Per la prima volta in Campania The Jon Spencer Blues Explosion in concerto (open act Elli De Mon). Il concerto si terrà sabato 29 Agosto dalle ore 19.30 presso PompeiLab di Via Astolelle, Pompei (Na).
ll trio di New York City presenta il nuovo album Freedom Tower – No Wave Dance Party 2015 uscito a marzo su etichetta Mom+Pop Music.
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The Jon Spencer Blues Explosion per la prima volta in Campania
Soundgarden: annunciata unica data italiana
Torna in Italia la band capitanata da Chris Cornell nel ventennale del loro disco più famoso, Superunknown. Per l’occasione i Soundgarden avranno degli opener d’eccezione: suoneranno sul palco, infatti, gli australiani Wolfmother, che presenteranno il loro nuovo album New Crown. L’appuntamento è per il 2 luglio al Castello Scaligero di Villafranca di Verona, location che da qualche anno ormai si è distinta per la grandezza degli artisti che ha potuto ospitare. I biglietti sono già disponibili tramite circuito TicketOne al prezzo di 40€ più diritti di prevendita.
Boxerin Club 27/02/2014
Ci sono giorni in cui tentare di programmare la propria vita equivale a mettere in moto una serie di eventi funesti e nefasti il cui obiettivo è quello di annientare ogni forma di organizzazione, proprio quella volta che hai deciso di fare tutto con calma, e ti sei addirittura spinta a segnare gli appuntamenti in agenda con tanto di “cerchiolino” rosso sull’orario. Ma se al termine di queste peripezie ti ritrovi ad assistere ad un concerto dei Boxerin Club, che arrivino pure tutti gli stravolgimenti di orari e tutte le sfighe del mondo. Siamo al Blah Blah di Torino e la serata non è da birra, ma da amaro. Sono con una delle mie persone preferite ed entrambi, tanto per dare un tocco di originalità alle nostre esistenze, abbiamo mal di gola; la missione è quella di riuscire a mettere qualcosa di forte in circolo bevendo la minor quantità di liquido ghiacciato. Mentre aspettiamo che i Boxerin facciano il loro ingresso e siamo immersi in discorsi metafisici di gossip recenti, ecco che lo vedo, proprio lì, appoggiato al muro, vicino alla consolle: Max Casacci dei Subsonica. Chiedo conferma a chi è con me, sfoderiamo i telefoni e facciamo una rapida ricerca di immagini sul web; ci sembra proprio lui! Tuttavia c’è da dire che entrambi, oltre ad avere lo stesso segno zodiacale e lo stesso ascendente, siamo anche dei miopi irreversibili e vantiamo un numero non trascurabile di figure di merda in merito alla questione “Quello somiglia a…”. Il locale inoltre è molto buio, insomma, non ce la sentiamo di confermare questo scoop; questa però potrebbe essere una buona occasione per lanciare un nuovo giallo capace di annientare una volta per tutte la supremazia di Jessica Fletcher e della sua Signora in Giallo: quello appoggiato al muro, era o non era Max Casacci? Ai posteri l’ardua sentenza.
Finalmente i Boxerin Club arrivano, e non appena si posizionano sul palco per me hanno già fatto un miracolo; se i miei occhi architettonici non mi ingannano, il palco/pedana del Blah Blah misura all’incirca 10 mq (ho visto bagni di dimensioni maggiori), nei quali riescono a starci in sei insieme a tutti gli strumenti, che non sono pochi. Chapeau! I Boxerin Club sono di Roma (ce lo ripetono più volte nel corso della serata) e nessuno di loro è mai stato a Torino; questa è la loro prima volta sotto i portici che hanno protetto dalle intemperie per molto tempo il “real” cranio savoiardo di re e regine. La band è arrivata in ritardo e non è riuscita a fare il sound check; il concerto pertanto ci mette un po’ a decollare, i primi pezzi sono una vera e propria prova del suono. Risolti i problemi tecnici i Boxerin prendono il volo ed è subito fiesta. I brani sono quelli tratti dal loro album d’esordio, Aloha Krakatoa, che il mio collega Lorenzo Centrangolo nella sua recensione definisce freschissimo, dove finalmente possiamo vedere un gruppo (italiano) che evita la trappola dei generi e delle etichette per regalarci undici tracce di variopinta festa sonora, trovandomi pienamente d’accordo. Mentre loro procedono con la loro esplosione di suoni, mi accorgo che senza volerlo ho cominciato a muovermi a ritmo di musica, e non