L’universo sonoro dell’artista nato a Istanbul è fatto di BPM che viaggiano tra le onde di un mare mosso, sotto l’occhio imperscrutabile di un tramonto invernale.
Vivisezione del dolore, valvola di sfogo o evitabile divertissement? Il debutto solista di Alan Sparhawk è un disco unico nel suo genere, il ritorno di un’arte che vuole soddisfare solo il proprio creatore.
Il ritorno del produttore londinese coincide con un album estremamente personale e universale, che rimarrà tra le pietre miliari della musica elettronica.
Il producer di Manchester torna a farci ballare con il suo album più intimo e sontuoso, che racchiude al suo interno tutte le sonorità sperimentate nei lavori precedenti.
La capacità di plasmare noise e industrial dentro delle suite meditative raggiunge il suo apex climatico facendo deflagrare la pericolosità allarmante in un vuoto cosmico che si atrofizza e contorce.