Il punk è un genere che non passa mai di moda, vuoi per la facilità di esecuzione, vuoi per l’immediatezza comunicativa. Ad ogni modo, di gruppi punk è pieno il mondo e anche la nostra penisola vanta una certa copiosa discendenza. Gli esiti, ovviamente, sono qualitativamente molto vari e i Collettivo01 si insinuano a spalle larghe e testa alta in questo panorama. Genuini sin dalla prima schitarrata del loro autoprodotto Cronovendetta, si distinguono per un cantato in italiano (che a volte subisce contrazioni d’accento perché le parole si adeguino alla musica, dettaglio che personalmente trovo parecchio irritante) e l’immediata riconoscibilità stilistica. Certo, non è un genere che lascia spazio a grandi improvvisazioni e la band non brilla per creatività. A onor del vero alla quarta traccia ha già anche un po’ stufato, ma se ci si concentra sulle liriche si scopre che questi ragazzi hanno qualcosa da dire. A parte l’incazzatissima title-track, sono molti i momenti di rabbia e sdegno, come “Non Voglio Stare Qui” e “Tutto il Male Che C’è”, davvero d’impatto. Disillusione generazionale, rabbia adolescenziale, ribellione giovanile, ma anche paura e delicatezza, frustrazione e un generale atteggiamento da outsider che guarda dall’alto e con disprezzo la società in cui è sciaguratamente inserito. Insomma. I Collettivo01 sono una band che, ohibò, ha qualcosa da dire, ma dovrebbero togliersi la patina del già sentito e, pur restando fedeli al loro genere, trovare un nuovo personalissimo hook con cui agganciare l’ascoltatore.