Don Turbolento Tag Archive

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #01.07.2016

Written by Playlist

Il Video della Settimana || Don Turbolento – “Sotto l’Incenso”

Written by Novità

“Sotto l’Incenso” non lascia spazio all’interpretazione. Una canzone di denuncia che affronta un tema tabù, quello della pedofilia, dirigendo lo sguardo in particolar modo all’interno degli spessi muri di omertà della Chiesa Cattolica.

Continue Reading

Read More

Don Turbolento – ПОЛИ ЖОКС

Written by Recensioni

Un nome esotico per il terzo album del duo Dario Bartolotti e Giovanni Battagliola, stampato nell’artwork a caratteri ancor più evocativi insieme ad un logo apparentemente di difficile interpretazione ma che altro non è che la sagoma del monumento di Podgaric di Dusan Dzamonja (lo vedrete meglio nel videoclip del singolo) eretto a memoria di uno dei tanti massacri della seconda guerra mondiale, la rivoluzione della Moslavina. Considerato una delle opere più brutte al mondo, racchiude in sé un profondo valore spirituale e tale concetto parzialmente ricalca l’opera dei Don Turbolento.

Nati dalla passione per il Funk, il Rock e l’Electronic, la band, il cui nome si rifà ad un pezzo degli svizzeri Yello, sceglie una strada Electro per confezionare un concept album il cui nome, Poli Voks, si ispira ad un vecchio sintetizzatore russo, poderoso ed esteticamente bellico e che affronta il tema della guerra ma più in generale della naturale ed a volte involontaria inclinazione umana per il male.

Oltre a forgiarsi di pura attitudine Electro Industrial (“Nails in my Throat”, “Like Morphine”, “Toom Doom”), i dieci brani della tracklist divagano per strade Synth Pop (“The Hunchback”, “Step Off”) e Dance (“Back In(to) the Void”) tanto quanto New Wave (“No Light No Sound”, “Null”, “What It Takes”, “Decay”), puntando su immediatezza e semplicità e su basi potenti, talvolta cattive, trascinanti, poste sullo sfondo di una vocalità soffocata, non troppo invadente e leziosa ma neanche ricca di talento. Nonostante una ricerca del suono non proprio di valore oltre la norma, sta proprio nella ritmica e nelle basi, specie quando cariche e robuste, il vero punto di forza di Poli Voks. La parte vocale fatica a proporre melodie accattivanti e arranca nel tentativo di farsi scivolare di dosso i più comuni cliché della scena Pop sintetica. Nello stesso tempo, l’intero album non ha la perizia di incutere con solerzia il concetto che sta alla base dello stesso risultando invece piuttosto anacronistico. Orrendo il brano di chiusura, fino all’ultimo secondo e se un primo paragone che mi è venuto in mente, per descrivervi l’opera dei Don Turbolento, è invitarvi ad immaginare i Depeche Mode che suonino insieme ai Cabaret Voltaire non posso che sottolineare le titaniche distanze che intercorrono tra questi mostri sacri appena citati e la formazione bresciana, convincente solo a tratti ma su cui ho la voglia di sperare ancora.

Read More

LPR8 – Piece of Kiss

Written by Recensioni

Proprio quando sei divorato dal dubbio che le tue capacità di giudizio critico si stiano ammorbidendo a livelli preoccupanti, col timore che potresti metterti tranquillamente a sdoganare un Cristiano Malgioglio, ti capita di ascoltare qualcosa che a velocità supersonica ti rifionda nella dura realtà. Un Ep sbagliato in tutto e non parlo solo di brutture musicali, gusti soggettivi (e come sennò?), apertura mentale, stato d’animo del momento. Tanto per capirci, quell’apparente acronimo LPR8, nome scelto dal produttore Marco Connelli per il suo progetto, non ha quel fascino elettronico che potreste aspettarvi da una fredda sigla. Basta leggere il sottotitolo, Il Leprotto. Proprio cosi, è questo il vero nome dell’artista (perdonatemi l’uso di tale sostantivo in questa circostanza) autore di Piece of Kiss. Non finisce qui, tuttavia. L’orrido prosegue con la visione delle grafiche e dei font di copertina, tanto brutti che quasi m’impediscono di rilevare la pessima scelta anche di titoli di Ep e brani. Prima di passare a descrivervi/non descrivervi la musica/non musica non posso che soffermarmi un secondo sul discorso featuring. Dio santissimo, ma è veramente necessario infilare feat ovunque per provare a rubare fan in mondi altrimenti inaccessibili? Veramente è una cosa utile? Tre pezzi, tre collaborazioni (Boom Girl, voce dei Sick Tamburo in “Kiss”, Don Turbolento in “Run or Die” e Pink Holy Days in “I Wanna Be the Best”) che faccio fatica a comprendere veramente, anche se lo scopo di inserire quelle voci dovrebbe essere di aumentare la portata melodica dei brani e la sua accessibilità.

I tre brani che compongono l’Ep sono un mix ripetitivo, apparentemente potente (ma in realtà soprattutto noioso e snervante) di suoni elettronici di stampo Tech-House e Break Beat, sulle quali le voci dei vari ospiti si appoggiano in maniera credibile ma non efficace. La strada battuta dai Prodigy è molto lontana da quella intrapresa da LPR8, piena di cliché, insulsaggini e totalmente priva di appeal, quantomeno se ad ascoltare è qualcuno che riesca ad andare oltre le capacità di coinvolgimento di suoni bassi e poderosi tipici del genere. Non ha senso spingersi oltre, non vi ho detto molto, scusatemi ma ho veramente altre cose da far girare nello stereo. Magari tornerò su questa roba quando, questa estate, mi ritroverò a ballare come un idiota in qualche pessima discoteca del litorale. Anche se sono troppo vecchio per iniziare a ballare.

Read More