Darkwave Tag Archive
Synthesizer, il richiamo brutale alla vita degli A Place to Bury Strangers
Caos, urgenza, rumore e filosofia DIY: sta tutta qui l’essenza del nuovo lavoro della band guidata da Oliver Ackermann.
Continue ReadingChelsea Wolfe – She Reaches Out to She Reaches Out to She
Una terapia che apre sul futuro dell’artista californiana sradicando i traumi passati, mutando in una forma più completa che ci avvolge con la consueta, autentica oscurità.
Continue ReadingJaywalker, il nuovo album di MØAA – Intervista track-by-track [ITA/ENG]
L’artista di Seattle racconta, pezzo per pezzo, il suo nuovo Long Playing; dal processo creativo alle storie di vita sul filo del rasoio che l’hanno ispirato.
Continue ReadingOneste, crude, dark – Intervista alle Ghum [ITA/ENG]
Alla scoperta della band di base a Londra che la scorsa estate ha esordito con l’intrigante Bitter.
Continue Reading‘Chi suona stasera?’ – Guida ai concerti [ottobre 2022]
Sigur Rós, Gosdpeed You! Black Emperor, Wet Leg, The Afghan Whigs: tutti i concerti del mese da non perdere secondo Rockambula.
Continue ReadingDade City Days – VHS
Il disco di esordio del trio bolognese tra shoegaze e ispirazioni cinematografiche.
Continue ReadingThe Underground Youth – Haunted
Tanta cassa dritta, voce cupa, monotona e suoni sommessi e ovattati. Non è un caso che The Underground Youth provenga dalle stesse terre della più grande band Post Punk mai esistita, i Joy Division. Il solco è quello ma con sfumature sintetiche e psichedeliche maggiori, un’attitudine rivolta più al Gothic che al Punk e un suono tendenzialmente Wave che se non fosse per l’indolenza delle ritmiche sarebbe perfetto per far ballare i vampiri quasi a guisa di violenta Ebm (“Drown in me”). Quelli che sembrano i punti di forza di Haunted finiscono inevitabilmente per diventarne gli stessi limiti. Laddove le chitarre osano con più insistenza, si evidenziano non solo le influenze della band di Manchester ma anche le similitudini con formazioni contemporanee ben più note e talentuose. Stessa cosa possiamo rilevare nella sezione ritmica e se da un lato ci si potrebbe aspettare un qualche conforto dalla voce, non resta che rassegnarsi anche alla sua banale piattezza e timbrica involontariamente sgradevole. Tutte queste considerazioni sembrano far protendere il giudizio verso una solenne bocciatura eppure c’è qualcosa di buono in questo settimo Lp della band formatasi solo nel 2009 (certo quello che non le manca è la prolificità). Quando le derive psichedeliche si fanno più marcate e Craig Dyer e soci prendono le strade più Experimental Noise Rock (la parte iniziale di “Self Inflicted” ad esempio o “The Girl Behind” che può ricordare certi Have a Nice Life o ancora “Slave”) mostrano tutto il loro potenziale talento e il rimpianto è di non aver assistito alla definitiva crescita stilistica di una formazione che probabilmente avrebbe potuto dare molto di più al genere pur avendo fornito prova di evoluzione considerevole rispetto agli esordi.