Calibro 35 Tag Archive

Il concerto dello Zero Maggio: “Premio Maggio” (BA) 30/04/2014

Written by Live Report

No! Stavolta al Primo Maggio (di Roma) non ci vado! Questa non è la line up che mi aspettavo e, con tutto il rispetto per i nomi proposti, proprio non mi va di star tutto il giorno fuori casa. Inventerò una birra con amici e le ore passeranno comunque. Piuttosto, vediamo un po’ Google cosa propone per questo ponte. Due telefonate, pieno in auto e la birra serena da San Lorenzo (Roma) trasloca a pochi chilometri più a est: direzione Puglia! “Va’, partiamo il giorno prima e facciamo tappa a Bari, che almeno domattina siamo belli che riposati” m’han detto. L’evento pugliese quest’anno dura quarantotto ore, spaziando da Bari a Taranto. Ed è la sera del giorno 30 aprile quando si tagliano i nastri e la festa ha inizio. Titolo: Premio Maggio. Location: Arena della Pace (Bari). Line up: ho il piacere di presentarvela a seguire. L’arena è meravigliosa! Centinaia di teste sono sintonizzate con i suoni proposti dall’evento CGIL pre-maggio. Ma noialtri siamo stati colti di sorpresa e siamo inevitabilmente arrivati in ritardo, perdendo l’esibizione di The Piers e dei Fabryka. Tuttavia, la notte è ancora giovane e non disperiamo, perché sul palco c’è la Paola Maugeri, che, con una semplice parola, cattura la nostra attenzione: Zeus!. Il nome non mi è nuovo, ma non credo di aver mai avuto modo di approfondire l’argomento. Mettiamoci a sedere, sentiamo cos’hanno da raccontare questi due ragazzotti metallari, cattivi e con la barba. Poi l’adrenalina. Da Imola con furore, a colpi di un sound che sa di metallo, i nostri Zeus! si fanno spazio e conquistano la platea. Un migliaio di menti ipnotizzate dalla loro opera cercano la concentrazione a ritmo di headbanging. Io non me la godo, preso come sono a raccattare informazioni sull’internet. Poi chiedo ai sostenitori della band. Poi ascolto le interviste (pessime) da backstage. Pensa te che roba: Luca Cavina (basso dei Calibro 35) e Paolo Mongardi (attualmente impegnato con Il Genio)! Evviva le menti pensanti. Meritevoli della promozione, si aggiudicano un posto nella mia agenda: appena rientro approfondisco.

Tutto scorre piuttosto velocemente, gli Zeus! raccattano gli strumenti e fanno spazio ad una delle due band che mi avevano reso irremovibile dall’idea di partecipare alla serata: direttamente da Correggio, i Gazebo Penguins. I giovani amanti della musica Post Hardcore intavolano come antipasto la prima traccia del loro secondo disco (Legna) “Il Tram delle 6”. Riescono facilmente a catturare l’attenzione del pubblico, sfruttando un’esibizione degna di nota (che, se consideriamo la complessità del genere, non è affatto poco). Io mi armo di carta e penna ed osservo dall’alto il pogo che intanto sta prendendo piede al cospetto del palco. Il capitolo Gazebo Penguins scorre incredibilmente rapido (al punto che mi vien da pensare che stiano tagliando i tratti strumentali; e questo mi dona una gran bella vena nera), attraversando nel dettaglio il terzo disco con “Difetto”, “Mio Nonno”, “È Finito il Caffè” e via di seguito sino a giungere ad una chiusura memorabile: “Senza di Te”. Senza soffermarmi troppo sul dettaglio, mi accorgo di esser soddisfatto dell’esibizione nel suo complesso: la scaletta è stata interessante e i tre ragazzi correggesi hanno dimostrato di saper suonare. Punto a favore, palla al centro: tocca agli Zibba & Almalibre. Stimoli naturali, facciamo presto che me li perdo! Coda chilometrica per avere accesso all’unico servizio dell’arena. Voglio un cazzo di Sebach! Complimenti per l’organizzazione. Zibba rimbombava un po’ fra le pareti del bagno (non me ne voglia!). Natura 1 – Uomo 0. Inveisco. Cari organizzatori, la bandierina vi salva! Non ho tempo per scazzare, tocca ai Marlene Kuntz. Il buon vecchio Godano non si smentisce mai. Presuntuoso, sale sul palco e saluta la folla con gesti plateali ed inchini datati: lui è il Duce. Mi aspetto un discorso al popolo, ma la chitarra di Riccardo Tesio mi salva, mi distrae e mi ricorda che sul palco c’è un pezzo di storia di gran lunga lontano da quello sovvenutomi alla mente. Erano i tempi che seguivo i tour dei giovani Marlene, ecco cosa provavo! Mi tocca riprendere il passo però, loro vanno avanti ed io sono lento e faccio fatica a stargli dietro. Tocca spolverare i vecchi dischi ed acquistare quelli nuovi. Quassù ci sono musicisti con l’iniziale maiuscola che suonano tracce che non riesco a cantare. Mi sento piccolo così. Poi la rivisitazione di “Uno” in chiave molto più Marlene (e meno cantilenata) e la chiusura con “Ape Regina” perfettamente interpretata mi donano speranza: non sono io ad essere arrugginito, è la scaletta ad essere più moderna di me. Attraverso “Io e Me” (2010) arriva la conferma che (a giusta causa) le proposte sono per lo più recenti. Ma non sarà di certo questo a farmi voltare le spalle, anzi. Sai che c’è di nuovo? Bravi Marlene! Dimostrate puntualmente talento, riuscendo a farmi apprezzare pezzi che da disco mi suonavano come addii alla vostra arte. Anche voi avete segnato un punto e tornate a casa con l’ennesima vittoria. Migliore in campo Cristiano Godano, che, a gran sorpresa, si avvicina ad un palmo dal pubblico e lascia che decine di mani accarezzino il Duce che sta li sorridente e non scazza.

