Bello tosto, aspro, spigoloso. Maneaters – Ugly Dirty Evil. Il primo approccio, lo ammetto, non è stato dei più felici. Sono prevenuto, ingenuo. Una band composta da sole donne. Errore mio. D’altronde vengo dalla provincia.
Ottime melodie, grande spinta ed una voce semplicemente fantastica: ruvida e assolutamente femminile. La forza dell’LP sta nella grandissima capacità di non esagerare, nel tenersi distante dalla banale imitazione, nel lasciarsi trasportare dal flusso delle idee; questa risulta essere l’arma vincente. Una vittoria che le quattro ottengono a man bassa, trionfalmente. Tutto il lavoro è ben organizzato, vivo, accattivante; i brani sono nella giusta posizione e riescono a creare un continuo, piacevolissimo, saliscendi. Si passa dal graffio alla carezza, dall’introspezione più sincera alla rabbiosa accusa, dal muro di chitarre al semplice arpeggio, espressione di una consapevole maturità artistica, dichiarata senza nessuna paura e spavalderia.
Si divertono eccome le pugliesi, spingendo sui powerchord e disegnando melodie immediate ma assolutamente fresche, inedite. D’altronde definirsi “d’influenza foxcore “esplicitazione, questa, nata da una battuta, va a braccetto con la consapevolezza di essere in grado di gestire una retorica assolutamente positiva, recuperando in buona parte il sostrato filosofico ed ideologico di un genere definito e limitato soltanto alla categoria femminile e quindi corrotto (scherzosamente e positivamente) all’origine. Tutto ciò per avvisarvi del fatto che troverete un ottimo mix di spontaneità e riflessione, il tutto tenuto insieme da evidenti e lampanti capacità artistiche (per ricordare a tutti che sfasciare lo strumento su un palco nel pieno di una sbronza colossale non trasforma un/una cretino/a in un artista).Insomma, se credete di avere a che fare con delle sprovvedute, siete assolutamente fuori strada. Se prendessimo quattro ragazze, le collocassimo nello stato di Washington, nei primi anni novanta e le privassimo del lontano riverbero psichedelico che aleggiava nell’aria di quei giorni, ci troveremmo di fronte le Maneaters. Ora, mi si perdoni il semplice esercizio retorico e la scarna applicazione ermeneutica, ma gli accostamenti risultano utili e personalmente li ritengo vicini al vero. Considero Ugly Dirty Evil una delle migliori uscite di questa caldissima estate.
Il disco è da ascoltare nella sua interezza, senza eccezione alcuna. Dico davvero. Non sono ammessi approcci ideologici radicali. Nemmeno etichette. Maneggiare con cura. I miei ossequi.