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Bianca Casady & the C.i.A: quattro date in Italia
Bianca Casady, metà del celebre duo delle Cocorosie, porta in Italia il suo acclamato nuovo progetto/spettacolo in cui mette in scena canzoni meravigliosamente costruite con una band, un danzatore e una bellissima parte video, dando vita ad un universo suggestivo, misterioso ed incredibilmente affascinante, sospeso tra teatro, musica e danza.
Insieme alla sorella Sierra, nel progetto comune delle CocoRosie, Bianca Casady ha dato vita ad un grande surreale mondo Pop Art. Oltre agli acclamati album e ai concerti in tutto il mondo, le CocoRosie hanno scritto il brano da balletto “Night Shift – A FeedleFeeble” nel 2012 al Kampnagel e da allora hanno realizzato due progetti teatrali con il grande regista Robert Wilson. Adesso – dopo diversi progetti solisti – Bianca Casady ancora una volta esce fuori del contesto familiare delle CocoRosie per raccogliere i partner di lungo tempo (la CIA) per un progetto musicale –artistico- teatrale. Insieme con il ballerino Bino Sauitzvy, il video artista Jean Marc Ruellan e i musicisti Lacy Lancaster, Takuya Nakamura e Doug Wieselman, Bianca porta nuove canzoni sul palco, che saranno contenute in un album che verrà pubblicato in autunno.
Casady disegna un mondo parallelo misterioso e suggestivo partendo da un pianoforte scordato, una macchina da scrivere polverosa e pile di poesie. Le sue canzoni sono gemme che nascono da una strana musica che rimanda ad un immaginario da paese delle meraviglie e che ora può essere vissuto in una performance concerto.
Dopo la prima mondiale al Summer Festival Kampnagel di Amburgo, questo spettacolo, che è stato presentato tra gli altri al Melt Down di Londra e al Pop-Kultur di Berlino, farà tappa in Italia per 4 appuntamenti da non perdere:
23 novembre 2015 – Milano – Arci Bellezza
24 novembre 2015 – Roma – Teatro Studio – Auditorium Parco della Musica
25 novembre 2015 – Bologna – Locomotiv
26 novembre 2015 – Firenze – Viper
Land Lines – S/t
Il progetto Land Lines è poco più della naturale prosecuzione di una lunga collaborazione tra un gruppo di amici intimi che, per oltre dieci anni, hanno suonato e scritto canzoni e musica insieme sotto il nome di Matson Jones, gruppo di Fort Collins, Colorado. Anche il quartier generale dei Land Lines è da individuare in quello stato federato degli Stati Uniti dalla forma rettangolare, non in quel piccolo paradiso che è Fort Collins ma novanta km più giù, nella capitale Denver, città resa mitica e immortale anche grazie a John Fante, Neal Cassady e Jack Kerouac.
Saranno quelle toccate dal mito della beat generation le linee di terra evocate dal trio Martina Grbac (violoncello, voce, percussioni), Ross Harada (batteria e percussioni) e Anna Mascorella (violoncello, voce, percussioni) in quello che è il loro primo full lenght ufficiale e che si annuncia come il primo di una lunga serie di lavori che ci presenteranno. Le dieci tracce altro non sono che una raccolta di canzoni rielaborate, originariamente scritte durante una pausa di quattro anni e ispirate dalle costrizioni della vita d’appartamento e poi registrate e mixate da Xandy Whitesel al Mighty Fine Audio di Denver e masterizzate da Bob Weston al Chicago Mastering Service.
L’opera si fonda su tre elementi portanti che si sviluppano e diventano l’emblema di tutto il sound e la proposta del trio americano. Per prima cosa c’è l’aspetto vocale, totalmente in mano o meglio affidato alle corde vocali di Martina e Anna. La loro voce diventa il protagonista quasi assoluto delle canzoni, l’elemento che permette alla musica di elevarsi e conquistare un’energia peculiare e assoluta. Non che la coppia dia uno sfoggio di tecnica senza uguali (diciamo che evitando ogni eccesso stilistico ci lasciano il beneficio del dubbio) ma riesce a inventare melodie avvolgenti e presentare una timbrica gradevole e forte, pur nella sua apparente delicatezza, ricordando per impostazione un’altra storica coppia femminile, le sorelle Casady conosciute come Cocorosie, anche se la voce delle due Land Lines, presenta spigolature e code ebbre più consone al grunge femminile anni ’90. Altra caratteristica importante è la struttura e l’architettura sonora (per lunghi tratti costeggiante il Dream e il Folk Pop) e gli arrangiamenti che riescono a essere perfetti senza suonare eccessivi; niente è di troppo e il risultato suona esattamente come dovrebbe, regalando momenti di femminea tragicità e altri di voluttuosa speranza, passaggi più eterei e altri maggiormente aggressivi, ora arricchendosi di fronzoli appariscenti, ora scivolando come un volo ad ali spiegate sotto la voce melliflua e ferma al tempo stesso. Ultimo fattore che diventa chiave di lettura di tutto quest’album che riprende il titolo dal nome stesso della band, è la presenza del violoncello di Martina e Anna, che riesce a sostituirsi con efficacia e ad accompagnare con eleganza le parti vocali, mentre la ridotta parte ritmica, si limita a ricalcare e portare il tempo delle musiche spesso ossessive, ben oltre le melodie vocali.