L’arena si svuota. Il bello è passato.  Dubioza Kolektiv, perdonateli perché non sanno quello che fanno. Sette (dico sette) ragazzotti bosniaci indossano l’uniforme gialla e nera e salgono sul palco. Scatenati come potevano essere solo i Sex Pistols, riescono a riportare il delirio in tavola nel giro di un quarto di track. Lo servono attraverso un mix di generi che fomentano una folla sull’orlo della follia. Punk, Ska, Elettronica, fanno di tutto questi biondi raver. Sono lontani chilometri e chilometri da casa, ma l’imbarazzo e l’emozione non gli calza neppure per sbaglio. In un lampo l’arena ha dimenticato i Gazebo, la CGIL, i Marlene, la morale e persino i superaffolatissimi bagni che fanno rimbombare il saggio Zibba. Mi ficco nel mucchio, pogo, salto, ballo, sudo, vado a fumare. Un accento bosniaco chiude la serata, intonando (o stonando) una “Bella Ciao” che forse forse era meglio risparmiarsi. Vabè, siamo in casa CGIL. Ringrazio il sindacato, ringrazio Bari, ringrazio la musica, spunto sui mancati servizi e, in definitiva soddisfatto, mi allontano dall’arena. Recuperiamo la donna, che domani si va a Taranto!

Read More

I Calibro 35 firmano la colona sonora di Sogni di Gloria

Written by Senza categoria

I Calibro 35 tornano a firmare per intero una colonna sonora originale: questa è la volta di “Sogni di Gloria”, nuovo film del collettivo John Snellinberg in uscita il 15 maggio nelle sale italiane, pellicola che ha già ricevuto due importanti riconoscimenti come Miglior Film al Rome Independent Film Festival 2014 e al Worldfest Houston International Independent Film Festival 2014 come Miglior Film e Miglior Montaggio.

CALIBRO 35
“SOGNI DI GLORIA”
Colonna sonora originale
01. Maionese (Titoli di testa)
02. Tema dello sbattezzato
03. Come un valzer
04. Notturno
05. Tema di Alice
06. Tema dello sbattezzato (Bolero)
07. La visione d’assieme
08. Tema malinconico
09. La partita
10. Un rigore sbagliato
11. Lento dello sbattezzamento
12. Come un tango
13. Sala delle carte
14. Tema dello sbattezza mento (Sospeso)
15. Tema malinconico (Solo Rhodes)
16. Il tempo che non ho vissuto

Read More

Blunepal – Follow the Sherpa

Written by Recensioni

I Blunepal sono in tre ma spaccano il culo come fossero cinquanta. Atteso disco d’esordio Follow the Sherpa, attesissimo perché le precedenti produzioni facevamo sperare (giustamente) in qualcosa di veramente interessante. E non è la solita pappa noiosa e confezionata ad arte per inneggiare al nulla, le mode qui non c’entrano un cazzo e la musica finalmente assume un valore primario. Loro non fanno parte dei consueti venti gruppi osannati ingiustamente dagli ascolti del bel Paese, i Blunepal sono vergini e genuini come poca roba in Italia. Questo è Post Jazz strumentale caratterizzato ad esaltare le atmosfere crude e violente, nessun accenno alla tenerezza, le coccole non sono contemplate mai in questo disco. Lavoro dai coglioni quadrati punto e basta. Parliamo di un genere anni settanta modernizzato alla perfezione, per intenderci meglio viaggiano sulla stessa strada dei più noti Calibro 35, realizzando palpitanti colonne sonore di inseguimenti polizieschi all’ultimo respiro.

