Dopo Circadian Blues e Shiva e il Monolocale (primi due EP autoprodotti) ed un album live, Davide Solfrini ci presenta, in collaborazione con New Model Label, il suo album di debutto: Muda. È romagnolo, è ispirato e sa quello che fa e ce lo comunica attraverso un album da tener d’occhio. Lo stile è ispirato senza dubbio ad un Pop datato, ma di notevole interesse, al punto tale da avere il retrogusto di un tentativo modernizzazione dello stesso. Le dieci tracce di cui si compone l’opera risultano tutte ben riuscite. Lo strumentale è leggero ed orecchiabile, com’è giusto che sia nel rispetto del genere. L’ingrediente segreto a garanzia del risultato risiede nel particolarissimo e sottile timbro vocale di Davide, che non può assolutamente passare inosservato, congiuntamente con la stesura di testi coinvolgenti ed intriganti. Inevitabile la domanda: ma cosa vuol dire Muda?
La risposta perviene direttamente dall’artista attraverso la open track, che dona il titolo all’opera. Muda è il caos, la legge che governa gli equilibri di cui l’intero Universo non può fare a meno. E ce lo racconta attraverso sfumature Folk, che sanno quasi di ballata nottura intorno al focolare, adornata da riti tribali. Senza dubbio la versione live, che trova collocazione come credit track, rende molto meglio l’idea. I toni si fanno più aggressivi e l’autore non si risparmia orazioni dal tono sostenuto. Di differente interesse sono tracce come “Marta al Telefono”, un richiamo al Pop di Battisti in perfetto stile, adornato da chorus sottilissimi e quasi impercettibili, o come “Domenica”, di ritorno agli 80 di Viareggio. Track by track è possibile scorgere influenze Folk che richiamano gli America e tutto lo scenario che ha caratterizzato l’epoca, ruotando intorno al genere. A dir poco invidiabile la capacità di Davide di sintetizzare al meglio passato e presente, sporcandolo qui e lì di tracce di un futuro che forse saremo in grado di apprezzare meglio nei suoi prossimi lavori. Un disco alla portata di tutti e che ben saprà interessare la critica anche più pretenziosa. Discorso a parte per la “poppeggiante” “Equilibrio”, simpatica, interessante e che sa ben farsi cantare ai piedi di un palco, un po’ come il disco intero. Difficile non canticchiare le melodie proposte, dopo un attento ascolto dell’opera nella sua integrità.
Un lavoro assolutamente notevole, dunque, Muda, meritevole di ripetuti ascolti e di minuziosi approfondimenti. A quanto pare Solfrini ha colto nel segno e fa del suo disco d’esordio un “disco zero”, dall’intenso profumo di promessa. Testi e musica si miscelano a formare un’intensa esperienza d’ascolto, pur mantenendo le proprie identità ben identificabili in ogni secondo inciso. D’altronde è il caos, che tutto confonde e che tutto regola con assoluta precisione matematica. L’algoritmo perfetto per il Big Bang (per chi ci crede). Chissà che non ce ne sia uno in serbo anche per il talentuoso romagnolo.