riesco a smettere. I Boxerin ci coinvolgono, ci invitano ad avvicinarci, e noi ci avviciniamo; ci invitano a battere le mani, e noi battiamo le mani; penso però che se ci avessero chiesto di andarcene non lo avremmo fatto così facilmente, Non so perché, ma l’atmosfera che si viene a creare mi ricorda un po’ quella di un concerto degli Honeybird & the Birdies, romani anche loro che io sappia, ma di adozione, provenienti da diverse parti d’Italia e del mondo. Chissà se Boxerin e Honeybird si sono mai incontrati. Quando è il momento di ascoltare “Carribean Town”, mi accorgo che ormai sono in molti a muoversi e a ballare; in tanti hanno lasciato i loro pensieri pesanti a terra e si sono messi a volare insieme a questi ragazzi romani. Subito dopo, quando ormai siamo quasi a fine concerto, qualcuno dello staff passa tra la folla e ci mette in mano fischietti, trombette, maracas ed ogni sorta di strumento musicale, rigorosamente in plastica; ci improvvisiamo tutti musicisti e cominciamo a fare baldoria. Lo stesso soggetto che ha distribuito strumenti in giro per la sala ha in mano un pacco di coriandoli che comincia a lanciare per aria facendoci tornare bambini per un attimo. Ovviamente me ne svuota mezzo pacco in testa, tornerò a casa piena di coriandoli fin dentro le mutande. È quello il tocco finale del concerto, seguito da un ultimo pezzo richiesto dai presenti.
Al Blah Blah, in alto, più o meno sulla testa dei musicisti, c’è un cartello che riporta una domanda: “c’è qualcuno felice?”. Per me non è mai stata solo una domanda, ma anche una specie di monito, un qualcosa che sta lì, fermo, a ricordare quale dovrebbe essere il fine ultimo di ogni esistenza. Io non so ancora bene cosa sia la felicità. Penso sia qualcosa di effimero, volatile; una parola che si ha il timore di pronunciare per paura che scappi via. Non so nemmeno se a fine serata c’era davvero qualcuno felice, però ho visto tanta gente andar via con un sorriso enorme stampato in faccia, che non è poco.
Reptile Youth in Italia!
Con l’omonimo disco di debutto, pubblicato dalla hfn Music, label che ha lanciato artisti del calibro di Trentemoller, i Reptile Youth hanno conquistato le indie charts europee grazie ai singoli “Speeddance”, “Fear” e “Shooting Up Sunshine”, suonando nei più importanti festival tra cui Roskilde e Airwaves e conquistando un posto di tutto rispetto nel panorama psycho-dance-punk. Adesso il duo danese arriva in Italia per presentare il nuovo album Rivers that run for a sea that is gone, mixato da Brian Thorn (David Bowie, Arcade Fire) e masterizzato da Joe Lambert (Animal Collective e Tha National) in uscita il 14 marzo. Il concerto è previsto per il 27 marzo al Circolo Magnolia di Milano. Da non perdere!
Succi: nuovo progetto per la voce dei Bachi da Pietra
Giovanni Succi non si ferma proprio un secondo. Non solo è da poco uscito un Ep, Festivalbug, che seguiva di qualche mese il disco Quintale, ma riprende anche alcuni vecchi lavori dei Madrigali Magri, il progetto che lo impegnava prima dei Bachi da Pietra e li rimette in piedi con una formazione nuova che vede Mattia Boscolo alla batteria e Glauco Salvo alla chitarra. Il video che segue è stato registrato lo scorso 16 gennaio al Locomotiv di Bologna e sembra proprio preludiare a qualcosa di interessante. Godetevelo:
Annullata la data italiana dei Black Sabbath
Prosegue la carneficina dei live italiani: il concerto dei Black Sabbath previsto per il 5 dicembre è stato annullato per problemi logistici. Sembra infatti che il management della band si sia rifiutato di far esibire la formazione all’Area Fiera di Rho. Il promoter italiano dell’evento, Live Nation, si scusa con i fans attraverso un comunicato stampa che trovate qui.
Luminal (con intervista)
Venerdi’ 8 Giugno 2013 @ L’Aquila, Piazza Angioina
Erano anni che non tornavo a L’Aquila, o meglio in quella zona del nostro capoluogo che chiamano Rossa, forse per il sangue che ha bagnato la terra, sporcato le pareti traballanti in quella maledetta notte del 6 aprile 2009 ore tre e trentadue. L’occasione è arrivata. Lotto giugno è una festa oltre che un momento di partecipata riflessione. Piazza Angioina è un luogo nascosto nel cuore della città che fu e che ora vuole rinascere.
