Cristiano Godano Tag Archive
Soundscreen Film Festival 2016, Cinema e Musica protagonisti a Ravenna
È partito ieri 11 aprile a Ravenna, presso il Palazzo del Cinema e dei Congressi di Largo Firenze 1, il Soundscreen Film Festival, tra i pochissimi festival in Italia e nel mondo dedicati a Cinema e Musica.
Swans 9/10/2014
Era di certo uno degli eventi musicali più attesi il mini-tour degli Swans di Michael Gira e lo dimostra il sold-out al circolo degli artisti di Roma. A Torino il concerto si è tenuto al’Hiroshima Mon Amour, il 9 ottobre. Alle dieci e mezza, puntuale, comincia lo show. Gli Swans si palesano in tutta la loro grandezza con due ore e mezza di concerto interrotto solo da brevissime pause. Due ore e mezza di inquietudine e violenza emotiva, di fronte alle quali non tutti riescono a resistere; c’è chi sente la necessità di assumere dosi massicce di caffeina, chi si lascia tentare dall’annuncio di Michael Gira circa l’imminente fine del concerto e lascia prematuramente il campo di battaglia, senza sapere che il live sarebbe durato ancora una buona mezz’ora. Anche Cristiano Godano (o il suo sosia n.1, nel caso avessi preso un abbaglio) ad un certo punto si dissolve varcando l’uscita prima della fine.
Un concerto che ha messo a dura prova in molti, tranne loro, gli Swans, che dopo più di due ore di ritmi serrati si sono schierati davanti al pubblico con una nonchalance degna di nota; hanno ringraziato, senza mostrare cenni di stanchezza o cedimento, con addosso addirittura la voglia di scherzare, quando Gira per la presentazione della band conferisce ad ognuno un nome italiano, di un musicista o del tutto anonimo, riservando per sé stesso quello di Cicciolina.
Ma tralasciamo gli aspetti di contorno, e concentriamoci sulla musica di questi “Cigni” selvatici, più neri che bianchi, dai toni scuri e oscuri, autori di una musica ricca di tormento, capace di rimanere ferma, immobile, costante, ossessiva per un lungo periodo, per poi esplodere all’improvviso (si pensi che solo l’introduzione del concerto dura più di dieci minuti, prima che la band al completo si manifesti sul palco). E quando parlo di esplosioni, parlo di momenti in cui tutto si accentua e diventa estremo (penso soprattutto al ritmo incalzante della doppia batteria), pur mantenendo un inspiegabile equilibrio tra le parti. I momenti di deflagrazione sono anche quelli in cui Gira accenna una sorta di danza, con movimenti delle braccia che ricordano proprio quelli di un cigno.
Un’esibizione che richiede una certa dose di preparazione psicologica e concentrazione per l’ascolto (gli occhi di Michael Gira ne sono l’emblema, restano chiusi per la maggior parte del tempo), alla quale in molti non erano preparati. Un concerto, però, non è certo un corso di preparazione all’ascolto; un concerto è il momento più vero e reale per addentrarsi nel mondo di un artista, per capire quanto sia autentico e vicino nella realtà all’idea che trasmette di sé, nonché la prova del nove per le nostre sensazioni ed emozioni che si evidenziano durante l’ascolto digitale. E dopo questo spettacolo non c’è più niente da fare, se non affermare che gli Swans sono stati sé stessi, dall’inizio alla fine.
In arrivo “YEAHJASÍ! BRINDISI POP FEST 2014”
Lunedì 4 e martedì 5 agosto 2014 nel laboratorio urbano ExFadda di San Vito dei Normanni ritorna YEAHJASÍ! Brindisi Pop Fest, il festival dedicato alla nuova scena musicale brindisina e pugliese. Nato da un’idea dei musicisti Amerigo Verardi e Roberto D’Ambrosio (direttori artistici della manifestazione) con il prezioso supporto di Roberto Covolo (responsabile di Exfadda), YEAHJASÍ! Brindisi Pop Fest ha l’intento di risvegliare un senso di responsabilità collettiva per creare una rete tra artisti, operatori e fruitori di musica.
Lunedì 4 agosto tocca al leader e fondatore dei Marlene Kuntz Cristiano Godano e al cantautore Riccardo Sinigallia impreziosire la manifestazione dedicata alla nuova scena musicale brindisina. Martedì 5 agosto sarà la volta di Pierpaolo Capovilla de Il Teatro Degli Orrori ed Emidio “Mimì” Clementi dei Massimo Volume. Non solo grandi musicisti ma uomini disponibili allo scambio artistico con i giovani talenti del territorio brindisino, in una interazione progressiva che prenderà il via alle 17 con i workshop pomeridiani curati da Barbara Santi (“Rumore”) fino ad arrivare alla collaborazione in sala prove e sul palco.