Se tutto sembra perfetto, nella sua semplicità e nel suo candore, è proprio nelle melodie che troviamo il muro più difficile da superare, perché se è vero che la musica dei Land Lines si presenta di una cedevole graziosità è anche vero che, per colpire, servirebbero quantomeno delle linee melodiche non solo ricercate ma anche d’impatto e immediatamente gradevoli. Le canzoni invece finiscono per suonare come un magma senza forma, pur se di bellezza innegabile. Un difetto da poco se si guarda all’interezza dell’opera ma che rischia di rappresentare un limite difficile da colmare, se si cerca anche un riscontro immediato del pubblico per sua natura, volente o nolente, legato all’impatto dell’orecchiabilità musicale. Non è un caso che gli episodi più riusciti siano proprio quelli nei quali tali limiti sembrano essere messi da parte per un attimo (“Bomb Blast”, “Sleepwalking”) e sono questi momenti del disco che lasciano intravedere possibilità sconfinate per i Land Lines.
Land Lines :: Wreckage from Mighty Fine Productions on Vimeo.
Cocorosie – Tales Of A Grass Widow
Arrivate al quinto album, le sorelle pazzoidi Bianca e Sierra Casady in arte Cocorosie, da un vezzeggiativo forgiato dalla loro madre, mantengono invariata la formula di alt-pop nostalgico che hanno usato per farsi conoscere dappertutto, e tra odi e amori che il pubblico e critica gli riversano addosso, loro, le sorelle lunari con questo Tales Of A Grass Widow, dimostrano quanto sia importante fregarsene di tutto e tutti per andare avanti, non per una alternativa selvaggia, ma solamente per una presa di pugno testarda di fare dischi per farli, un azzardo che si perpetua da tempo e senza . osiamo dire – ritegno.
Come sempre uno strano miscuglio torbido ed impreciso tra Bjork e Bath For Lashes, un vezzo pseudo-cantautoriale che vorrebbe maliziosamente lasciare tracce di sé e illuminare di bagliori i nuovi percorsi del Rock in generale, ma questi brani non danno sostanza, sembrano quasi un drama pentecostale che non solo non vanno a fondo per fuggire via, ma rimangono a galla ad infastidire orecchie esauste e istinti mostruosi a distruggere con un potente cazzotto l’innocente impianto stereo di proprietà. Sapori retrò e una lancinante trascendenza che cresce come una febbre maligna e che si impossessa di ogni poro d’ascolto, tracce – per rimanere prettamente al giudizio critico da mestierante – che non alleviano nessuna forma di nostalgia, malessere e soglie minime di sopportazione.
Forse le nostre sorelle Casady non si sono rese conto che non è per niente facile – dopo magari un esordio sbalorditivo – seguitare a mantenerne alte le vibrazioni, magari per loro l’azzardo è una forma di potere o- ancor peggio – che seguitare a tormentare l’alternative sia cosa saggia e da prendere come esempio, ma la verità sta nel mezzo, che la loro propulsione primaria è svanita via e non gli resta che abdicare e chiudersi per qualche annetto nel silenzio e ricostruirsi una fisionomia sonora; undici brani – pescando a caso – versati ad un Pop monco, da prendere con le molle “Child Bride”, “Tears Of Animals” con vellutate francesi a fare da sfondo, il senso dei folletti delle fiabe “Broken Chariot o i fumi divinatori hippies che ancora si aggirano fecondi tra le trame di “After The Afterlife”, un saliscendi di romanticismi out e frivoli.
Non si vuole infierire contro le donne, solamente che queste Cocorosie senza controllo sono in giro ancora a piede libero purtroppo, e la cosa peggiore che seguitano a fare dischi, e questo ultimo “spreco di tutto” ce lo potevano evitare. In una parola, inutile.
Le CocoRosie tornano in tour in Italia
DNA Concerti ha organizzato per il duo tre date italiane a giugno: il 14 a Milano -Magazini Generali, il 15 a Roma -Villa Ada e il 16 a Soliera (MO) Soliera per l’ Arti Vive Festival. Il tour sarà l’occasione per le CocoRosie di presentare in Italia il loro nuovo album, il quinto della loro carriera: intitolato “Tales of a GrassWidow” uscirà il prossimo 27 maggio ed è stato registrato per buona parte a Buenos Aires in un piccolo studio vintage sotto la supervisione tecnica di Nicolas Kalwill, nome celebre della musica argentina e ingegnere del suono di album rinomatissimi della musica sudamericana.
CocoRosie: nuovo album e primo pezzo in ascolto.
Tales of a Grass Widow: il nuovo album di CocoRosie
Si intitola “Tales of a Grass Widow” il nuovo album delle affascinanti CocoRosie, duo americano in attività ormai da quasi un decennio composto dalle sorelle Casady.
Il quinto album della loro discografia esce per City Slang il 27 maggio, ma “Gravediggress”, prima traccia in circolazione, è disponibile in ascolto e free download sul loro SoundCloud.
https://soundcloud.com/selftitledmag/cocorosie-gravediggress