Dub Tag Archive

La rivincita dei fuoriclasse: dieci album del 2024 da recuperare

Written by Classifiche

In attesa di un nuovo anno di musica, ecco dieci titoli fuori classifica tutti da scoprire.
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Zi-CKA in the Head – Habit & Change Pt. 1 [STREAMING]

Written by Anteprime

Ascolta in anteprima il nuovo album del producer salernitano.
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Elektro Wave – Sheriff Is Back In Town

Written by Recensioni

Dalla drum’n’bass al funk, al synth pop e alla dance, con omaggi al french touch.
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Stelle & Dischi – l’oroscopo di Luglio 2019

Written by Articoli

Rockambula ti guida tra i presagi astrali e le nuove uscite discografiche.
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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #30.04.2018

Written by Playlist

Recensioni #09.2018 – CRLN / Bruno & the Souldiers / 77 Gianky Project / Alberto Cipolla

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #13.01.2017

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #01.07.2016

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Fast Listening | Luglio 2016

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Le Larve – Non sono d’accordo (Cantautorato, Rap) 6,5/10
Ispirato, audace e incazzato: Non sono d’accordo de Le Larve, al secolo Jacopo Castagna, è proprio così. Il suo cantautorato in-opposition sa di rabbia verso la società e la falsità di certi rapporti umani. Un fiume in piena colmo di spunti interessanti ma che avrebbe bisogno di essere arginato quel tanto che basta per esprimere al meglio tutto il proprio potenziale.  Da non perdere “Fantasmi” e “Quello che sono”, con il prezioso feat. di Chiara dello Iacovo.

[ ascolta “Fantasmi” ]

The Great Saunites – Nero (Heavy Psych) 6/10
Più meditato dei suoi predecessori, Nero, suite di 35 minuti divisa in tre parti, conferma l’ossessione dei lodigiani per il tribalismo e per la circolarità del suono, andando però a perdere un po’ troppo in fisicità, soprattutto lungo i 19 minuti dell’iniziale title-track. Funzionano meglio i due successivi movimenti (“Lusitania” e “Il Quarto Occhio”) ma ci si trova in definitiva di fronte ad un lavoro che ad ascolto concluso non ci lascia dentro grandi tracce di sé, risultando meno scuro e misterioso di quanto probabilmente si sarebbe voluto. Insomma, un piccolo passo indietro per due musicisti che comunque non si discutono.

[ ascolta “Lusitania” ]

The Star Pillow – Above (Ambient, Drone) 7/10
Registrato al Btomic (storico locale spezzino chiuso ad inizio anno) davanti al solo Jacopo Benassi (tra i proprietari del locale),  questa nuova fatica del toscano Paolo Monti è una cosmica escursione chitarristica Ambient-Drone. Un intimo viaggio nel buio siderale dalla durata di 48 minuti suddivisi in 5 coinvolgenti tracce, morbide, sognanti, crepuscolari, abissali e cinematiche che rappresenta indubbiamente uno dei migliori dischi nel genere firmati da un artista italiano in questo 2016. Ad impreziosire il già pregevole lavoro, prodotto da Time Released Sound, troveremo nell’edizione limitata il CD inserito nel box di una pellicola Kodak del 1969 (anno dello sbarco sulla Luna di Neil Armstrong) ed all’interno della confezione foto originali della NASA scattate in quello stesso anno.

[ ascolta “Sleeping Dust” ]

Le Scimmie – Colostrum (Doom Metal) 6,5/10
Formazione nuova (ingresso di Simone D’Annunzio all’effettistica oltre che un cambio dietro le pelli dove ora siede Gianni Manariti) e nuova forza espressiva per la band di Vasto. Lontano dal poter dirsi originale, Colostrum è comunque un disco che libera una grande potenza e che, anche grazie ai nuovi componenti della band, riesce a fissare e descrivere meglio le atmosfere del trio guadagnando in densità e tensione, risultando indubbiamente superiore al precedente Dromomania. Un buon passo avanti ed un convincente lavoro per la band capitanata dal chitarrista Angelo Mirolli.

[ ascolta “Crotalus Horridus” ]

Mesarthim – Isolate (Atmospheric Black Metal, Doom, Elettronica) 6,5/10
I growl lontani e riverberati non sporcano più di tanto questo disco di Black Metal travestito da Post-Rock atmosferico (o è il contrario?). Sono ambienti distesi e armonie avvolgenti quelli attraversati dai Mesarthim con le loro chitarre ultra-distorte, i loro assoli retrò e le loro batterie col doppio pedale continuo, in un mistone di rilassatezza e tensione che pende forse più verso la prima che verso la seconda. Qua e là spuntano persino curiosi arpeggiatori, synth frizzanti e pianoforti lievi, in un crossover Metal-Ambient che ricorda qualcosa dei Junius e che incuriosisce più del previsto.