Oggi la Piazza è però solo cibo, giochi popolari, mostre, concerti, videoproiezioni e spettacoli organizzati da ragazzi delle varie associazioni, Tre E Trentadue, Asilo Occupato, Case Matte e Appello per L’Aquila.
Questa sera ci sarà il concerto di Le Naphta Narcisse, band aquilana prossima al primo full lenght e soprattutto dei Luminal, una delle formazioni che più sto apprezzando, grazie all’ultimo album Amatoriale Italia, in questo 2013.
Iniziato il concerto non c’è molta gente (anche se nella zona centrale del paese scoprirò poi esserci tantissimi ragazzini che evidentemente amano più discoteca, cicchetti e cazzeggio a Rock, birra e “partecipazione”) e l’impianto di amplificazione sembra quello di una serata tra amici. Ti guardi intorno e capisci che gli amplificatori sono l’ultimo dei problemi. Nel pomeriggio ho fatto un giro tra le macerie, ho visto le case dei miei anni universitari, ho visto la mia vecchia dimora e ho quasi pianto nel osservarla ancora in piedi pur se sofferente, con gli arti spezzati e la porta spalancata come una ferita aperta su quella cucina e quel vecchio divano dove ho poltrito, bevuto birra, cazzeggiato, chiacchierato e conosciuto la gente, il mondo e la vita. Ho avuto paura di quei silenzi irreali, della mia memoria, paura di qualcosa che non so bene cosa sia ma che probabilmente resterà fino alla fine dei nostri giorni appollaiata sulle spalle di noi aquilani cittadini, provinciali o d’adozione.
Fanculo amplificazione, fanculo il freddo, fanculo il governo, Berlusconi e il M5s, fanculo tutto e tutti. Quello che conta è che L’Aquila sia ancora qui e che ci sia ancora qualcuno che crede in lei, come i ragazzi che hanno organizzato tutto questo ma anche noi che abbiamo fatto sessanta chilometri per essere qui ed io che scrivo e vi ricordo che L’Aquila non è morta in quella maledetta notte del 6 aprile 2009 ore tre e trentadue.
Quello che conta è che i Luminal stanno per iniziare il concerto ed io voglio solo stare ad ascoltarli, senza dirvi una parola di più. Ho chiacchierato con Alessandra Perna, voce e basso della band, il giorno dopo il concerto e insieme vi stiamo per raccontare quello che è stato.
E tanto per sdrammatizzare, alla fine trovate il video (perdonate la scarsa qualità audio) della caduta di Alessandra sul palco (un ringraziamento speciale a Fabio Presutti). Capita quando ci si mette l’anima.
Ciao Alessandra. Vi ho visto pochi giorni fa suonare a L’Aquila. Cosa vi ha portati proprio nel capoluogo abruzzese. Quale particolare occasione?
Abbiamo suonato in occasione della festa della NON ricostruzione, un concerto organizzato nel cuore di quella città che si è fermato dopo il 6 aprile del 2009.
Che impressione vi ha fatto la città e la sua gente?
La città fa paura. Fa paura il silenzio, fa paura il vuoto, fanno paura i salotti che si vedono dalle finestre ancora aperte dei palazzi distrutti, come se lì dentro ci fosse ancora vita, fa paura il fatto che in quelle zone qualcuno sia riuscito di nuovo a votare Berlusconi alle ultime elezioni.
L’Aquila tornerà mai quella che era? A proposito, ci eravate già stati?
Non ti posso dare la mia impressione sugli aquilani perché ne conosco pochissimi, e quelli che conosco sono completamente pazzi. E in generale sugli italiani sono la persona meno obiettiva che possa esistere. Non ho mai vissuto una tragedia del genere, non so che cosa significa ma non credo che L’Aquila tornerà mai quella che era. Qualsiasi discorso affogherebbe nel qualunquismo e questa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Una cosa è certa: ci abituiamo troppo in fretta alle tragedie.
Il concerto è stato organizzato dentro la zona rossa, in una piazza che già prima del terremoto era poco frequentata. Ci lamentiamo del fatto che ai concerti il pubblico è sempre meno ma poi gli organizzatori sembrano fare di tutto per nascondere gli eventi. Cosa ne pensi?
Spiegami meglio cosa intendi. Pensi che gli organizzatori abbiano pubblicizzato poco l’evento?
Pubblicizzato poco e scelto il luogo meno adatto.
Credo sia un discorso lungo e complicato. Fare le cose in Italia è sempre molto difficile, soprattutto quando hai poche risorse e non offri nulla di “cool”. Poi magari ti ritrovi a suonare su un palco traballante con una chiesa che ti può cadere sulla testa da un momento all’altro, però anche questo è rock’n’roll, quindi va bene così.