Follow The Sherpa non lascia mai pace all’ascoltatore, il ritmo è sempre super tirato e il volume non dovrebbe mai scendere sotto la distruzione dei timpani, “And There Were Three” rilassa il corpo per poi sperderlo lungo traversate Post Rock. “Rabbit” di cui esiste un video ufficiale devasta subito la mente con improvvise sterzate e colpi d’effetto. Energia da vendere fino alla particolare “Youzi”, adesso riesco a distendere i muscoli sotto il massaggio di riff pacatamente Jazz. La pace dei sensi non era ancora di mia conoscenza fino a questo momento. Ambient corrotto e minimalista nella concentrica “Fake”, il basso dirige lentamente tutti i miei movimenti portandomi esattamente dove vorrei essere in quel preciso momento. E quando prima parlavamo d’inseguimenti cinematografici non era per caso, prendete una serie d’azione degli anni ottanta e buttateci dentro “Into The Cinema”, è tutto quello che si potrebbe richiedere da una perfetta colonna sonora. E se pensate che tutto questo sia surreale non avete ancora centrato le potenzialità dei Blunepal. Non poteva mancare l’omaggio al re delle colonne sonore per eccellenza, un brano intitolato “Morricone” non ha bisogno di ulteriori spiegazioni e commenti, la dolcezza e la volgarità di una corposa colonna sonora. La chiusura del disco è affidata a “Tomorrow Never Knows” dei Beatles, ri-arrangiata ed eseguita per dare l’idea netta di un omaggio e non di una banale cover. Forse ho trovato qualcosa di veramente valido nella musica del trio genovese Blunepal, la stanchezza della solita musica sembra ormai un lontano ricordo, loro sanno accaparrarsi l’attenzione con brani quasi interamente strumentali, sembrano reggere alla grande il confronto con i mostri sacri del genere. Follow The Sherpa entra timido nel mio lettore ed esce raggiante come non mai, questa è musica forte, i Blunepal suonano cose d’avanguardia senza essere secondi a nessuno. Cercateli dal vivo dove sicuramente saranno fenomenali e comprate questo disco, il migliore del duemilaquattordici fino a questo momento. In queste poche situazioni sono fiero di essere italiano.

Read More

Vertical – Black Palm

Written by Recensioni

Esiste una forma intelligente di suonare musica portandosi dalla propria parte tutte le ragioni del mondo, la musica strumentale non finisce mai di stupire (e inventare), i Vertical girano nell’ambiente da un decennio, il disco “nuovo” dei Vertical si chiama Black Palm. Gli anni settanta per i Vertical non sono mai passati, gli Area cuciti a vivo nel cuore e il pensiero rivolto costantemente al 2005 quando nel fiore dell’attività aprivano le date nord italiane del maestro James Brown. Funk Rock senza troppi giri di parole, i pezzi saltellano in svariate direzioni ma il principio di base rimane sempre quello del Funk (arricchito dal Rock). Detto così potrebbe sembrare una cosa poco attraente sentita e risentita fino al collasso ma devo prontamente ammettere che le cose non stanno in questo (scontato) modo. Rifacendomi a quello che dicevo all’inizio i Vertical in Black Palm non si accontentano mai e sperimentano in continuazione lasciando sorrisi dolci e amari sulle labbra dell’ascoltatore. Non sono certo prevedibili e il disco respira ad ogni modo con i propri polmoni, una band capace di spaccare il mondo quando diventa possibile farlo, sorprendenti è il giusto termine per definirli. Black Palm apre le proprie porte con “Divo”, un esagerazione di basso e riff acidi che esplodono la propria energia in un ritornello sostenuto dall’hammond e voci Soul campionate, non ci sono prove a sostenerlo ma ho pensato subito ai Pink Floyd più intimisti. “New World” tutto sembra tranne che un nuovo mondo, la mia impressione è stata quella di un campionamento per karaoke con atmosfere da crociera, scusate se non sono riuscito a cogliere l’innovazione. Forse non sono molto perspicace. Colgo invece la realistica terapia d’urto mentale portata da “Tispari (ho voglia di piangere con te)”. Poi si continua a cavalcare l’onda del Funk aromatizzato al Jazz e le condizioni sono decisamente carine, un disco interamente strumentale è difficilissimo da tirare per oltre quarantacinque minuti mantenendo sempre la stessa intensità, questa è bravura. Sfiderei chiunque a farlo lasciando da parte Demetrio Stratos o gli attualissimi Calibro 35 a cui i Vertical dimostrano di essere molto affezionati. E non parliamo di Post Rock alla Mogwai. Poi esiste anche un brano nel disco “Watcha Gonna Do” cantato da Ken Bailey e definito dalla band Acid-Jazz con tutto il diritto di farlo, roba nuova per non lasciare mai la puzza della scontatezza. Assolutamente da segnalare il pezzo che dà il titolo all’album che nella sua semplicità non porta comunque scompensi. I Vertical sarebbero una perfetta band da colonna sonora da impiegare in molteplici forme di arte. Presente anche (ovviamente in chiusura) una ghost track “900” e la voglia di ascoltare nuovamente Black Palm invade tutta la mia attenzione. Un album concepito in maniera decisamente professionale da musicisti altrettanto validi, Black Palm inganna il tempo, non si esce vivi dagli anni settanta.

