DISCHI BERVISTI Tag Archive
Rookie – Appartamento in Centro [STREAMING]
I Rookie vengono dal Veneto dove la nebbia è sparita assieme ai centri sociali. Sono una band, e lavorano tutti, ma hanno speso i loro stipendi in Fuzz e Overdrive e hanno fatto dei mutui per comprare strumenti e scrivere un disco di dieci canzoni che raccontano storie, riflessioni e punti di vista. Musicalmente sono un incidente stradale tra i My Vitriol i Llama Farmers e i Foo Figthers.
Harmonic Pillow – Harmonic Pillow [STREAMING]
Esce oggi per Dischi Bervisti l’omonimo album d’esordio degli Harmonic Pillow, in speciale anteprima su Rockambula Webzine e scaricabile in free download a partire dal 23 maggio su dischibervisti.bandcamp.com
Harmonic Pillow – “Wrong” [STREAMING]
“Wrong” degli Harmonic Pillow rappresenta l’incubo di sentirsi sempre sbagliati, soprattutto agli occhi di noi stessi ma anche di chi amiamo, ed il profondo desiderio di sentirsi accettati e di accettarsi, nonostante tutto.
Hate & Merda – La Capitale del Male
Gli Hate & Merda sono un duo fiorentino composto dal batterista Unnecessary 1 e dal chitarrista ed urlatore Unnecessary 2. Oltre a nasconderci i loro veri nomi il duo non mostra i propri volti, coprendoli con impenetrabili calze nere in modo da annullare l’identità visiva, cosa che, oltre che con questi tempi di selfie ad oltranza, risulta in contrasto con le copertine dei loro dischi; un singolo volto accompagnava il loro primo lavoro La Città dell’Odio, una vecchia e piuttosto macabra foto di gruppo accompagna questo nuovo full length, volti di tanti signor nessuno che potrebbero essere chiunque, volti di tanti non necessari. Il sound del gruppo è molto istintivo (il disco è stato registrato in una sola notte) e vi troveremo molteplici riferimenti (Melvins, Yellow Swans, Black Sabbath, Om, The Angelic Process, Earth per citarne alcuni) tutti piuttosto estremi; sarà dunque in modo radicale ed ossessivo che viaggeremo tra la vita e la morte, tra i rapporti umani e la solitudine. “Non esiste filosofia che possa contemplare il male. Quando arriva si mangia tutto(…), però il male è rappresentato, già tempi or sono dal Ponte Vecchio si buttavano le streghe”. Con queste parole del bizzarro filosofo fiorentino Stefano Santoni, prima di essere sommerse da droni e tamburi palpitanti, parte il disco con la title track, subito capace di farci capire quali territori andremo a visitare, subito virulenta, capace di farci smuovere qualcosa dentro, per poi dissolversi e farci ritrovare chiaramente le ultime parole di Santoni: “il male serve, serve anche il male…”. Si prosegue con “Foh”, tiratissimo pezzo Sludge Noise con parte centrale più rilassata, brano in cui inizia a prendere forma una certa circolarità (ma sempre e comunque spigolosa) del lavoro della band che qui ci delizia con un testo ermetico ed intenso che se fosse proposto da un cantautore dalla voce sottile, pizzicando le corde di una chitarra classica, quasi ci farebbe gridare ad un nuovo miracolo della canzone d’autore italiana, invece il non necessario numero due ce lo sbraita in faccia, ci sbraita in faccia queste parole: “l’unica cosa che esiste sono io, ho dovuto accendere una luce per capire che ero solo…le persone sono sempre bellissime quando ti dicono addio, ma un giorno anch’io me ne andrò, e allora anch’io sarò bellissimo”. Violentissime sono “L’Inesorabile Declino”, introdotta da una celebre scena de Il Cattivo Tenente di Abel Ferrara, e “La Capitale del Mio Male”, due veri e propri macigni disturbanti di Noise, Drone e Sludge nei quali si fatica a credere che tale delirio e personalità possano essere proposti da soli due elementi spersonalizzati. Tra queste due rocce si trova “In Itinere”, pezzo col quale ci spostiamo in territori più ambientali e nel quale troviamo come ospiti Matteo Bennici (Squarcicatrici) al violoncello