Quello che trovate subito sotto è il risultato di una piccola analisi che ho voluto fare dopo aver letto le classifiche di vendita degli album in Italia nel 2013. Andiamo per ordine e cerchiamo di capire di che cosa si tratta. Qualche giorno fa sono stati resi pubblici i dati concernenti la vendita dei dischi nell’anno solare appena passato sul territorio italiano e in testa troviamo Ligabue con Mondovisione seguito da Modà e Jovanotti. A fine articolo trovate la lista delle prime cinquanta posizioni. Senza troppi giri di parole, la domanda è una sola: dove sta la nostra bella musica indipendente? Dove si sono ficcati quei nomi “giganteschi”, almeno per noi e probabilmente per chi ci legge, come Arcade Fire, Placebo, Low e via dicendo? Scorrendo la classifica, il primo nominativo sul quale vale la pena soffermarci è quello dei Daft Punk al diciassettesimo posto, tallonati dai Depeche Mode; poi abbiamo i Pearl Jam al trentesimo e più staccati David Bowie e i Muse. Andando oltre la posizione numero cinquanta, scopriamo il primo e unico nome tutto italiano del panorama Indie (passatemi il termine che mi permette di sintetizzare) e cioè quello dei Baustelle. La cosa che pare chiara, dunque, è che c’è una spaccatura netta tra il pubblico musicalmente “colto” o meglio quello che si pone con più attenzione alle uscite underground (in linea di massima le stesse proposte da webzine come Rockambula ma anche dai giganti Ondarock, SentireAscoltare o Rockit o le riviste cartacee come Rumore, Il Mucchio e via dicendo) e chi effettivamente i dischi li compra.
O quantomeno, il pubblico che ascolta e apprezza le band che questi magazine o webzine come la nostra promuovono, non è evidentemente abbastanza numeroso da far sì che i loro artisti preferiti possano entrare nelle classifiche riguardanti gli album più venduti, al fianco dei sopracitati re (con la minuscola) del pop/rock (con la minuscola) tricolore. In quest’ottica poco stupisce che gli Arcade Fire vendano circa seimila copie e i Marlene Kuntz appena settemila e comunque mille in più dei canadesi, che invece, nei nostri discorsi da musicofili, collezionisti di vinili, talent scout dell’Indie Rock, insomma, nelle chiacchierate tra noi Indie Snob che al concerto degli U2 se ne vanno dopo aver ascoltato il gruppo spalla, sembrano il non plus ultra del panorama mondiale. Partendo da questo presupposto e visto che il mio ruolo mi permette di affermare la scarsissima qualità delle classifiche di vendita nostrane, una domanda sorge spontanea ed è una questione che in molti hanno sollevato in questi giorni. Quando esattamente ci siamo ridotti cosi e cosa ci ha portato a questo? L’avvento dei reality show, l’affermarsi della Tv come principale strumento d’informazione, l’arrivo degli mp3, il download illegale, il generale impoverimento culturale? In quale anno, in quale preciso istante l’Italia è caduta nel baratro? Per cercare di dare una risposta a queste domande ho deciso di realizzare questo piccolo studio da cui scaturisce il grafico che trovate di seguito.
Semplicemente ho considerato tutte le classifiche di vendita degli album, anno per anno, dal 2009 al 1964 (dati www.hitparadeitalia.it) e ho analizzato i dischi che si trovano nelle prime posizioni. Poi ho esaminato il gradimento di quei dischi, attraverso un portale che avesse un pubblico quanto più variegato possibile (www.rateyourmusic.com), usandolo come strumento quanto più oggettivo possibile per valutare la qualità (o meglio la percezione qualitativa di un dato pubblico) degli album analizzati. Ovviamente, parlando di giudizi su album, ci sarà una miriade di variabili da considerare (dal tipo di pubblico del sito, alla preparazione dei votanti e cosi via) tanto che una qualsiasi valutazione oggettiva è pressoché impossibile, ma ho cercato di usare gli strumenti più adatti allo scopo, tentando di non influenzare il risultato. Quello che ho cercato di capire è quanto la qualità media dei dischi più venduti è variata nel tempo e se c’è un momento storico in cui la spaccatura si è fatta più evidente.
Nel grafico dunque trovate tutti gli anni sull’asse orizzontale mentre in verticale è presente la valutazione qualitativa che, attraverso il mio sistema, va da un minimo di zero a un massimo di quindici. Tanto per capirci, i tre album con il voto più alto presenti nel sito arrivano a 12,84. Quello che emerge chiaramente è che (sempre considerando la presenza d’infinite variabili che rendono l’analisi interessante più come curiosità) pare esserci effettivamente un peggioramento nel pregio dei dischi che si trovano nella parte alta della classifica, ma, nello stesso tempo, non c’è apparentemente un momento preciso cui sembra corrispondere questo calo. La cosa lascerebbe supporre che nessun motivo unico scatenante debba riscontrarsi in questa spregevole inclinazione ma che anzi, inevitabilmente, una serie di concause, ci stia portando ad allargare il divario tra album di qualità e album più venduti. Allo stesso modo, sembra anche esserci una sorta d’inversione di tendenza dagli anni 2000/2001 ma si tratta di un periodo troppo breve perché si parli di vera ripresa in tal senso, anche perché, spostando tali considerazioni oltre il 2006 e analizzando proprio i dati 2013, potremo notare come l’anno appena passato, si piazzerebbe nel grafico sugli stessi bassissimi livelli d’inizio millennio.