Come nelle edizioni precedenti del festival, suoneranno anche alcune band della provincia di Brindisi e altre provenienti dal resto della regione. Lunedì 4 agosto toccherà a Giooge, MinimAnimalist, Non Giovanni, Plof, Sofia Brunetta; martedì 5 agosto sarà la volta di Fukjo, The Black Spot, Moustache Prawn, Ph-, Thee Elephant.
gianCarlo Onorato / Cristiano Godano – Ex Live
In breve: gianCarlo Onorato, musicista, pittore e scrittore, scrive un libro, un saggio sui generis che è una sorta di autobiografia attraverso istantanee fatte di musica e canzoni: “Ex – Semi di Musica Vivifica”. Il passo dalla penna alla chitarra è brevissimo, e presto Onorato si trova in giro per l’Italia a portare sui palchi un concerto/reading ispirato al suo libro, in compagnia di Cristiano Godano, cantante dei Marlene Kuntz, che lo affianca come un doppelganger dialogante. Ed ecco poi che il concerto si trasforma in disco, tutto registrato dal vivo nella data alla Latteria Artigianale Molloy di Brescia, nel dicembre 2013. Il disco è un esperimento interessante, che unisce in scaletta brani di Onorato e dei Marlene Kuntz, oltre a cover di pezzi di Lou Reed, Velvet Underground, Beck, Neil Young, Nick Cave, il tutto inframmezzato da brevi reading tratti dal libro. La grande vittoria del duo è quella di riuscire a miscelare tutto senza troppi scossoni, complice un organico ridotto all’osso (oltre ai due cantanti, troviamo solo tre musicisti ad accompagnare con mano leggera il percorso, tra chitarre umide, pianoforti, percussioni varie, organi, batteria…). Il mood del disco è sommesso, sussurrato, tra scariche sensuali e malinconie tiepide, in una pasta che la registrazione dal vivo aiuta a rendere “vera”, perfetta nelle sue imperfezioni infinitesimali (scusate l’ossimoro). Le canzoni prendono forma nel buio, scintillano nella mani di Onorato e del suo doppio, che le rigirano, le accarezzano, le mangiano e le risputano sottovoce, ma se è un bisbiglio, è comunque carico, appassionante, cosciente (“Perfect Day”). I reading scivolano, alternando al loro interno passaggi più riusciti (l’iniziale “Non Già il Suono Organizzato”) a brani meno coerenti, ma non per questo privi di fascino (“Chitarra Fender Telecaster”) – e la voce di Onorato si presta con dolcezza alla narrazione e alla sua atmosfera.
Un disco da provare, per farsi un piccolo viaggio organizzato nel mondo interiore di gianCarlo Onorato. E ammettendo pure che questo viaggio non abbia un valore universale (potremmo discuterne), è pur sempre vero che il racconto ne esce solido, compatto e piacevole. E magari, alla fine, scoprirete di esserne più conquistati di quanto avreste pensato prima di ascoltarlo. Non sarebbe una sensazione bellissima?
Laika Vendetta – Elefanti in Fuga
Nuovo disco per i Laika Vendetta, Elefanti in Fuga racchiude rabbia e maestosa potenza, la voglia di non accettare il presente sbattuto in faccia dalle impetuose chitarre. Non è facile lasciarsi tartassare lo stomaco, un pugno dietro l’altro, sentori di Hard Rock anticipano sensoriali atmosfere Stoner. Il Rock bello deve picchiare duro nella sostanza ma soprattutto nella forma, i Laika Vendetta spiegano minuziosamente la loro lezione di “ribellione”. Apertura dura con “L’Ineluttabile”, Alt Rock tipicamente italiano, il sapore degli anni novanta sulla bocca, il pezzo tira dritto com’è giusto che sia. Niente di riscaldato nella mia minestra, il forte dissenso espresso nel testo (testi in italiano) viaggia perfettamente in armonia con la mia moderna visione della vita. Dire condizione di vita di merda è fare complimenti. Intima ed arpeggiata la successiva “Milano Roma”, il brano cresce quasi subito, dolce violenza. I suoni non sono freschi ma l’apporto delle dure chitarre rimedia una situazione d’avanguardia non troppo presente. Avete presente i chitarroni dei One Dimensional Man quando erano ancora vivi? Subito cattiveria in “La Sposa di Fango” (ispirata all’omonimo racconto di Emidio De Berardinis), l’aria si mantiene pesante per tutta la durata del pezzo. Perché se non è ancora chiaro i Laika Vendetta picchiano decisamente forte e gridano disagio senza precauzione. Ho sentito il fiato di Cristiano Godano nella morbida (per quanto possa esserlo) “Inverno Estate”, sarà l’impressione ma qualcosa mi ha portato direttamente verso quella direzione. Ho apprezzato incondizionatamente il suono del basso, diamante grezzo dell’intero brano. “Labile” parte benissimo e qui il titolo stesso riporta ai MK più vecchi e credibili possibile, non trovo entusiasmo e lascio scivolare senza pretese. Sarà quell’attaccamento così conformato alla scuola alternativa italiana, sarà che per sentirsi vivi serve ben altra roba. Ecco “Elefanti in Fuga”, un pezzo scritto di pancia, armonie Progressive e razionalità da vendere.