Read More

L’AltopArlAnte festeggia 10 anni con una compilation!

Written by Senza categoria

Ancora tanta musica gratis grazie alla collaborazione tra XL e L’AltopArlAnte, che danno vita al quinto capitolo di Libera Veramente. Questa volta però le novità sono poche, ma la compilation è ricchissima, in quanto celebra il decennale dell’agenzia che ha dato una spinta notevole alla promozione e diffusione della musica indipendente via etere. L’iniziativa si inserisce nella serie di iniziative che L’AltopArlAnte sta effettuando dall’inizio di questo suo decimo anno di attività. Ci sono stati numerosi minifestival con molti artisti coinvolti (a Casa Italia durante il Festival di Sanremo, al MEI, al salone internazionale del libro, ai festival Collisioni di Barolo, Astimusica, Paratissima di Torino, PoPistoia …), il volume 4 sul numero di aprile di XL di Repubblica, la targa di riconoscimento al MEI, e altre iniziative sono ancora in corso in questa chiusura di anno.
Ricordiamo che la Compilation fu premiata nelle sue prime edizioni al Super Sound di Faenza e che nel nuovo volume presenta ben 32 tracce selezionate tra i brani indie promossi in radio proprio da L’AltopArlAnte in questi 10 anni.
Di seguito la tracklist:

01. Andrea Mirò e Dargen D’Amico – Senza che nulla cambi
02. Capone e Bungtbangt vs Daft Punk Rmx – Around The World
03. Cinzia Fontana & Franco Battiato – Svegliami domani
04. Il Parto delle Nuvole Pesanti e Roy Paci – Magnagrecia
05. Dente e Il Genio – Precipitevolissimevolmente
06. Cockoo – Le distanze (solo lamenti)
07. Il Genio – Pop Porno
08. Calibro 35 e Dellera – Il beat cos’è
09. Combass e Caparezza – Megaparty
10. Dellera – Le parole
11. Enrico Ruggeri – Diverso dagli altri
12. Enzo Avitabile e Bob Geldof – Suonn’ a pastell’
13. Freak Antoni, Alessandra Mostacci & Luca Carboni – Però, quasi
14. Giorgio Faletti – Nudi
15. Giovanni Nuti canta Alda Merini – Il depresso
16. Guignol & Cesare Basile – 12 marmocchi
17. Giulio Casale – Fine
18. I.P.E.R. (Piotta, 99 Posse, Roberto Angelini, Pierpaolo Capovilla, Enrico Capuano, Cisco, Combass, Dellera, Dj Aladyn, Lacuna Coil, Le Braghe Corte, Lemmings, Erica Mou, Federico Poggipollini, Eva Poles, Quintorigo, Sud Sound System, Velvet)– Ancora in piedi
19. Lou Dalfin & Roy Paci – Rota d’amont
20. Management Del Dolore Post-Operatorio – La pasticca blu
21. Marco Notari – Io non mi riconosco nel mio stato
22. Mau Mau – Mare Nostrum
23. Daniele Ronda & Davide Van Den Sfroos – Tre corsari
24. Simone Cristicchi – Il cane
25. Nicolò Carnesi & Brunori Sas – Mi sono perso a Zanzibar
26. Nobraino – Bademeister
27. Pino Scotto & Club Dogo – Pino … occhio
28. Quintorigo & Juliette Lewis – How Does It Feel?
29. Rubens & Sud Sound System – Mai come ora
30. Sikitikis – Le belle cose
31. Spacca il silenzio & Lucio Dalla – Da questo muro
32. Zibba, Almalibre & Tiromancino – Una parte di te

