Operazione nostalgia per The Blackseat Boogie, ma fatta con coscienza e competenza, ricercando volutamente un effetto da macchina del tempo che tenta di riportarci di peso nel secondo dopoguerra americano, orecchie gambe e fondoschiena, pronti a scatenarci ai ritmi ipnotici del Rock’n’Roll vecchia scuola, con spruzzate di Rythm’n’Blues, Boogie, Surf, Country. Quattordici tracce registrate alla vecchia maniera: “una buona band che suona in una stanza”, in uno studio tedesco che lavora esclusivamente con materiali e tecniche d’incisione risalenti agli anni ’40 e ’50. Al terzo disco la band milanese si dimostra preparata sul materiale d’origine e vanta un bagaglio tecnico e una conoscenza del genere tale da poter gestire con tranquillità quattordici tracce originali (in inglese) che, se proprio non suonano come gli americani dei ’50, di certo ne sanno interpretare lo stile e le caratteristiche peculiari. Un buonissimo prodotto per tutti gli appassionati di quella fetta così particolare di storia della musica, ma che si fa apprezzare (senza troppe pretese) anche da ascoltatori più disimpegnati.