Passiamo al concerto vero e proprio. Avete suonato con Le Naphta Narcisse ma avete aperto voi le danze. Ci aspettavamo il contrario. A cosa è dovuta la scelta fatta?
I Naphta sono un gruppo nato all’Aquila, ed era giusto che fossero loro a chiudere la serata.
Nonostante la location suggestiva, ho notato, nella parte iniziale soprattutto, non pochi problemi di resa audio. Un problema di risorse limitate degli organizzatori o cosa?
Noi sul palco sentivamo molto bene, poi è normale che a meno che hai un impianto molto potente e costoso non si può sentire benissimo in una piazza
Avete suonato per intero (vado a memoria) Amatoriale Italia e niente dei lavori precedenti. C’è un motivo particolare (viste anche le differenze non solo stilistiche tra il prima e il dopo) o solo scelta promozionale?
Suonare i primi due dischi in questo momento non ha molto senso per noi, prima di tutto perché io suono il basso e non più la chitarra, Carlo canta e basta, quindi i pezzi vecchi non sono fattibili con questa formazione, anche se prima o poi ci piacerebbe rifarli, magari collaborando anche con altri musicisti..vedremo che cosa succederà.
Nello specifico dell’esibizione aquilana, avete dato il massimo (praticamente perfetti, compresa la tua caduta) pur non essendo dei virtuosi dello strumento, quando al basso c’era Carlo e tu alla voce. Nella situazione normale e contraria avete avuto problemi sia tu che lui. Come mai?
Oddio, noi non abbiamo percepito nessun problema in entrambi i casi (ridiamo ndr) (forse un cavo mezzo rotto del microfono che poi è stato sostituito?).
Che differenza c’è tra i Luminal che hanno suonato a L’Aquila e quelli che suonarono anni fa, sempre in Abruzzo, a Sulmona?
I Luminal di oggi hanno finalmente trovato la forma giusta per esprimere quello che hanno sempre pensato e il loro modo sbilenco di vivere la vita.
A proposito di “modo sbilenco di vivere la vita”, nelle vostre canzoni parlate in maniera feroce e dura di Facebook (di un modo malato di usarlo), della critica musicale e di hypster (oltre a tante altre cose). Quanto vedete queste cose come “problemi” di cui parlare? e come vi rapportate a essi?
Internet ha ucciso l’arte, ha ucciso il pensiero critico, impone regole di vita sociale peggiori di quelle della televisione, ha eliminato la noia e la solitudine salvifiche per la creazione, ha reso i giornalisti pigri, i musicisti troppo simili fra loro (almeno quelli della scena dominante).
Sfido chiunque a vivere la stessa vita degli artisti che condividiamo con tanto orgoglio ogni giorno su Facebook credendo di fare la rivoluzione (che non deve essere per forza politica, ma anche semplicemente umana).
Detto questo, vado un secondo sull’homepage di Rockit a vedere che sta succedendo.
Qualcuno ha definito i vostri testi a tratti “adolescenziali”. Non ti dico cosa ho risposto io (ormai hai capito quanto mi sia piaciuto Amatoriale Italia). Rispondi tu.
Se fai discorsi seri ti dicono che sei presuntuoso, se dici cose in maniera chiara e semplice ti dicono che sei adolescenziale, se dici la verità ti dicono che sei qualunquista, se non dici nulla ti dicono che ti lamenti e basta. Consiglio uso massiccio di benzodiazepine, grappa, una preghierina a satana e un vaffanculo a mammà ogni tanto che fa sempre bene.
Domanda “intima” suggerita da un tuo segreto ammiratore. Tu, Alessandro e Carlo siete solo amici?
(ride ndr) Io e Carlo stiamo insieme da 7 anni
Domanda ovvia per chiudere. Prossimi appuntamenti live e studio?
Si ricomincia il 23 giugno da Modena, Agriturismo Cantoni, poi potete trovare tutte le altre date sulla nostra pagina facebook. Credo che inizieremo a scrivere nuovi brani da settembre, ci sono già dei testi e un bel po’ di idee.
Abbiamo finito. Non posso che rinnovarti i miei complimenti per l’ultimo disco, Amatoriale Italia e augurarmi di rivedervi presto. Un saluto anche ad Alessandro e Carlo. P.s. perchè non togliete la vostra pagina da Rockit?
Ma in realtà non la gestiamo noi. Comunque il senso di tutto è che Rockit è una webzine come un’altra.
COLAPESCE ESTATE 2013 IN TOUR: LE PRIME DATE!
