chain. Successivamente mi allontanai dalla band a causa di impegni personali che riguardavano lo studio universitario e altri progetti musicali. Ero ancora molto giovane e volevo formarmi individualmente come persona quindi dovetti fare delle scelte in virtù del tempo a disposizione ma proprio in seguito il destino volle che Steve, qualche anno dopo, mi richiamasse per una nuova e fruttuosa collaborazione che va avanti dal 2005 ad oggi e che non ha riguardato solo la fortunata serie di dischi e singoli nuovi dei Death SS ma anche collaborazioni per il cinema, colonne sonore horror (per Manetti Bros, Extreme Video, SNCI produzioni) e altri progetti musicali come il caso dei W.O.G.U.E.!
So che da ragazzino eri influenzato da Giuseppe Verdi, se non sbaglio è stata la tua prima fiamma, lo consideravi un po’ un Rocker del suo tempo. Dopo lui hai avuto altre aspirazioni?
Verissimo, ti ringrazio per questa domanda così dettagliata e attenta! Verdi mi aprì la mente musicale, è stato il mio “maieuta” virtuale. E’ incredibile come la sua musica, pur interpretata a distanza di tempo da orchestre e altri musicisti e anche grazie ai documenti e alle testimonianze che hanno parlato di questo grande personaggio e compositore, siano arrivati freschi e diretti alla mia mente, spronandomi e facendomi capire che avevo una vena musicale dentro di me. Lui fu un tipo contro corrente come lo fu Mozart e per questo mi sono permesso di definirli geni assoluti e metaforicamente dei “rocker” fuori dagli schemi ma assolutamente autentici e assoluti. Dopo aver scoperto e suonato la classica attraverso lo studio del pianoforte, in seguito mi sono dedicato al rock. Ho scoperto un mondo estremamente ricco e composto anche in questo caso da geni, istrioni, personaggi che sono stati capaci di cambiare in modo positivo lo stile di vita di molte persone. Pensa a quale potere può avere una canzone mentre stai vivendo. Può essere la colonna sonora di certe sensazioni ma può essere capace di crearne di nuove direttamente essa stessa. Rick Wakeman e Jean Michel Jarre sono i tastieristi che mi hanno fatto “volare” facendomi scoprire la musica sperimentale, cosmica e progressiva. I Pink Floyd, dei indiscussi della musica a 360 gradi. Nel Rock i miei grandi idoli Blackie Lawless, Davide Coverdale, Alice Cooper e molti altri, che con i loro dischi, mi hanno letteralmente fatto vibrare mostrandomi sonorità e dimensioni musicali nuove. Sono molte le band e gli artisti che mi hanno ispirato e non finirò mai di stupirmi ogni volta che sento un sound innovativo puro e senza compromessi.
Come ti sei avvicinato all’Hard Rock e l’Heavy Metal?
Per puro caso, o forse non lo era. Un mio amico mi lasciò una cassetta per sbaglio nel mio walkman, erano gli anni 80, e fui rapito, dopo alcuni ascolti, da questo mondo assolutamente ricco di melodia, potenza, energia, virtuosismi e atmosfere sospese. Nel giro di pochi giorni ho subìto un cambiamento interiore entrando in una dimensione nuova, che non ha mai smesso di rinnovarsi, a sua volta, nel tempo. Potere del Rock! Da lì ho dato il via a molti miei progetti. Cinque anni con i Mania-C, quasi dodici con i Death SS, venti con gli H.A.R.E.M. più altri progetti/studio che si sono alternati in questi venticinque anni di attività. Quest’anno festeggio un quarto di secolo dalla mia prima esibizione Rock!
Venendo a Resurrection, un disco maturo e variegato: che tipo di lavoro hai svolto con le tastiere?
Mi sono occupato personalmente della la fase di produzione artistica insieme a Steve presso il mio studio (FP Recording Studio) e poi ho curato tutta la fase di registrazione e mixaggio. E’ un disco che ho vissuto e sentito davvero. Con le tastiere ho lavorato in modo tradizionale per certi versi ma anche stringendo l’occhio alla modernità, un disco deve sempre essere innovativo e mai ripetere il precedente. Sono presenti suoni classici miscelati ad altri di synth più futuristici cercando al massimo si ottenere atmosfere tenebrose ed incisive. I brani sono pieni di sospensioni ed evoluzioni e devo dire di essermi davvero sbizzarrito in qualità di musicista.
Per quanto riguarda i riscontri, Resurrection ha incassato di più in Italia o all’ Estero? E secondo te perchè?
