Con la consueta invidia aquilana mascherata da spocchia, mi dirigo di forza in terra pescarese per il MagFest – Festival di donne nel teatro contemporaneo. Il menù per la giornata del primo dicembre prevede una combo musicale distante per intenti, provenienze e finalità ma con le medesime cura e ricercatezza. Da un lato Doriana Legge, cantautrice e compositrice aquilana, che porta sul palco la sua sonorizzazione elettronica dell’unico film in cui vediamo Eleonora Duse, nota in questi lidi più per le sue frequentazioni che per il suo innato talento. Dall’altro lato Erica Mou, al secolo Erica Musci, pugliese trapiantata a Roma che per l’occasione raccoglie in uno spazio buio, intimo e quasi confidenziale la sua personalità e la sua chitarra.
La performance di Doriana avviene in un auditorium, il Petruzzi, tanto brutto quanto acusticamente impeccabile e ad accoglierla trova un pubblico discreto ma attento che non si risparmia dal fare domande che coinvolgono la Doriana Legge compositrice come la Doriana Legge docente di teatro.
La location della Mou è assai accattivante, una sorta di antro volutamente lasciato buio, due palloncini, una chitarra e lei. Poco più di una ragazza solo sulla carta d’identità. La profondità dei suoi testi ben si bilancia con l’ironia frizzante ma mai sopra le righe della sua persona. L’esecuzione è perfetta, suoni talmente puliti da sembrare quasi semplici eppure mai banali tanto da chiedersi come mai non sia ancora riuscita ad ottenere la notorietà che vantano alcune illustri colleghe. In controtendenza Erica si mostra timida mentre si esibisce e incredibilmente socievole nello sciorinare piccoli racconti e aneddoti sul suo ragazzo, sulla nonna o sul cambio di vita geografica e musicale. Un live ‘sottovoce’ ma mai noioso che regala ai presenti un’esecuzione de “L’Edera” di Nilla Pizzi che avrebbe emozionato anche lei e al contempo delle piccole sperimentazioni acustiche con un bicchiere colmo d’acqua e un cucchiaino.
Il nome dell’evento, che è lo stesso della sua ultima fatica musicale, a posteriori, sembra quasi un invito deciso. Tienimi il posto.