Archiviata (momentaneamente?) la fortunata esperienza del “Bipolare Tour” che l’ha visto protagonista, con Meg, di uno show unico nel suo genere, molto apprezzato dal pubblico e dalla critica, Lorenzo Urciullo torna in tour con una nuova formazione della band che l’ha accompagnato in parte delle registrazioni del suo disco e nelle numerose date che l’hanno seguito.
Ecco le date estive di Colapesce:
31 MAGGIO – CATANIA – MERCATI GENERALI
08 GIUGNO – SOLIERA (MO) – ARTIVIVE FESTIVAL
14 GIUGNO – ROMA ARRIVERANNO PRESTO – 42RECORDS FESTIVAL/RASSEGNA AUSGANG
21 GIUGNO – POMPEI (NA) – POMPEILAB
22 GIUGNO – TORREREGINAGIOVANNA (BR) – BACCATANI WAVE
27 GIUGNO – TORINO – CORTILE DELLA FARMACIA
29 GIUGNO – BOLOGNA – BOLOGNETTI ROCKS
03 LUGLIO – AREZZO – MENGO FESTIVAL
04 LUGLIO – ODOLO (BS) – D-SKARICA LIVE FESTIVAL
MaDeDoPo: che pacco al Primo Maggio!
Ma come pensate si potesse cantare una canzone come “Pornobisogno”? Solo dei bacchettoni catto-comunisti possono inorridire per uno show come quello del Management del Dolore Post-Operatorio al Concerto del Primo Maggio di piazza San Giovanni a Roma. Anzitutto viene da chiedersi se avessero la più pallida idea di chi stavano per far salire sul palco, visto che non è sufficiente scrivere una canzone come “Norman” per dimostrare di essere un gruppo sensibile alle tematiche del lavoro e schierabile nella fila dei musicisti “rossi”. Introducendo “Pornobisogno”, Luca Romagnoli, frontman della band abruzzese, solleva un preservativo a mo’ di ostia e parafrasando la formula della Comunione dice «Prendete e usatene tutti, sentite a me». Eh. Guardate che se c’è bisogno di dirlo è perché di contro c’è qualcuno che ancora consiglia l’astinenza sessuale e ancora qualcuno che si sente colpevole nell’impiegarlo. Ci sono suore nelle missioni che li distribuiscono di nascosto dalla Santa Sede e preti che lavorano a stretto contatto con realtà in cui l’AIDS è un problema tangibile eppure continuano a tacere la più banale e spiccia educazione sessuale. Si poteva evitare? Sì. Non chiamando a suonare i MaDeDoPo. Che subito dopo questo gesto si lanciano in gran rotazioni pelviche, simulazioni di cavalcamenti d’asta e masturbazioni manuali e orali al microfono. Signori. I Rolling Stones che si bullavano di far eccitare le ragazzine ai loro concerti al punto che se la facevano addosso o Robert Plant che di spinte pelviche all’aria ne dava parecchie o Gilberto Gil che cantava “Miserere Nobis” da una tavola finto-ultima cena imbandita di banane e ananas, considererebbero questi ragazzi dei seri dilettanti. E invece no. L’organizzazione inorridisce, stacca la corrente, li fa portare via dalla security, tanto per dare a Romagnoli il pretesto di calarsi le braghe (ndr fummo lungimiranti e attenti nell’intervista) e mostrare i suoi attributi. Fanno punk, signori, cosa vi aspettavate? E il giorno dopo Marco Godano, organizzatore del Concerto, ha anche il coraggio di dire la sua: “Mi dissocio duramente per la violenza e la scorrettezza che perseguiremo anche per vie legali confermando ancora una volta che laddove gli artisti non sanno autoregolamentarsi, per quanto ci riguarda, non sono degli artisti in linea con lo spirito del concertone. Sottolineo inoltre come questi atteggiamenti stridano con i temi culturali, artistici e sociali che questo palco rappresenta. Infine trovo che sia uno schiaffo alla compostezza e alla passione che ci arriva da centinaia di migliaia di spettatori”. Io ero al Primo Maggio del 2009, quello con Vasco Rossi. Vi assicuro che non c’era nulla di composto tra quella folla. E potremmo stare ore a parlare di quanto fosse opportuno o meno il leccaculismo isolano con tanto di sketch sulla bandiera dei Quattro Mori o cosa c’entrino ancora, in fondo, i faccioni anacronistici del Che, o i pensierini dei bambini extracomunitari di una scuola elementare sulla loro integrazione, ma concentriamoci sull’ostia di lattice, mi raccomando.