Read More

Calibro 35 – Traditori di Tutti

Written by Recensioni

Quattro musicisti nella stessa stanza; chitarre fuzz, organi distorti, bassi ipnotici e funky grooves riempiono l’atmosfera. Luca Cavina, chitarra e basso, Enrico Gabrielli, organi e fiati, Massimo Martellotta, chitarra elettrica e lapsteel, e Fabio Rondanini, batteria e percussioni, formano i Calibro 35, gruppo italiano (milanese) il cui progetto prende vita sotto i loro stessi occhi. Un progetto che segna la loro carriera e il loro modo di fare musica, soprattutto musica per le immagini. Quindi colonne sonore dedicate ai polizieschi e action thriller con cover e brani originali che sottolineano l’intenzione e la capacità del gruppo di ricreare atmosfere e mondi che talvolta nei film si danno per scontato ma che alcune volte fanno il film stesso. Dunque i Calibro 35 iniziano la loro carriera dove molti gruppi italiani non riescono nemmeno ad arrivare e cioè all’estero: Lussemburgo, Belgio, Stati Uniti. Registrano Eurocrime, documentario americano sui polizieschi italiani, il loro primo album Ritornano Quelli Di…, l’intera colonna sonora del film Said e alcuni brani per i film Gli Angeli del Male, La Banda del Brasiliano e Romanzo Criminale. Nel 2010 esce Rare, raccolta di musiche da film, b-side, versioni alternative e inediti dell’archivio della band e nel 2010 è la volta dell’album Ogni Riferimento a Persone Esistenti o a Fatti Accaduti è Puramente Casuale, contenente dieci brani inediti e due cover, e l’ep Dalla Bovisa a Brooklyn che si muove come sempre tra cover, originali e una storia a fumetti del gruppo.

Finalmente il 2013 porta Traditori di Tutti, uscito in Italia il 21 Ottobre e da Novembre anche in Giappone. L’album è formato da dodici tracce che vivono e riecheggiano le atmosfere poliziesche e filmiche quasi soprattutto degli anni settanta. A primo acchito si potrebbe pensare che sia musica troppo settoriale ed in effetti si percepisce una certa malinconia di quegli anni, il che però non guasta dato che quello fu uno dei periodi più prolifici per la storia della musica mondiale. Ed infatti leggendo qualche loro intervista quella degli anni settanta non viene percepita come una fissazione assoluta ma come un momento da cui partire, come un esempio da tenere ben a mente per poi fare qualcosa di proprio ed in qualche modo originale. Appena si clicca play il “Prologue” ci trasporta in una sorta di atmosfera west abbandonata subito in “Giulia Mon Amour” nella quale si concretizza la loro tecnica spiccata che a quanto dicono è frutto solo della conoscenza dei loro strumenti, dell’atmosfera e dell’improvvisazione che è il punto focale. Ma il pilastro di tutto il lavoro è certamente Traditori di Tutti di Giorgio Scerbanenco, romanzo del 1966 che racconta le indagini che stanno dietro all’annegamento di Silvano e Giovanna. Giovanna è una giovane donna costretta a sposare un uomo che non ama e a ritrovare la sua perduta verginità grazie a un delicato intervento. La sua fine però non avviene con il matrimonio-farsa ma con una crivellata di proiettili e l’annegamento nel Naviglio.

Una Milano e un’Italia violenta e crudele che traspare come uno specchio negli inseguimenti Funky tra gli strumenti (“You, Filthy Bastards!”), nella tensione Rock delle percussioni (“Stainless Steel”), nel fitto vintage delle tastiere (“Vendetta”) e nella psichedelia più spiccata (“Mescaline 6”, “AnnoyingRepetitions”).

Read More

Nuovo disco per i Diaframma

Written by Senza categoria

Preso nel vortice esce il 22 ottobre! Alé!”. Sono queste le parole con cui Federico Fiumani annuncia  sul suo profilo Facebook  l’uscita del nuovo disco dei Diaframma contenente quattordici nuove tracce che, pur mantenendo lo stile degli ultimi anni, presenta numerose novità,  tra le quali la collaborazione con musicisti come Enrico Gabrielli dei Calibro 35 e Gianluca de Rubertis de Il Genio, e con cantanti come Marcello Michelotti dei Neon, Alex Spalck dei Pankow e Max Collini degli Offlaga Disco Pax. Intanto in occasione del trentennale, per gli amanti delle vecchie sonorità, è disponibile la ristampa di Siberia, indiscussa pietra miliare del Rock italiano, in una edizione limitata in 999 copie deluxe. Ad ognuno il suo Diaframma, insomma.

Read More

Dimartino + Stazioni Lunari + The Electric Flashbacks

Written by Live Report

Note Sulle Ali di Farfalla @Teramo (Villa Comunale) 07/09/2013

La mente era lì che viaggiava verso il paradiso, pensando a Federica Moscardelli e Serena Scipione (due studentesse tragicamente decedute nel terremoto dell’Aquila nel 2009), per molti degli accorsi a questa manifestazione che, giunta alla sua quinta edizione, ha saputo fidelizzare il suo pubblico e creare anche un po’ di turismo culturale in una regione come l’Abruzzo. Per loro, e anche gli altri presenti, l’evento aveva quindi un sapore diverso rispetto al classico concerto Rock o al solito festival Indie.

