Dopo il grandissimo successo del “concertone d’Abruzzo” del Primo Maggio e della Notte Bianca con il raduno nazionale dei fan dei Pink Floyd il 2, Chieti Scalo si prepara ad un nuovo appuntamento musicale organizzato dal Comune di Chieti, Assessorato alle Politiche giovanili, con la consolidata direzione artistica di Music Force: Zibba sabato 16 maggio al Fuoricorso di Chieti Scalo. Il roots rock, gli echi jazz e i ritmi in levare faranno tappa nel celebre locale dello Scalo. Il live è una delle ultime tappe del tour nazionale “Muoviti svelto”, che prende il nome dall’ultimo disco del cantautore ligure, e che è un viaggio in cui basso e chitarra si fondono, dando spazio all’intimità senza mai dimenticare il ritmo, ciò che muove tutto. Le dieci tracce di “Muoviti svelto” hanno visto la partecipazione di grandi artisti del panorama italiano come Niccolò Fabi, Leo Pari, Omar Pedrini, Patrick Benifei e Bunna.
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Il tour nazionale di Zibba fa tappa a Chieti Scalo
Il ritorno de I fratelli di Soledad
Dopo quattro anni, i Fratelli di Soledad ritornano sulle scene con un nuovo disco che sarà disponibile nei negozi e in download digitale dal prossimo 15 aprile. Si tratta di Salviamo il Salvabile Atto II, prodotto da Max Casacci e da Rudy Monte. Alla registrazione dei brani hanno preso parte numerosi ospiti: Max Casacci ha lasciato la sua impronta nella registrazione di alcune chitarre, Mao, Bunna, Tommaso dei Perturbazione e molti altri hanno prestato la loro arte per i Fratelli di Soledad.
Esordio solista per Raphael
Il prossimo 18 ottobre uscirà Mind vs Heart, album d’esordio solista dell’artista italo/nigeriano Raphael, pubblicato dall’etichetta viennese Irievibrations. Conosciuto in Italia per essere il fondatore e frontman degli Eazy Skankers con i quali ha già pubblicato due lavori (il primo To The Foundation, registrato nel leggendario Tuff Gong Studio di Kingston e masterizzato allo Sterling Studio di New York, dove spiccano le collaborazioni con Michael Rose, Lutan Fyah e Mr Perfect oltre a quella con McDermott, già tecnico di Damian e Julian Marley, Gentleman e Junior Kelly; il secondo Chages, registrato e mixato al Dub the Demon Studio di Madaski, Raphael fa parte del progetto tributo a Bob Marley “Double Trouble” insieme agli amici Zibba e Bunna (Africa Unite) con i quali si è esibito su molti palchi delle principali città italiane. L’album sarà disponibile nei migliori negozi di dischi. Più informazioni sul sito ufficiale.
Pellicans – Dancing Boy
Mai quanto in quest’ultimo periodo il panorama musicale sembra ispirarsi al passato. Ciclicamente ritornano in voga generi che sembravano destinati a sparire, sonorità che non si sentivano da tempo (spesso con un motivo) vengono ricercate spasmodicamente, si inseriscono strumenti che il corso della storia aveva relegato ai margini, restituendo o conferendo loro per la prima volta il ruolo del protagonista. Il Reggae è un caso a parte: insieme allo Ska e a tutte quelle forme che hanno un legame con la danza, non sono mai davvero passati di moda, ma la band di cui sto per parlarvi si riappropria in modo fedelissimo e al tempo stesso personale di un sound che avrebbe ben poco di europeo.
Arrivano da Pinerolo i Pellicans, una formazione che definisce il proprio genere Queer Reggae perché strizza spesso e volentieri l’occhio all’omosessualità, in aspra critica ai fatti di cronaca che vedono ancora la nostra penisola macchiarsi di atti di violenza dettati da ignoranza, pregiudizio e discriminazione. Dancing Boy, il loro secondo album, è prodotto da Ru Catania degli Africa Unite. Il disco apre con la title-track, “Dancing Boy” e, per me che sono piemontese, è immediato il richiamo ai primissimi Subsonica, mentre il cantato, urlato e lanciato dalla gola, richiama particolarmente quello di Bunna. Si tinge di sonorità pulp direttamente dagli anni ’70 “Vampire”, mentre la dub spadroneggia in “He Cannot Handle it” e in “But we Can Dub it”, una l’ideale prosecuzione dell’altra attraverso lo sfruttamento di un medesimo inciso melodico-ritmico. Più classica è “A Last Gaze of my Dad”, in cui i cori femminili conferiscono un sapore disco anni ’70. La chitarra acustica con cui apre “A Word up There” conferisce a brano un carattere particolarmente fresco, pop, estivo, subito bilanciato dalle atmosfere riflessive e sospese di “Shortcut Circuit”. Particolarmente riuscita, a mio avviso, soprattutto per quanto riguarda gli arrangiamenti, è “Short Dub”, una delicata ballata dub contornata da brevi interventi dello xilofono. “Turmoil” è profondamente imparentata con l’elettronica, mentre “It’s Raining” privilegia di nuovo l’elemento cinetico, sottolineato da un cantato che si libera dalla rigida scansione sillabica solo nel ritornello.
Il disco chiude con “Move on”, una sorta di esortazione, uno sprone: a ballare sì, ma soprattutto a tenere la testa alta, ad andare avanti. Non so quanta fortuna possano avere i Pellicans con questo secondo lavoro, ben realizzato, composto, meditato. Il genere è variegato e ricco di adepti e addetti: si prospetta una grande concorrenza. In bocca al lupo.