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Sophya Baccini’s Aradia – Big Red Dragon

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Volete un’artista con i controcoglioni? Volete una musicista dalla mente brillante e dalle mille potenzialità? Magari siete interessati ad un’ artista coerente, innovativa e senza troppe contraddizioni mentali? Bene, fatevi un giro a Napoli e lusingate Sophya Baccini, una cantante ma prima ancora una musicista dalle qualità indescrivibili. In attività da poco più di vent’ anni e leader dei Presence. Mrs. Baccini si propone di tanto in tanto con qualche uscita di alto calibro che ti fa esclamare: “Che bello, non tutto è perduto”. Ebbene, ci troviamo adesso a parlare di questa sua nuova fatica da solista intitolata Big Red Dragon ma uscita sotto  il moniker Sophya Baccini’s Aradia. Parliamo di un disco che in un certo senso è un concept vista la totale ispirazione alle opere di William Blake preso in considerazione sia come poeta che come pittore. Ci ritroviamo ad ascoltare un candido lavoro che va dal Rock al Classico con qualche piccola sosta nell’ Ambient, insomma un album di un certo spessore, all’ avanguardia e che da subito mette le cose in chiaro. Un altro punto a favore del disco è la teatralità che l’artista ci propone e la canzone “Satan” è quella giusta per farvi comprendere la tendenza del disco. Big Red Dragon vanta inoltre la collaborazione di esponenti di spicco della musica Hard’n’Heavy nostrana, troviamo Christian Decamp degli Anges, Aurelio Fierro Jr. dei Mind Key, Pino Falgiano, Lino Vairetti degli Osanna, Sonja Kristina dei Curved Air, Enrico Iglio dei Presence, Steve Sylvester dei Death SS ed Elisa Montaldo del Tempio delle Clessidre. Insomma, una baraonda di fenomenali collaborazioni che danno un tocco di classe a Big Red Dragon. Una piccola nota da evidenziare è la prova superlativa di Marilena Striano nella traccia “Beatrice”, la musicista (che effettivamente è impegnata per lo più nelle date live che nel disco) ha registrato le parti di pianoforte in studio soltanto su questo pezzo rendendolo parecchio trascinante. Tutti gli altri brani portano la firma Baccini. Abbiamo tra le mani un lavoro decisamente importante capace di esaltare le doti talentuose degli artisti coinvolti come Chicco Acceta, Stella Manfredi, Martilena Striano (nelle live performance come accennato prima) e Francesca Colaps. Tutti questi musicisti danno vita al grandioso progetto Aradia dietro la preziosa guida di Sophya Baccini.

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Mad Chickens – Kill Hermit!

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In un progressivo evolversi di personalità e ottima capacità compositiva, il trio abruzzese dei Mad Chickens continuano la loro strada, seguitano a brillare di una elettricità distintiva che compare anche nel nuovo e secondo album Kill, Hermit!, una tracotante attitudine a pigiare  pedaliere per tirarne fuori l’anima maledetta e lo spirito costernato di un Rock che si assume tutte le spigolosità emaciate di intonazioni amare che tra progressioni sperimentali, noise, Nirvana e Courtney Love “Kill, Hermit/Gun In My Head alticci (ma và), L7 storte e profumi di narcoticismi a go-go  “Mr. Harvey, (Light A Candle Glory)”, “Black Magic/Black Allergic”  fa breccia tra stereo infiammati e woofer tra le nuvole.

Laura De Benedictis chitarra/tastiere/voce, Valeria Guagnozzi voce/chitarra e Nicola Santucci alla batteria – questa la formazione al completo –  suonano un disco stimolante, di buon livello e di profilo ottimo, inquieto e conflittuale come si conviene se si vogliono perpetrare la varie “maledizioni” del rock, molto sporcato da sistematiche altimetrie distorte e molto rivolto al meglio di una certa scena “psichelicamente beat d’antan” targata 60’s/70’s e giù di li, quella dei voli pindarici senza ritorno e dei radenti psichedelici; dodici tracce varie e di tessiture diverse che aggiungono ogni qualvolta un timbro e un’ ammissione innocente di contaminazione riscontrabili raramente nell’oggi dell’underground, come la ballata acustica made in Grace Slick “Fell In Love”, l’hit surfer “Broken” o l’attraversamento all’ascolto della tenera e gravitazionale sequenza di “The Tin Man”, brano Folk-Prog che lascia una scia languida e stranita come nella meglio tradizione Curved Air.
La definizione calzante affibbiabile a questo trio è quella di una stimabilissimo “rock band in progress”, ha un modo di maneggiare musica che non si placa sugli stilemi lisi e consunti di fare Rock pur di valvolare rumori e prestanze, ma di ricercarne le vene nascoste prendendo dal contemporaneo e dal “vintage thing” i filamenti e poi trasformandoli in piccole gemme stupefacenti, come gli “sforzi viscerali” che “Liar Dog pt. I e II” conseguono nel fine ascolto.

Se è vero che gallina vecchia fa buon brodo, queste tre galline pazze ma giovani ci mandano a noi nel brodo, ma di giuggiole! Consigliato per chi cerca cosa buone e sfocate.

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