Sembrava quasi, per citare parole alla Battiato “un rapimento mistico e sensuale” quello che sono riusciti a creare gli artisti che vi hanno partecipato. La sera del 7 settembre finalmente lo spettacolo “Stazioni Lunari” ideato da Francesco Magnelli (membro fondatore di BeauGeste, C.S.I. e PGR ed in passato collaboratore dei Litfiba) è approdato in terra abruzzese in occasione della quinta edizione di “Note Sulle Ali di Farfalla – Notte per Federica e Serena”, manifestazione di solidarietà che ha ospitato precedentemente artisti quali Afterhours, Marlene Kuntz, Bandabardò, Brunori Sas, Calibro 35, Offlaga Disco Pax, Bugo, I Cani e Pan Del Diavolo e che si svolge ogni anno a Teramo in ricordo delle due studentesse Federica Moscardelli e Serena Scipione, tragicamente decedute nel terremoto dell’Aquila.

scaletta dimartino

scaletta Dimartino

La cornice dell’evento è stata la Villa Comunale nel quale erano presenti anche stand alimentari, una mostra fotografica curata da Dante Marcos Spurio, un mercatino musicale, un’esposizione artistica di Massimo Zazzara, una di moda a cura di Joele, giovane stilista teramano, con i suoi figurini ideati appositamente per l’occasione e persino una di Alessandro Paolone con le sue creazioni astratte su cotone egiziano. La serata è stata aperta da Dimartino, gruppo musicale indie pop italiano originario di Palermo che prende il nome direttamente dal suo leader, il cantante e bassista Antonio Di Martino.

Qualcuno dei presenti probabilmente lo aveva già visto anche in occasione del Soundlabs Festival a Castelbasso (Te) essendo il target del pubblico lo stesso ma riascoltarlo dal vivo seppure per un breve set di dieci canzoni è stata un’emozione non da poco. La sua scaletta infatti includeva tutte le canzoni più conosciute del gruppo, da “Venga il Tuo Regno” a “Non Siamo gli Alberi” passando per “Poster di Famiglia” e “Maledetto Autunno”.

Dopo circa trentacinque minuti di spettacolo è stata poi la volta dell’attesissimo progetto Stazioni Lunari che in passato ha ospitato artisti del calibro di Bugo, Teresa De Sio, Piero Pelù (Litfiba) e  Daniele Sepe (per citarne solo alcuni) e che per l’occasione ha riunito oltre ai soliti Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco, Cisco (ex Modena City Ramblers), Cristina Donà e Cristiano Godano (voce, chitarra e anima dei Marlene Kuntz). Il format è lo stesso di sempre, Ginevra di Marco a fare gli onori di casa, padrona in movimento da una stazione all’altra che determina successioni, movimenti e favorisce commistioni fra i diversi mondi musicali degli ospiti che sono disposte su tre pedane disposte su un palco con una scenografia tanto minimalista ed essenziale quanto attraente.

scaletta stazioni lunari

scaletta stazioni lunari

Lo spettacolo è aperto da “Del Mondo”, proveniente dal repertorio dei C.S.I. che recentemente hanno deciso di riunirsi senza il loro cantante Giovanni Lindo Ferretti per un breve tour che porterà Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali e Massimo Zamboni in giro per l’Italia fino a dicembre accompagnati alla voce dalla carismatica Angela Baraldi.

Tornando invece alla serata del 7 dicembre c’è da dire che massiccia è stata la partecipazione del pubblico che si rivelerà sempre educato e composto (nessun tentativo di pogo, neanche durante i pezzi più animati). La scaletta in questo caso ha incluso invece pezzi provenienti dal repertorio dei singoli artisti (ad esempio “Lieve” e “Trasudamerica” dei Marlene Kuntz) e persino un sentito omaggio al genio musicale di Lucio Dalla (“Com’è Profondo il Mare”) e brani tradizionali della nostra penisola.

Gradita ed inaspettata sorpresa è stata la ricomparsa sul palco verso la fine del concerto di Antonio Di Martino che ha voluto lasciare così un suo ulteriore contributo alla serata che si è conclusa con l’esibizione al laghetto della Villa Comunale del nuovo progetto di  Tito, leader dei Tito & the Brainsuckers, The Electric Flashbacks e con un dj set a cura di VxVittoria C. & Marco Mattioli (COSEPOP). “Note su ali di farfalla – Notte per Federica e Serena” quest’anno ha supportato il centro antiviolenza “ La Fenice”, di cui è intervenuta anche una rappresentante che ha spiegato le attività che svolge durante una breve intervista.