e Stefania Pedretti (OvO, ?Alos) alla voce, che con i suoi versi primordiali accresce l’intensità di questo brano dove tutto è più tranquillo ma non meno scuro: la batteria suona triste, sommessamente marziale, la voce non urla, sembra quasi riflettere tra sé, l’atmosfera è notturna, probabilmente stiamo sognando, ci troviamo in un momento di apertura claustrofobica, è il momento più intimo del disco, e ne è il suo cuore pulsante; siamo partiti ma non siamo cambiati, il male che avevamo dentro ci accompagna ancora, e soffriamo di nostalgia, vediamo, sentiamo e ritroviamo quello che abbiamo lasciato, e non siamo capaci di spiegare noi nemmeno a noi stessi, di nuovo e per sempre soli nella nostra fuga permanente. Il Doom di “Profondo Nero Senza Fine”, conduce alla conclusiva ed urticante “Vai Via” dove troviamo l’essenza della band, sia musicale, con i suoi momenti più duri ed estremi ed i suoi passaggi più pacificati ed ambientali, che lirica (“se il tempo potesse tornare indietro tornerebbero indietro le cose perdute (…) questo album di foto guardato al contrario riporta i morti alla vita di prima (…) non dormirò mai più per non sognarvi mai più”), con parole che sembrano urlate dal nucleo interno della terra. I due Unnecessary firmano un disco tosto e di sicuro impatto che suonato live, con la sua fisicità, non potrà che catturarci in modo ancora più totalizzante, e ci ricordano, con questa storia di chi fugge e di chi resta, che la sensazione di solitudine che ci accompagna non ci abbandonerà mai e che la capitale del male è dentro ognuno di noi, mostrandoci, oltre ad odio e merda, cuore e cervello, nonché due corpi in volo, perpetuo e consapevole, dal Ponte Vecchio alle rosse acque dell’Arno.
“Niente” è il nuovo video dei Mondo Naif
Dopo il lancio del nuovo album Turbolento (Dischi Bervisti, Dreamingorilla Records, Go Down Records, Audioglobe / Dischi Sotterranei), esce il video del singolo ‘Niente’. Per la prima volta nuove date live Sotterranei a Reggio Calabria e Perugia. Turbolento è il secondo album dei Mondo Naif. Il suono ruvido e roccioso delle chitarre si risolve in mari di quiete. I testi richiamano le atmosfere oniriche dell’allucinazione affrontando i temi del sogno lucido, dell’abisso e della negazione, in un disco che è (perchè vuole essere) duale. Le parole le capite perchè sono in italiano. Prodotto, registrato e miscelato presso il Groove Studio di Casale sul Sile (TV) da Capitan Tommaso Mantelli, il lavoro è impreziosito dalla partecipazione di turbo Sergio Zags Pomante (Captain Mantell) che ha cavalcato il vento a bordo del suo sax in Aquilone, turbo Nicola Manzan (Bologna Violenta) che con le frecce dei suoi archi ha reso l’inferno di Belfagor un posto più bervista, turbo Alberto Piccolo (Glincolti) che impugnando la sua chitarra ha introdotto il flamentico mondo degli Inferi in Vexilla Regis Prodeunt Inferni e ci ha reso uomini liberi con gli assoli di Non tempo e Niente.
Surgical Beat Bros e Bologna Violenta, un disco in collaborazione
Il 19 ottobre 2015 uscirà il nuovo lavoro nato dalla collaborazione tra i Surgical Beat Bros e Bologna Violenta. Il disco, realizzato in formato flexi disc, conterrà quattro brani concepiti e registrati all’ Hombre Lobo di Roma nel mese di marzo 2015. La collaborazione nasce dalla volontà di Nicola Manzan (Bologna Violenta), Fabio Recchia (Germanotta Youth, Reeks) e Antonio Zitarelli (Mombu, Neo) di creare un mix letale dei diversi stili che li contraddistinguono. Il risultato è a tratti spiazzante, con incursioni nell’elettronica minimale, nel grindcore e nella dance più cruda e meno scontata. Il disco esce grazie alla collaborazione tra Dischi Bervisti, FromScratch, Stirpe999, Wallace eDreamingorilla Rec. Dal 30 ottobre 2015 BV e SBB presenteranno insieme il disco in un tour che toccherà Italia, Svizzera e Francia.