Che cosa dire dunque. Noi continuiamo per la nostra strada, proseguiamo a promuovere e ascoltare quella musica che riteniamo essere veramente di qualità con la consapevolezza che sarà solo una minoranza a seguirci, quella stessa minoranza che però ci piace incontrare ai concerti dei Massimo Volume o, tra qualche mese, dei Neutral Milk Hotel. Probabilmente non ha senso cercare un solo e unico colpevole e probabilmente, quest’analisi andrebbe raffrontata con altre che rivelino la situazione culturale generale del paese e la sua involuzione. Allo stesso modo non possiamo che ridere di chi ancora è riuscito a stupirsi di questi dati, che trovate di seguito. Cosa vi aspettavate di vedere? I These New Puritans in vetta?
Pos. Att. |
TITOLO |
ARTISTA |
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1 |
MONDOVISIONE |
LIGABUE |
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2 |
GIOIA … NON E’ MAI ABBASTANZA! |
MODÀ |
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3 |
BACKUP 1987-2012 IL BEST |
JOVANOTTI |
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4 |
STECCA |
MORENO |
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5 |
SCHIENA VS SCHIENA |
EMMA |
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6 |
SIG. BRAINWASH – L’ARTE DI ACCONTENTARE |
FEDEZ |
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7 |
#PRONTOACORREREILVIAGGIO |
MARCO MENGONI |
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8 |
MIDNIGHT MEMORIES |
ONE DIRECTION |
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9 |
20 THE GREATEST HITS |
LAURA PAUSINI |
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10 |
MAX 20 |
MAX PEZZALI |
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11 |
AMO |
RENATO ZERO |
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12 |
NOI DUE |
EROS RAMAZZOTTI |
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13 |
SONG BOOK VOL.1 |
MIKA |
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14 |
MARIO CHRISTMAS |
MARIO BIONDI |
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15 |
L’ANIMA VOLA |
ELISA |
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16 |
AMORE PURO |
ALESSANDRA AMOROSO |
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17 |
RANDOM ACCESS MEMORIES |
DAFT PUNK |
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18 |
DELTA MACHINE |
DEPECHE MODE |
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19 |
LA SESION CUBANA |
ZUCCHERO |
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20 |
INNO |
GIANNA NANNINI |
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21 |
UNA STORIA SEMPLICE |
NEGRAMARO |
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22 |
SENZA PAURA |
GIORGIA |
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23 |
BRAVO RAGAZZO |
GUE PEQUENO |
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24 |
GUERRA E PACE |
FABRI FIBRA |
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25 |
SUN |
MARIO BIONDI |
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26 |
CONVOI |
CLAUDIO BAGLIONI |
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27 |
TAKE ME HOME |
ONE DIRECTION |
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28 |
MERCURIO |
EMIS KILLA |
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29 |
AMO – CAPITOLO II |
RENATO ZERO |
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30 |
LIGHTNING BOLT |
PEARL JAM |
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31 |
PASSIONE |
ANDREA BOCELLI |
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32 |
CHRISTMAS SONG BOOK |
MINA |
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33 |
L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE |
TIZIANO FERRO |
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34 |
A TE |
FIORELLA MANNOIA |
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35 |
THE TRUTH ABOUT LOVE |
PINK |
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36 |
MIDNITE |
SALMO |
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37 |
TO BE LOVED |
MICHAEL BUBLE’ |
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38 |
THE NEXT DAY |
DAVID BOWIE |
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39 |
BELIEVE |
JUSTIN BIEBER |
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40 |
UN POSTO NEL MONDO |
CHIARA |
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41 |
LORENZO NEGLI STADI – BACKUP TOUR 2013 |
JOVANOTTI |
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42 |
LIVE KOM 011: THE COMPLETE EDITION |
VASCO ROSSI |
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43 |
SOTTO CASA |
MAX GAZZÉ |
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44 |
ORA |
GIGI D’ALESSIO |
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45 |
SWINGS BOTH WAYS |
ROBBIE WILLIAMS |
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46 |
THE 2ND LAW |
MUSE |
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47 |
LA TEORIA DEI COLORI |
CESARE CREMONINI |
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48 |
IN A TIME LAPSE |
EINAUDI |
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49 |
UNORTHODOX JUKEBOX |
BRUNO MARS |
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50 |
ARTPOP |
LADY GAGA |
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NON HO TROVATO UNA CANZONE PIU’ ADATTA!!!