Read More

Bill in The Tea – Big Tree

Written by Recensioni

Big Tree è un nome interessante per un album di esordio; bisognerebbe  chiedere ai diretti interessati le genesi di questo nome, che in due parole racchiude un po’ il senso del lavoro del quintetto catanese Bill In The Tea.  Gli alberi, e per la precisione uno in particolare bello grande, si è fatto strada fra i meandri della città sicula mettendo le proprie radici nei territori musicali del Progressive Rock e del Jazz. Da queste appendici  è nato un unico tronco che sorregge come rami nove tracce, per la maggior parte strumentali, ricche di linfa melodica sperimentale, che lanciate verso l’alto si inerpicano su e giù in un in districabile intreccio.  Scelta coraggiosa da parte dei giovani siculi quella di cimentarsi con un genere come quello strumentale che in Italia non ha molti seguaci, anzi lo potremmo comodamente definire come un genere di nicchia.

I Bill in the Tea, però si esprimono su territori completamente differenti rispetto ad alcuni esperti del  genere come i Calibro 35 o gli Zu.  In Big Tree ci si trova principalmente sul piano dell’Ambient , tra suoni leggiadri e impalpabili rubati al Jazz e melodie delicate come in  “Now I Know  What The M Means” o “Change Colours “ oppure si aggiunge un po’ di ritmo e qualche citazione e si sogna in“I Wanna be Franck Zappa” e “Mad”.  Atmosfera è decisamente la parola cardine di tutto il lavoro, anche sei brani risultano un po’ lunghi rispetto agli standard di un ascoltatore medio. Come dicevamo tra tutti questi rami arrivare alle foglie è un viaggio anzi un volo pindarico tra violini che appaiono e scompaiono, suoni eterei e ritmi più corposi , che richiedono spesso pazienza e attenzione all’ascolto. Un lavoro in controtendenza rispetto alla velocità con cui la musica viaggia oggigiorno, un sorta di slow motion musicale, piacevole senza dubbio, ma al tempo stesso senza infamia e senza lode.  Forse  qualche occhiata più maliziosa e qualche passo più ardito avrebbe aggiunto più freschezza al tutto, ma come dicevamo un albero se ben alimentato continua a crescere e ad aggiungere rami e foglie, ed è quello che auguriamo per il quintetto catanese. Un esordio che getta le basi per un possibile futuro.

Read More

Craxi – Dentro il Battimento Delle Rondini

Written by Recensioni

Niente a che vedere col politico, i Craxi sono il genuino progetto parallelo di musicisti noti del panorama alternative nostrano, considerando che stiamo parlando del vocalist Alessandro Fiori dei Mariposa, di Andrea Belfi, ex-Rosolina Mar e attivo negli Hobocombo (batteria), di Luca Cavina dei Calibro 35 e Zeus! (basso), di Enrico Gabrielli, ex-Afterhours e ora Calibro 35, Der  Maurer, Mariposa (chitarra). Un progetto ambizioso, dunque, che si apre con “Rosario”, brano caratterizzato da una lunghissima introduzione noise alla Marlene Kuntz che apre lentamente, tenendo l’ascoltatore in tensione, in attesa dell’esplosione (che di fatto, non arriva), mentre la voce, sforzata e declamata, più che cantata, arriva direttamente dalla gola. Non sono depressi, non sono incazzati, ma hanno quell’agitata impazienza new wave che si avverte nelle sonorità cupe di “E tu Non ci Sei”, dove gli sfasamenti tonici e l’accompagnamento ipnotico catturano e soffocano.

Il basso spadroneggia in “I Diari Del Kamikaze”, mentre il panorama industrial sembra essere il faro di “Drive In”, con il suono penetrante (un fischio, una sirena, una sveglia insopportabile di una mattina di hangover) che caratterizza intro e interludio. La lezione degli Afterhours, invece, si sente in “Le Ali di Alì”, mentre in “Si Appressa la Morte, Non ci è Dato Sapere” sono le avanguardia la vera ispirazione: una matrice quasi Folk, ma vagamente riconoscibile, alterata, distorta, digerita elettronicamente per un risultato visionario e psichedelico, poco gradevole all’ascolto, forse, ma molto pregevole sul piano sperimentale-compositivo. “Santa Brigida” è la più ritmata e coinvolgente fisicamente, mentre “Se me lo Chiedi Dolcemente” si pone a cavallo tra le sperimentazioni internazionali hippie del Rock anni ’60-’70 e un sapore intellettualoide hipster di ben più recente foggia: il trattamento melodico-timbrico richiama l’oriente mistico indiano, mentre la voce declamata riporta alle letture degli scrittori della Beat Generation. La title-track, “Dentro il Battimento Delle Rondini”, invece, è un visionario testo decadente alla Teatro Degli Orrori.L’impressione generale è che la band incarni bene tutto ciò che non vorremmo essere ma siamo, tutto lo squallore di una generazione precaria, corrotta dai media, costretta a guardare indietro anziché avanti. Un moto di ribellione, però, quasi nel tentativo di restituire speranza e vigore, viene dato da “Sono il Mio Passeggero”, dove finalmente la voce prende il volo in un recitato con urletti dal profilo melodico incerto, che, ancora una volta, mostrano l’implicita cupa inquietudine che i Craxi ci raccontano. Il disco chiude con “Le Mostre di Pittura”, una critica ben poco velata alla società finto-intellettuale odierna, ironicamente arrangiata con violini e battiti di mani che decorano il tappeto Grunge aspro di sottofondo.