Da quel che mi risulta, il disco sta funzionando bene sia in Italia che all’estero. I vari singoli usciti a supporto, raggiungendo in Italia due volte il primo posto in classifica ne hanno dimostrato il buon esito nel nostro paese. L’altro riscontro concreto viene dal recente festival in cui abbiamo suonato. Allo Sweden Rock Festival, i fans avevano il nuovo disco e hanno cantato tutti i brani nuovi e vecchi. Si resta piacevolmente stupiti quando, all’inizio di un brano di quelli nuovi ad esempio, senti il boato del pubblico che aspettava proprio quella canzone. Questo ripaga del lunghissimo lavoro svolto in studio negli anni a curare i minimi dettagli in fase compositiva e di produzione.
In quali altri progetti sei impegnato oltre ai Death SS?
In questi ultimi anni è uscito il mio disco solista tutto strumentale Journey (Black Widow Records-Masterpiece Distribution) edizione remasterizzata dell’originale dei primi anni novanta in occasione del ventennale e arricchito con l’aggiunta di altri brani. Per quanto riguarda gli H.A.R.E.M., in questo caso in ruolo di cantante, sono giunto ai venti anni di attività e sto lavorando duramente al mix finale del nuovo disco di cui siamo assolutamente entusiasti! Sarà un album pieno di grandi novità e ricchissimo di contenuti. Tra gli ospiti cito il grandissimo Reb Beach (Whitesnake, Alice Cooper, Winger, Bob Dylan), che è venuto presso il mio studio a registrare “Angel”, brano che ho dedicato a mio figlio Christian, presente all’interno del nuovo disco. Anche Steve Sylvester è presente in veste di ospite dove duettiamo un classico del rock in una veste tutta moderna. Ma non voglio anticipare troppo. Sono i venti anni e ci saranno varie chicche.
In questi giorni su Facebook ho visto un tuo post riguardo una questione sulla censura di alcune foto di Steve Sylvester. Vuoi dirci cosa è successo? Ed è un problema che avete risolto?
Siamo alle solite. Ormai un classico che ha accompagnato negli anni la storia di questa band. Spesso gruppi di fanatismo pseudoreligioso ci hanno accusato di cose non vere. Siamo stati vittime di cose incredibili. Alcuni sostenitori di una setta pseudoreligiosa su internet hanno inneggiato persino al consumo della bistecca accusando coloro che non mangiano carne (alcuni di noi sono per scelta personale e etica vegani, come nel mio caso, o vegetariani), di essere satanisti perché curiamo il culto della persona rifiutando di uccidere gli animali per nutrirci, come invece secondo loro, dovrebbe essere in maniera assoluta. Dopo essermi laureato in filosofia per cercare di scoprire e di capire molti “perché” delle cose e degli individui, e dopo essermi sempre posto verso la razza animale (quindi anche umana) in modo positivo, rispettoso e disponibile a qualsiasi forma di comunicazione, sentir parlare certi zoticoni dietro alla tastiera di un computer tramite pagine fittizie fanatiche dedicate alla diffamazione dove di sano cristianesimo delle origini non c’è rimasto purtroppo niente, a discapito di un cattolicesimo distorto e strumentalizzato costituito da bigotti che conosco solo odio e frustrazione, nel 2014, mi fa piuttosto tristezza. A Steve sono state censurate di recente alcune foto che non ritraevano nudo o volgarità e che quindi non erano, in alcun modo, offensive. Ma si sa, è più facile dar voce ai diffamatori mantenendone la privacy anziché fare gli interessi di chi è nel giusto. Oggi molti valori sono distorti e sovente su “pseudoenciclopedie” presenti in rete gestite da nerd dallo pseudonimo spesso ridicolo (e che nasconde la reale identità) o gruppi di sfigati che si identificano dietro al branco di qualche paginetta messa su tanto per non aver nulla da fare nella vita, si nasconde l’origine del vero male che si tramuta in: falsa testimonianza, invidia, pochezza dell’essere, passo verso l’involuzione. Siamo finiti per fortuna anche in un giornale di gossip dove Steve, qualche mese fa, ha fatto luce su quanto la nostra musica non sia legata al culto del male ma che anzi l’horror, l’ironia, la passione per ciò che è invisibile a molti sia motivo di arricchimento culturale in totale rispetto della Natura che ci circonda.
