Attraverso il fresco ultimo lavoro discografico dei pugliesi C.F.F. e il Nomade Venerabile, non è un semplice prodotto da ascoltare, ma un bisogno di dolcezza che si trasforma in un sorriso a metà ad occhi socchiusi sotto un cielo nudo, una scarica di emotività che sprigiona dalle sue tracce tremori spleen, ipnotica mestizia mista a quel meraviglioso senso di colpa che centra tutti coloro che hanno abbandonato la via del facile ascolto ma che, in silenzio, cedono al fascino di spessore.
Pop, wave, minimalismo, il tardo romanticismo dei Porcelain Sea, le convulsioni bluastre del rock incontrollato, l’aura di Antonella Ruggiero avvolta nella sua poetica progressiva e tutta quella masnada di vestali del suono, si rincorrono, gestiscono, equilibriano la struttura portante di questo immenso ed introspettivo album, suoni e parole che – meno male – non diverranno mai familiari come lo fanno tutte le cose di poco conto, ma che rimangono nella lunga onda che arriva ed indietreggia ad infinitum come nei migliori miti onirici, visionari: il tempo, credere, la scadenza di un io, lo scandaglio delle ore, lo ieri e l’oggi, sabbie di clessidre opache e tic tac di una intimità senza giri fissi su cui attaccarsi sono i must irrinunciabili di una tracklist di tredici brani che dialoga e delira, si piega e stupisce nelle connotazioni di cariche e vuoti d’anima a ripetizione, di una bellezza senza ritegno.
A quattro anni dal predecessore Lucidinervi, la band – con la stupenda vocalità e seduzione della danza teatrale di Anna Maria Stasi nonché pure con la collaborazione di Anna Moscatelli – tornano con pagine sonore e acts immaginari che senza nascondere nulla all’onestà intellettuale sono perle di inestimabile valore che usano tirare fuori a palmi pieni da quella forma d’arte che oramai è in disuso e che si chiamava “delicatezza della grazia”; tensione e amore in un incesto continuo, le passioni elettriche “Parto Domani”, “Bambina Che Correva a Spegnere la Luce”, il battito Shoegaze che si piega in “Che l’Alba Esploda”, la liquida correlazione tra Wave e il sussurro di una chitarra sliddata “La Frana” o la meraviglia Pop-Rock di “Nostra Signora della Neve”, traccia da usare con dovizia alla stregua di un talismano cesellato; un sonoro lussuoso di musica che si ascolta e che da performance diottriche, ampi respiri che tra il cerchio prog-mantrico di”…Ventures Est” e le sulfuree nebbie abbandonate da fole e credi “Your Time Will Come” gioca come fosse l’ultimo amante in cerca di minimalismi e ferite da leccare.
Senza parole in più.