I Craxi non sono piacevoli e non vogliono esserlo, perfettamente inseriti in quella nicchia di musicisti italiani che non hanno intenzione né di divertire, né di sensibilizzare, ma solo di mostrare tutto il loro profondo disgusto per la situazione vigente. Tecnicamente bravissimi, assolutamente non orecchiabili, new wave quanto basta per soddisfare i fautori del ritorno in auge del genere, avranno sicuramente fortuna. A me non hanno fatto impazzire, ma de gustibus.

Read More

GO DAI FEST “I CINQUE GRANDI”. MANUEL AGNELLI (Afterhours) cura la serata finale della rassegna.

Written by Senza categoria

Domenica 12 Maggio 2013 presso l’Angelo Mai Altrove Occupato di Roma. Ospiti Rodrigo D’Erasmo, Angelo Maria Santisi, Alos, Xabier Iriondo, Bachi da Pietra e molti altri. Cinque serate. In cinque mesi. Con cinque direttori artistici speciali.

Fritz da Cat, Enrico Gabrielli (Calibro 35), Roberta Sammarelli (Verdena), Xabier Iriondo (Afterhours), Giulio Ragno Favero (Il Teatro degli Orrori). E il gran finale con Manuel Agnelli (Afterhours). 

 Angelo Mai Altrove Occupato, Roma. Da un‘idea di Daniele “ilmafio“ Tortora e Rodrigo D‘Erasmo.

SPETTACOLO FINALE A CURA DI MANUEL AGNELLI

12 MAGGIO 2013

ANGELO MAI ALTROVE OCCUPATO

Viale delle Terme di Caracalla, 55 a, Roma www.angelomai.org

Inizio spettacoli: 21:00

Ingresso 8 euro

MANUEL AGNELLI (Afterhours)

Fosse stato “solo” il fondatore degli Afterhours non sarebbe oggi il direttore artistico dell‘evento conclusivo di Go Dai.
Voce e scrittura inconfondibili, quella manciata di canzoni che tutti conoscono a memoria, una collaborazione con Mina che in pochissimi possono vantare.
Lui ha inventato il “Tora! Tora! Festival” e negli ultimi anni ha dimostrato che può esserci una via nuova all‘essere indipendenti: quella del completo raggiungimento dell‘autonomia, non solamente artistica.
Leggi alla voce libertà. 

MUSICISTI / PERFORMER:

Manuel Agnelli + Rodrigo D’Erasmo + Angelo Maria Santisi [chamber trio in anteprima assoluta] Alos + Xabier Iriondo duo
Bachi da Pietra
Valentina Chiappini [installazioni] Cristiano Carotti [installazioni] Eleonora Di Vita [danza] Antonio Rezza e Flavia Mastrella [performance esclusiva] + interazioni e ospiti a sorpresa
dj set
Giulio Ragno Favero, Fritz da Cat, ilmafio

 READ MORE:

www.angelomai.org

http://www.facebook.com/GoDaiFest

http://www.facebook.com/angelomai

Read More

MEGANOIDI, ZEUS E UN GRANDE OMAGGIO A FABER PER L’APRILE DELL’AGORÀ

Written by Senza categoria

Anche questo mese importanti nomi del panorama indipendente italiano e internazionale si alterneranno sul palco del Circolo. Si parte con il live di ELYAS KHAN, uno dei cantautori più originali nel panorama musicale di oggi. Come ogni anno poi si renderà omaggio a Fabrizio De Andrè, con una serata interamente dedicata al cantautore genovese. Ci sarà poi IL CIELO SOTTO MILANO FESTIVAL, la serata firmata Costello’s dedicata al meglio delle nuove realtà indipendenti. Sabato 13 aprile il Circolo avrà invece il piacere di ospitare una delle band più amate dello ska italiano, i MEGANOIDI. Il 19 Aprile sarà il turno degli ZEUS, il power duo composto da Luca Cavina al basso elettrico (Calibro 35, Craxi, Incident on South Street) e Paolo Mongardi alla batteria (Fuzz Orchestra, Ronin, FulKanelli, ex Jennifer Gentle). E tanto altro ancora.

Read More