I Laika Vendetta per la prima volta durante il disco riescono ad osare con successo. Ballatona d’amore violento, sentimento e follia, è il momento di “Samsara”, il ciclo della vita, della morte e della rinascita. Non c’è niente da fare, la parte migliore di questa band è l’espressione della potenza, in “Samba Generazionale” tutto questo viene fuori nonostante il passo non presenti esagerate vocazioni compositive. C’è chi nasce per fare bordello. Il disco si lascia condurre fino alla fine, la chiusura affidata ad una melanconica “Kali allo Specchio” rilassa i nervi tenuti sotto tensione per l’intera durata del disco. Immaginate davvero degli elefanti in fuga, pensate al frastuono prodotto, al caos generato, alla disperazione. Ecco cosa si prova dopo avere ascoltato questo lavoro. Tante cose belle e pochissime brutte, i Laika Vendetta ti entrano bastardi nelle viscere e non sarebbe affatto male lasciarsi prendere. Non hanno niente da invidiare a tante super affermate band nostrane, Elefanti in Fuga mantiene viva la tradizione dell’Alt Rock italiano. Guardatevi intorno e trovate di meglio se riuscite a farlo.
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Marlene Kuntz – Nella Tua Luce
Tornano i Marlene Kuntz. Torna Godano con i suoi sottili testi di estetica conflittualità. Torna Tesio con le sue curate distorsioni e ritmiche seducenti. Torna Ma-Ma-Marlene, quindi, con la sua figa per cercare di accecarci con la sua luce. Ormai veterani del Alt Rock del bel paese, passati, a mio malgrado, lo scorso anno al Festival della Canzone Italiana a San Remo che li vede eliminati nella seconda serata ma vincitori di un premio sfigato con la stralunata Patti Smith. Maturi dunque, d’un suono proprio, subito riconoscibile, e per me, riconducibile alla fucina che è stato il Consorzio Produttori Indipendenti (con, Il Vile e Ho Ucciso Paranoia) negli anni novanta. “Bei tempi” direbbe Godano, a sentirlo nelle ultime interviste rilasciate, dove denuncia la decadenza della musica (per quella che era l’accezione pre-digitale) nell’era del file sharing. Cosa che era già stata decantata nel precedente lavoro Ricoveri Virtuali e Sexy Solitudini (2010). Ma questa è un’altra storia.
Oggi sto ascoltando Nella Tua Luce, ultimo cantico della tormentata band cuneese che tra scena indipendente e musica italiana cerca di trovare un estasi alle proprie composizioni, cercando di raggiungere la vetta gettandosi le briciole per tornare indietro, agli albori. Suoni puliti, immersi nel candore della narrazione per cercare la luce che li riappacifichi con se stessi. “Nella Tua Luce” è anche la traccia che apre l’album che senza troppi peli sulla lingua e giri di parole recita: “…ci sono cose brutte in giro e a volte non mi basto più.. tu sei la mia Beatrice ispirami l’anima”. Un’ode sulla strada della rinascita, una riaffermazione della propria identità. Un atto di fede alla propria musica. “Solstizio”, altra traccia e primo singolo estratto, è un altro esempio di come la maturità giunga alla consapevolezza di essere Marlene. “E non c’è, Onta non c’è, Mistero che, Si intoni con quel che accade a me. E pure io non sono un’isola completa in sé Sono anch’io nel continente”. L’album è una narrazione continua, ogni canzone è legata in qualche modo all’altra, e, ovviamente è pieno di riferimenti letterari nel pieno stile MK. Potrei farvi un elenco di tutte le tracce ma lascio a voi l’ascolto, so per certo tanto che Godano & co piacciono o non piacciono affatto e quindi cari fan datevi da fare!!!
Il tempo passa per tutti, sono cresciuto con i primi Marlene ed è ovvio che li prediligo, questo non vuol dire che i “nuovi” più attenti al contesto e alle nuove esigenze non siano degni di nota. Hanno trovato la loro forma e le parole incastonate nella melodia rimangono sempre un’impronta indelebile del loro essere.