A parer tuo c’è un disco (di un gruppo italiano o internazionale che sia) uscito in questi ultimi anni che ha un particolare sound dovuto alle tastiere? Mi spiego meglio: tu da noto ed esperto tastierista sei stato colpito da qualche album che comprende un particolare suono o lavoro delle tastiere?
Dopo aver parlato dei miei miti del passato ti dico che in questi anni ho visto, in alcuni casi, il fiorire di nuove sonorità. E qui non sto a soffermarmi su gruppi che hanno ottimi tastieristi supersonici ma su quelli realmente innovativi e capaci di suscitare emozioni vere in base alla propria personalità. Andando dai grandiosi Dream Theater nelle loro varie formazioni e opere, mi piacciono i sound di alcune band europee come il caso dei Nightwish sino ad arrivare ad un uso più diretto e senza troppi fronzoli, libero da virtuosismi ma proprio per questo originalissimo e incisivo da top classifica, di band come i Rammstein. Ormai di musica se ne è scritta tanta, è difficile sentire gruppi che con molte o poche note ma suonando solo quelle giuste, siano capaci di entrarti dentro creando atmosfere assolute e portandoti nel loro mondo. Quando sento che questo accade, allora si sviluppa quella magia capace di rendere una canzone e il sound di una band, assoluti.
Per quanto riguarda il tour cosa ci dici, dove suoneranno i Death SS nei prossimi giorni e la meta Napoli è prevista?
Riguardo ai prossimi show abbiamo due date in Germania a Luglio Hell’s Pleasure Fest e Headbanger Oper Air. Per i prossimi aggiornamenti vi invito sempre a visitare il nostro sito ufficiale. Speriamo che ci sia occasione di suonare nuovamente anche nella vostra zona, ho un ottimo ricordo di un concerto che facemmo nel 2007!
Bene Freddy, l’ intervista si chiude qui, concludi come meglio ti pare…
Che dire Vincenzo, intanto ti ringrazio di cuore per il tipo di domande che ho molto apprezzato e per la tua disponibilità. Auguro buon Rock e buona vita a chi crede nelle proprie capacità affinché si possano realizzare i veri sogni per un mondo più positivo ed evoluto. Quest’anno festeggio l’importante traguardo dei 25 anni di attività con le band ma ho sempre il solito desiderio di quando da “ragazzino” ho vestito per la prima volta i panni di rocker su un palco! Sono pronto a fare altrettanti anni di concerti e dischi!
Un caro saluto alla redazione di Rockambula!
Daemonia – Zombi/Dawn of the Dead
I Daemonia del maestro Claudio Simonetti non hanno bisogno di presentazioni, né loro né tanto meno il memorabile tastierista (Mr. Simonetti appunto) fondatore di un gruppo che ha fatto la storia del Prog italiano, ovvero i leggendari Goblin. Aggiungete la lunga collaborazione con un professionista del Cinema Horror come Dario Argento e comprenderete, nelle colonne sonore create, l’importanza di questo sbalorditivo musicista il quale, con i Goblin, oltre che col già citato Argento ha lavorato con un certo George Romero. In questo disco dei Daemonia intitolato Zombi/Dawn of the Dead la band riprende alcuni classici dei Goblin nel loro omonimo datato 1978, arrangiando il tutto con attrezzatura di nuova generazione. Parliamo di un lavoro dal sound più limpido, pulito e senza sbavature, rinnovato riprendendo per l’appunto quelle canzoni che hanno accompagnato alcune pellicole ormai classici dell’orrore. All’interno troviamo l’oscura “L’Alba dei Morti Viventi”, la successiva “Zombi” che è un altro tormentone della band, la melodica “Oblio” padroneggiata da fantastiche chitarre; sulla stessa linea c’è “Zombi Sexy” e la conclusiva “Supermarket” dalla vaga vena Jazz. Zombi/Dawn Of The Dead è un lavoro ben riuscito, pieno di enfasi che nonostante tutto non tradisce le cupe e sinistre atmosfere delle vecchie versioni. È chiaro che un’opera del genere poteva essere promossa solo dalla Black Widow Records, un’etichetta che merita il massimo rispetto, una delle poche che suggerisce grandi classici oltre che sfornare gruppi di altissima qualità.
Claudio Simonetti è icona quanto Dario Argento, il connubio tra le due arti ha reso l’ operato di entrambi un simbolo di un certo cinema, equivalendosi sono come il Rum e il Sigaro Cubano oppure il Whiskey e una Marlboro. Ogni opera del maestro Simonetti è sempre e comunque una garanzia, questo vale per i Goblin ma anche per la nuova creatura Daemonia; i suoi lavori non stancano mai, neanche se ripresentati come in questo caso, soprattutto se dietro ci sono altri artisti di grande spessore come Titta Tani, Federico Amorosi e Giuseppe Previtali. Adesso l’unica cosa che resta da fare è procurarsi questo disco e ascoltarlo tutto a un fiato.