.A.U.R.A.L: il nuovo disco dei Kirlian
Kirlian e’ un trio strumentale sperimentale veneto formatosi nel 2014 che vede al basso Alessandro Zanin (cantante dei Vetro, e già cantante dei Tears Before), alla batteria e al sintetizzatore Tommaso Mantelli (ex bassista de Il Teatro degli Orrori, voce e chitarra dei Captain Mantell, rumorista dei Bleeding Eyes, rettore del progetto AMA), alla chitarra Nicola Crosato (chitarrista degli storici Bluid). L’idea del progetto, nato con direzione ambient e poi declinato in un genere ibrido tra Hard Core, Doom, Noise, Drone, Ambient eè la ricerca focalizzata sulla produzione di colonne sonore ideali per lo sviluppo di elettrofotografie aurali. Ispirata al lavoro di Seymon Kirlian, ingegnere elettrico russo (appassionato degli studi del suo predecessore Tesla), che negli anni 30 dello scorso secolo fu scopritore casuale e poi studioso della strana luminescenza scaturita da oggetti ed esseri viventi sollecitati da un dispositivo elettrico ad alta tensione e alta frequenza. Dedicò la sua esistenza a fotografare questa luminescenza che decise di chiamare AURA. La prima uscita discografica del trio e’ l’album .A.U.R.A.L, pubblicato da Dischi Bervisti e Trivel il 14 settembre.
.A.U.R.A.L e’ un disco spiazzante e intrigante. Ambienti riverberati e costantemente pervasi da un'”aura” elettrica nascondono al loro interno delle composizioni varie e sfaccettate. Proprio questa varietà fa in modo di non sentire mai la mancanza di una voce narrante o cantata; si tratta infatti di un album strumentale.
La band Kaleidoscopic si scioglie
I Kaleidoscopic annunciano il loro scioglimento con un comunicato sulla propria pagina facebook. Solo l’anno scorso la band di Arezzo esordiva con il disco dal titolo Onironauta per l’etichetta Dischi Bervisti. Riportiamo di seguito il comunicato della band.
“Oggi è un giorno come un altro per la maggior parte di tutti voi, bello per alcuni e brutto per altri, c’è chi se la smazza al lavoro e chi a fare altro.
Oggi invece per noi, è il giorno in cui non avremmo davvero mai volto scrivere questo post, ma le cose sono andate diversamente da come avevamo progettato e da come avevamo auspicato.
Siamo quindi a comunicarvi che dopo 4 anni di intensa attività i Kaleidoscopic cessano di esistere.
Le ragioni di questa decisione sono molte, moltissime, ma non vogliamo annoiarvi più di tanto con le nostre parole. Vi diciamo solo che abbiamo provato in tutti i modi a risolvere la situazione ma alla fine abbiamo dovuto cedere ad alcune ed insormontabili difficoltà: non esistevano più le condizioni per procedere tutti e 4 insieme con il nostro cammino.
Senza troppi giri di parole, dato che il momento è delicato e intriso di malessere, ringraziamo tutti da primo all’ultimo, tutte le persone che ci hanno sostenuto, ascoltato, fatto suonare, e che hanno creduto in noi sempre. Siete stati la nostra marcia in più.
Ci scusiamo inoltre con chi aveva intenzione di farci suonare quest’estate e con tutta la gente, con tutti gli amici che hanno lavorato con noi sin dall’inizio, perché ci sentiamo in parte irrispettosi per questa scelta ma certe volte, quando una situazione rimane troppo in stallo, anche se fa male, anche se uno non vorrebbe, è bene voltare pagina dando un taglio al passato e a quello che è stato.
Questo è un addio per quanto riguarda tutto quello che sono e sono stati i Kaleidoscopic, ma è altresì vero che da qualcosa che finisce non è detto che non possa nascere nulla di nuovo.
Grazie a tutti perché il vostro affetto ci ha colpito davvero, in ogni situazione.
K.”