[ ascolta “Declaration” ]

Dubioza Kolektiv – Happy Machine (Balkan, Ska-Punk, Dub, Hip-hop) 7/10
Gruppone bosniaco ribelle che mescola stralci di musica tradizionale e generi alternativi per cantare dai bordi d’europa la voglia di un mondo diverso, con pochissimo cinismo e tanta fame di cambiamento e festa. Il disco è divertente, ballabile e intenso: pur senza inventare granché, riesce a rimanere interessante mescolando suoni e culture in un marasma che, nel caos, coinvolge facilmente. Con partecipazioni di, tra gli altri, Manu Chao e Roy Paci.

[ ascolta “No Escape” ]

Fiumi – The Fat Sea Time (Indie Rock) 6/10
Dopo due EP e una  decennale esperienza sui palchi i Fiumi ci presentano il loro primo disco. E lo fanno molto bene, offrendo dieci tracce variegate e godibili. La matrice di partenza è un sound ispirato agli anni 90, ma che sa essere moderno, giocando sapientemente a volte con la psichedelia, a volte con sporcature di elettronica o lievi distorsioni.  Un disco che riesce trasmette con leggerezza un senso malinconico, che ti avvolge con piacevolezza ed equilibrio, mai eccessivo e mai carente nell’ispirazione.

[ ascolta “In The Noise” ]

Monaci del Surf – Vol. 3 (Surf Rock) 5/10
I Monaci del Surf sono degli ottimi musicisti e degli ottimi performer che fanno scatenare il pubblico a botte di surfer riff. Il loro terzo capitolo non si discosta dai precedenti lavori ed composto completamente da cover riadattate in chiave surfer. Ce n’è per tutti i gusti, dai Nirvana ai Depeche Mode, agli Offspring, senza dimenticare la madrepatria con Donatella Rettore e Nicola di Bari. Come tradizione vuole per i Monaci del Surf è vietato prendersi troppo sul serio quindi, tra la cover della sigla di Game Of Thrones a “Sognando la California”, mettete le cuffie e let’s surf.
[ ascolta “California dreamin’ “ ]

Alessandro Sipolo – Eresie (Cantautorato, Folk) 6,5/10
Sipolo è un cantastorie d’altri tempi, dalla voce suadente e dalla penna fine, e il suo Eresie un concentrato di atmosfere: Folk, soprattutto, ma anche Manouche, Blues, Rock e latine, impregnate sempre di una forza lirica e una coerenza ideale degne di ammirazione. Raffinato e multiforme, capace dell’intensità dolorosa di “Tra Respirare e Vivere” e dello sberleffo ironico di “Comunhão Liberação” con la stessa credibilità, soffre un po’ il cliché del Folk impegnato (Modena City Ramblers, Bandabardò) ma riesce spesso ad arginare il déjà vu grazie a uno sguardo che dimostra di possedere, qui e là, una sensibilità non comune.
[ ascolta “Comunhão Liberação” ]

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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #24.06.2016

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Nagasaki mon amour || Dieci artisti giapponesi che dovreste conoscere

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Tree60 – Night Tunes Collection

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Sotto il nome di Tree60 si nasconde in realtà Stefano D’Incecco, dj e beatmaker pescarese emigrato nella splendente Barcellona. Nonostante il titolo ci possa trarrein inganno, Night Tunes Collection non è in alcun modo riconducibile a una raccolta o a un Greatest Hits. Questo disco è un insieme di progetti irrealizzati, bozze completate nelle insonni notti spagnole di Stefano. Sono accenni creati tra il 2003 e il 2013, quando insieme all’amico fidato Fabrizio Tropeano portavano avanti il duo MUI, che svariava concretamente tra musica etnica ed elettronica. Ricapitolando, questo disco è il frutto di una scrupolosa scrematura ad opera dell’artista, che ha deciso di lavorare e portare a compimento dieci beat, con l’accorata collaborazione di diversi musicisti venuti a contatto con il talento di Tree60.

Le sperimentazioni Ambient di “6Rhodes”, con quei suoni liquefatti, mi risultano ostiche, sconclusionate. Idem per la successiva “Urbass”, dove regna ancora un costante piattume di fondo. “Tance” potrebbe segnalare la svolta con l’introduzione d’interessanti percussioni, ma dopo un po’ lo schema si ripetee ci si omologa alle tracce precedenti. La fusione tra Jazz e Dub di “Lazy Saturday Afternoon” è già più godibile, ma è pur sempre un episodio isolato, come scoprirò continuando l’ascolto. Neanche più la novità rappresentata dai ritmi latini di “Mevo Latin” mi cattura, non riesco ad auto-coinvolgermi. Persino la voce di Antonio Vitale (a.k.a. Jester at Work), solitamente avvolgente e disciplinata, mi appare fredda e distante. E così anche “Desert Fashion” viene accantonata in compagnia delle altre canzoni. Non mi resta, quindi, che la curiosità di chi ha cominciato la visione di un film non nelle sue corde e ormai, per inerzia, vuole andare fino in fondo per vederne il finale. Un film che sinceramente mi sarei volentieri risparmiato.

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