Witche’s Brew – Supersonicspeedfreaks
Eccolo il disco che attendevo con entusiasmo, Supersonispeedfreaks, il secondo album degli straordinari Witche’s Brew. Venni a conoscenza della band di Mirko e soci qualche anno fa, la fortuna fu che li scovai proprio con il loro disco d’esordio White Trash Sidesow. M’innamorai del disco, aveva una sua personalità, un suo charm, un sound che ti coinvolgeva e ti scuoteva. Rimasi con un ottima impressione del gruppo, adesso finalmente mi ritrovo con il loro nuovo disco tra le mani e posso cominciare a dire che le mie impressioni iniziali erano esatte e che i Witche’s Brew non hanno affatto deluso le aspettative, anzi. La band è senza ombra di dubbio migliorata con gli anni, ha affinato la tecnica e con qualche giusto cambio di line up è riuscita a far conciliare il sound Doom a quello Rock’n’Roll con un eleganza che in pochi hanno, il tutto condito con quella classica spruzzatina di psichedelia che tanto piace al quartetto. Supersonispeedfreaks è un piacevole disco che si fa ascoltare con scioltezza e senza mai stancare. Di questo lavoro sono interessanti le atmosfere che si vengono a delineare le quali ricordano un po’ i tardi pomeriggi nel Far West, immaginate di stare in un Saloon a bere whiskey e nel frattempo intorno a voi ci sono loschi individui che si azzuffano per un Poker mancato accerchiati da stupende ragazze che danzano. La caratteristica dei Witche’s Brew è che la loro musica in un modo o nell’altro deriva da un viaggio mentale, li puoi ascoltare in momenti calmi, bui o più scatenati e il loro effetto varia ma ogni occasione è sempre quella giusta. “Vintage Wine” (l’opener) presenta il disco e la band, il risultato è ottimo, i riff di chitarra sono eccezionali ed anche se l’intera durata della traccia è sui dieci minuti non c’è un solo momento che possa annoiare. “Children Of The Sun” è invece più atmosferica, meno aggressiva rispetto a quella citata prima ma comunque con i suoi picchi. Con “Magic Essence” arriva il momento di scuotersi, in questo pezzo è evidente la vena Rock’n’Roll dei Witche’s Brew, non tanto i riff ma gli assoli anche se di breve durata fanno la differenza. La conclusione del platter è affidata a “Supersonic Wheelchair” in cui ancora una volta si nota il gusto della band per il Rock datato anni settanta e come nella canzone precedente ci si può muovere e scatenare a colpi di “schitarrate”. I Witche’s Brew sanno cosa vuol dire fare musica e sanno come creare un album di pura arte, Supersonispeedfreaks è la loro consacrazione.
Spettri – Spettri
Santi numi che discone ha ripescato la Black Widow Records, la formidabile label che vanta di un roster a dir poco eccezionale. Come dicevamo l’ ottima etichetta ha tirato fuori dal sacco uno dei dischi di una delle band nostrane che hanno fatto la storia del Prog e dell’ Hard Rock tricolore. Trattasi degli Spettri, quella grandiosa band fiorentina formatasi nel 1964 e che riuscì a sfornare solo un magistrale omonimo realizzato tra il 1970 ed il 1971 ma registrato solamente nel 1972 e che appunto è stato ripreso nel 2011 dalla Black Widow Records. Parlando del disco notiamo come sono rimasti quei suoni grezzi e primordiali di quegli anni: tra un acido e tetro blues ed un nervoso sound psichedelico emerge quel che è il nocciolo artistico di “Spettri”. Questo lavoro dei fratelli Ponticiello è proprio un viaggio mentale che comincia con uno “Stare Solo” e finisce con un coinvolgente“Incubo” passando prima dalle fantastiche “Medium” ed “Essere” . Insomma questo omonimo si fa ascoltare tutto ad un solo fiato, gli amanti del genere soprattutto, non possono farsi scappare questa piccola perla tirata fuori dall’ oscuro oblio, farlo equivarrebbe a commettere un sacrilegio. La mia speranza che si tramanda effettivamente in un augurio, è di rivedere nuovamente all’ opera questi giganti del Prog Rock italiano.