La Velocità degli Anni: il primo EP degli Uffici di Oberdan
È uscito lo scorso 16 giugno, per l’etichetta Dischi Bervisti, “La Velocità degli Anni” degli Uffici di Oberdan, trio Alternative Rock di Treviso. Un EP composto da cinque tracce di chitarre graffianti, bassi ruvidi e batterie che nascono dal Punk Rock americano. Tutto questo per creare un tappeto sonoro su cui si distende la voce, a volte urlata e a volte accarezzata, cantata rigorosamente in italiano. Le tematiche trattate e sviscerate tramite il cantato sono molteplici ma si ricollegano tutte al tema principale dello scorrere inesorabile del tempo in un mondo sempre più concentrato su culture dell’indifferenza e dell’isolamento. A partire dal mese di giugno potrete goderveli anche in versione live per il tour di promozione del disco. L’album è disponibile in free download al seguente link:
gliufficidioberdan.bandcamp.com/releases
Captain Mantell – Bliss
Immaginate un viaggio. Ma mica un viaggio qualunque. Immaginate un viaggio nello spazio, di attraversare galassie ed imbattervi in una supernova, evitare buchi neri e sfiorare una nana rossa, il tutto mentre state inseguendo un ufo. Poi immaginate di tornare indietro, di trovare un pianeta Terra irriconoscibile, e di dover andare a ritroso con la memoria, alla ricerca del ricordo di ciò che non esiste più. Il tema del viaggio. Il tema del ritorno. Il tema della ricerca. È questa la trama nella quale si intreccia il filo conduttore che lega gli album dei Captain Mantell, band capitanata da Tommaso Mantelli (ex bassista de Il Teatro Degli Orrori), il cui nome ricorda quello del Capitano Thomas F. Mantell Jr, il primo (e spero unico) pilota morto durante l’inseguimento di un ufo. Bliss è l’ultimo lavoro della band, e narra proprio del ritorno del Capitano sulla Terra, pianeta ormai irriconoscibile ai suoi occhi. Da qui la necessità di scavare nei ricordi alla ricerca delle proprie origini, che in musica si traduce con il ritorno da parte dei membri della band (Tommaso Mantelli, Sergio Pomante, Mauro Franceschini) alle loro origini musicali, il che comporta decisamente la ricerca di nuove sonorità rispetto agli album precedenti. Dall’Electro Punk si passa quindi al Rock, che rimane alla base dell’intero disco, ma che si arricchisce di numerose sfumature e contaminazioni. Ed è così che si percepiscono, solo per citarne alcuni, elementi di Rockabilly (“With My Mess Around”, “Dead Man’s Hand”), per poi passare a pezzi che evocano il buon vecchio Blues (“The Ending Hours”). Ovviamente vengono chiamate in causa anche sezioni ritmiche veloci e ossessive, per non fare torto al Punk (“Ugly Boy”), e c’è poi l’introduzione del sax, che inevitabilmente conferisce al tutto quel retrogusto di Jazz. Il livello d’attenzione durante l’ascolto è altissimo, il disco non scende mai di tono, è un continuo susseguirsi di eventi sonori che non ammettono nessuna distrazione. Un disco dal ritmo incalzante, dalle movenze sensuali, vuoi per la presenza di certi riff che si ripetono con un fare ammaliante (“Love/Hate” e “To Keep You In Me”) quasi fossero le fasi di un corteggiamento in musica, vuoi per la voce di Tommaso Mantelli, prima profonda, poi sporca, poi cattiva (“The Day We Waited For”). Numerosissime anche le collaborazioni presenti nel disco, tra le quali nominiamo Liam McKahey che mette a disposizione la sua voce per “Side On” e Nicola Manzan che si è occupato degli arrangiamenti di “The Ending Hour”, “To Keep You In Me” e “First Easy Come, Then Easy Go”. Un lavoro corposo (14 brani all’appello) e ben curato (anche a livello di grafica in copertina e booklet), ed una ricerca di sonorità vasta ed attenta, dove non sono ammesse le ripetizioni. Un gran bel lavoro di ricerca delle proprie origini, musicali e non. Un gran bel risultato per le nostre orecchie.