Entre chien et loup. Tra cane e lupo, come a indicare un meticcio elegante nella sua natura selvaggia, snello e agile come il lupo, ma addomesticato, domato, quieto, affidabile come un cane. Un insieme di caratteristiche che creano un animale piuttosto armonioso nell’aspetto, forte ma allo stesso tempo affabile.
Esattamente come la musica dei Karmamoi: il quartetto romano composto da Daniele Giovannoni (batteria), Alessandro Cefalì (basso), Fabio Tempesta (chitarra), Serena Ciacci (voce) proprone in questo EP di cinque tracce la versione acustica di alcuni brani già presenti nella precedente fatica discografica del 2011, l’omonimo Karmamoi. Cinque canzoni accomunate da un certo sapore pop nostrano, solido tappeto su cui si insinuano, di volta in volta, matrici reggae, andamenti jazz, melodie mediterranee della chitarra, ritmiche funky, il tutto dominato con una certa prepotenza dalla linea vocale: un timbro spesso, corposo, sfruttato soprattutto al grave, a cui vengono affidate liriche brevi, incisive, spesso ripetitive.
La base pop rende i brani decisamente abbordabili (la vocalità che ricalca molto Marina Rei e Carmen Consoli, con alcune sterzate vero l’acuto piuttosto improvvise che ricordano Irene Grandi, alcuni arrangiamenti, soprattutto in Venere, che sembrano presi da un album dei Negrita, ad esempio), mentre le diverse connotazioni che caratterizzano ogni traccia (puramente lenti pop Il ricordo e Indovino, folk e reggae Venere, quasi jazzato Vivo desiderio e tipicamente rock Stesa) mostrano le abilità della formazione, che è capace di spaziare tra i generi con un certo gusto e una buona competenza tecnica. A mio avviso Stesa è la traccia migliore però, sintomo di una formazione rock radicata a fondo nei quattro elementi: Serena sfrutta tutto il potenziale della sua voce, che non è più contenuta in una gamma di suoni medio-bassi come nelle canzoni precedenti ma può lasciarsi andare a costruzioni melodiche più articolate, il basso finalmente trova soddisfazione in un giro incalzante e piuttosto veloce, l’insieme è armonioso, energico, caldo e coinvolgente. Forse è questa la base su cui dovrebbero modellare i loro brani i Karmamoi. Liberarsi un pochino dei vecchi fasti della musica leggera italiana e lasciarsi andare a qualcosa di più sanguigno.
Non fraintendetemi. Il quartetto funziona e parecchio, ma sa tutto di già sentito e onestamente l’EP fatica a decollare (c’è molta passione attraverso i cinque brani, ma mancano completamente energia e groove praticamente fino all’ultima traccia; va bene che i Karmamoi ci presentano un unplugged di loro stessi, ma si poteva fare qualcosa di più in questo senso). Per sguazzare nel già sentito pop nostrano, insomma, tanto vale provare con del rock verso cui i quattro sembrano essere ben più predisposti.